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Picasso (surrealista?) in asta da Christie’s

del

Il prossimo primo marzo, da Christie’s a Londra e Shangai, sarà messa all’asta La fenêtre ouverte, un dipinto di Picasso datato 1929.

Il dipinto, che parte da una base d’asta di 14-24 milioni di sterline, fu in origine di proprietà di Paul Rosenberg. Negli anni sessanta passò poi di mano, fino ad arrivare nel 1970 alla galleria Beyler di Basel, ultimo proprietario.

Secondo gli esperti (fonte Rainews) Picasso è uno degli artisti su cui al momento si investe di più, seguito in classifica da Andy Warhol, Mark Rothko, Leonardo Da Vinci (terzo nella hot parade dei più costosi già per il solo Salvator Mundi) e infine Monet.

Ma perché Picasso? Ha un attualità nel contesto contemporaneo? Quest’opera in particolare, è evidentemente storicizzata, anzi storica. Eppure c’è qualcosa in essa che colpisce anche gli occhi di chi è più avvezzo al contemporaneo.

La fenêtre ouverte è, infatti, un quadro molto particolare. A parte gli accenti vagamente surrealisti, decisamente rari nella produzione di Picasso, l’opera ha un aspetto e una storia affascinante.

Rappresenta l’appartamento dove Picasso e Marie-Thérèse Walter avevano il loro rifugio segreto, da amanti, a Parigi sulla Rive Gauche. La finestra aperta mostra, infatti, la vista sulla chiesa di Sainte – Clotilde, con le sue guglie molto riconoscibili.

Marie-Thérèse è rappresentata come un busto di gesso, Picasso stesso soltanto attraverso due piedi, che vanno nelle due opposte direzioni. Le figure sono tracciate con decisione, ma restano bianche. Dove ci sono, i colori però sono nettissimi. Sono colori primari: giallo, rosso, ciano. Più un verde scuro, anch’esso molto netto. Un solo oggetto arancione posto nel centro della composizione ha toni sfumati e arrotondati, come fosse il solo messo un po’ più a fuoco dallo sguardo.

Ovunque i volumi sono marcati e plastici, e paiono disegnare un ritmo, accompagnando gli occhi del fruitore tutto intorno allo spazio e alle figure.

La componente narrativa si fa dunque evidente, anche se la protagonista è sempre la finestra che appunto è, come recita il titolo, aperta. Si disegna così il rapporto tra uno spazio interno ed uno esterno. Tracciando il mondo fuori dall’appartamento, la finestra indica per contrasto anche l’intimità dell’interno, l’aspetto segreto e clandestino dell’incontro amoroso non ufficiale che vi si svolge.

Sarà che dopo i tanti mesi di confinamento, lo spazio interno, limitato, con la finestra aperta sulla città, appare fatalmente familiare; o sarà che il senso della segretezza, della clandestinità accentua il tono narrativo della composizione, ed inserisce così un elemento temporale che intriga, ma questo quadro ha un fascino particolare. Racconta una storia, è vero, ma è come se al racconto qualcuno avesse intenzionalmente rubato la punteggiatura, poiché tutto ciò che lo compone è lasciato alla nostra interpretazione e lettura.

In modo analogo, il gioco di volumi e colori ha qualcosa di musicale, che ci attira senza che ne sappiamo, né forse vogliamo, spiegare il concetto.

Maria Cristina Strati
Maria Cristina Strati
Maria Cristina Strati vive e lavora a Torino. Studiosa indipendente di filosofia, è critica e curatrice di arte contemporanea, nonché autrice di libri, saggi e racconti. Convinta che davvero l’arte sia tutta contemporanea, si interessa al rapporto tra arte, filosofia e quelli che una volta si chiamavano cultural studies, con una particolare attenzione alla fotografia.

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