Dopo 44 anni dall’ultima volta, una scultura di Umberto Boccioni torna sul mercato. Accadrà l’11 novembre prossimo a New York, quando Christie’s offrirà in vendita uno degli esemplari di Forme uniche della continuità dello spazio durante la sua Impressionist and Modern Art Evening Sale. L’opera, ideata nel 1913 e fusa nel 1972, è valutata dagli esperti della casa d’aste tra i 3.800.000 e i 4.500.000 $.
Forme uniche della continuità dello spazio è un’icona del modernismo e rappresenta non solo il culmine della scultura pionieristica dell’artista, ma funge anche da potente incarnazione visiva degli obiettivi artistici iconoclastici e rivoluzionari dei Futuristi. Efficacemente sintetizzati proprio da Boccioni nel Manifesto Tecnico della Scultura Futurista del’11 aprile 1912.
«Noi dobbiamo partire dal nucleo centrale dell’oggetto che si vuol creare, per scoprire le nuove leggi, cioè le nuove forme che lo legano invisibilmente ma matematicamente all’infinito plastico apparente e all’infinito plastico interiore. La nuova plastica sarà dunque la traduzione nel gesso, nel bronzo, nel vetro, nel legno e in qualsiasi altra materia, dei piani atmosferici che legano e intersecano le cose». Così si legge in un passaggio di quel suo proclama; parole che paiono quasi l’ekphrasis di Forme uniche della continuità dello spazio.
Il gesso originale da cui è ricavata la scultura – una volta proprietà di Filippo Tommaso Marietti – è oggi conservato al Museu de Arte Contemporanea Universidade de São Paulo. Assieme a quello di Sviluppo di una bottiglia nello spazio (1912), conservato nello stesso museo, è uno dei pochissimi sopravvissuti.
Di Forme uniche, come si legge anche nel comunicato della casa d’aste, esistono più fusioni, la prima è datata 1931 e fu esposta nel 1933 al castello sforzesco di Milano in occasione della mostra commemorativa di Boccioni. Era di proprietà di Filippo Tommaso Marinetti.
Come ricordano Zeno Birolli e Marina Pugliese nel loro intervento al Seminário Internacional de Conservação de Escultura Moderna organizzato nel 2012 dal museo brasiliano, a «seguito del trionfo della mostra e delle onoranze nazionali dedicate a Boccioni, Marinetti decide di cedere al Comune di Milano il bronzo, da lui indicato nei documenti come Linea unica della continuità nello spazio al prezzo di fusione ovvero 8000 lire», confermando in una lettera, peraltro, che della scultura ne sarebbero dovute esistere solo 4 esemplari destinati a Milano, a Roma, a Reggio Calabria (la città di Boccioni) e una alla propria collezione. Quella di Milano, conservata al Museo del Novecento, fu pagata, alla ditta che la realizzò, 2300 lire.
Tralasciando i commenti sulla discrepanza evidente tra i costi reali di fusione e il prezzo proposto al Comune di Milano da Marinetti, secondo alcuni documenti citati sempre da Birolli e Pugliese, nel 1934 vengono realizzate altre due traduzioni, una delle quali acquistata dal Moma nel 1948. Risalgono al 1949, invece, altri due esemplari fatti realizzare da Benedetta Marinetti. Uno venduto ai Winston Malbin (ora al Metropolitan ma con data 1931) e uno per Paolo Marinotti da cui la Galleria La Medusa fece eseguire nel 1972 altre 8 copie in bronzo, tra cui quella acquistata dal gallerista Sidney Janis.
La scultura proposta in asta da Christie’s è proprio una di queste: l’esemplare n. 4 per essere più precisi. Altri 6 pezzi della serie (numerata), sono oggi conservati in varie istituzioni pubbliche tra le quali: The Israel Museum, Jerusalem; New Orleans Museum of Art; Städtische Kunsthalle, Mannheim; Kröller-Müller Museum, Otterlo; Tehran Museum of Contemporary Art; e Hakone Open-Air Museum, Ninotaira.
Nel 1952 il gesso viene ceduto a Francisco Matarazzo che l’anno dopo lo dona al Museo di São Paulo dove viene nuovamente tradotto in bronzo, nel 1960. Ancora, nel 1972 la Tate fa eseguire un ulteriore bronzo dal solito gesso.