Non tutti lo sanno, ma la più vasta collezione al mondo di opere di Piero Manzoni non si trova in Italia, bensì in Danimarca, più precisamente al Museo di Arte contemporanea di Herning (HEART). Proprio Herning fu, infatti, una località chiave per l’artista concettuale cremonese, prematuramente scomparso nel 1963 a soli trent’anni. A Herning risiedette nel 1960 e nel 1961 e qui creò la sua famosa “Linea” di 7200 metri, utilizzando i materiali messi a disposizione dalla fabbrica di camicie di Aage Damgaard. A capo della fabbrica tessile e successivamente direttore di una catena di ristoranti, Damgaard (1917-1991) fu un imprenditore-mecenate in contatto con numerosi artisti che, negli anni, furono invitati a esprimere il proprio estro creativo proprio utilizzando gli spazi e i materiali dello stabilimento, in piena autonomia. Fra di loro anche Manzoni, che sfruttò questa opportunità nel corso di due residenze, durante le quali creò alcune tra le sue opere più significative.
La seconda città danese chiave per Manzoni fu Copenhagen. Qui presso la Galerie Kopke nel 1960 Manzoni espose i suoi “Corpi d’Aria”, palloncini gonfiati con il suo fiato, la sua “Linea” tracciata su carta arrotolata e riposta in contenitori sigillati; le “Uova scultura”, uova sode con l’impronta digitale dell’artista impressa sul guscio; e la serie degli “Achrome”, superfici acromatiche in materiali diversi, prive di colore ovvero di associazioni di pensiero e di significati. Punti di vista neutri sul reale.
E proprio uno dei pezzi “danesi” di Manzoni, un’opera inedita della serie “Achrome”, sarà battuta all’asta proprio a Copenhagen il prossimo 5 dicembre da Bruun Rasmussen Actioneers of Fine Art. Appartenuto a un assistente di galleria della Galerie Kopke di Copenhagen, si tratta di un pezzo del 1961 che ad oggi non è mai stato sul mercato, né tanto meno esposto al pubblico. Con doppia firma e data sul retro “Piero Manzoni ’61”, è un lavoro in fibra naturale montata su una tavola di legno rivestita in tessuto, che misura 27 x 22 cm. Nel 1989 il pezzo fu mostrato a Freddy Battino della Galleria Blu di Milano e inventariato in occasione della compilazione del catalogo ragionato delle opere di Manzoni.
Per saperne di più su questo Achrome inedito abbiamo posto alcune domande a Niels Boe-Hauggaard, Specialista di arte moderna e contemporanea del Dipartimento di Arte Moderna per Bruun Rasmussen Auctioneers of Fine Art, dove l’opera sarà battura all’asta.
Margherita Zanoletti: Può parlarci del rapporto tra arte e produzione industriale nell’opera di Manzoni, soprattutto nella creazione di Achrome?
Niels Boe-Hauggaard: «Purtroppo non è documentato nulla di particolare riguardo a questo rapporto – ad eccezione delle opere stesse – ma, quando Manzoni risiede e lavora presso la fabbrica di camicie inglesi di Herning, il titolare dell’azienda e patrono dell’artista Aage Damgaard gli dà la piena libertà di utilizzare tutto il materiale disponibile in fabbrica, quindi l’ispirazione diretta e il materiale utilizzato nelle opere probabilmente arrivano dalla fabbrica. Il legame tra Damgaard e Manzoni è nato grazie all’artista danese Poul Gadegaard (1920-1992), che dall’inizio degli anni Cinquanta è impiegato in fabbrica per eseguire una decorazione murale».
M.Z.: Quando è stata l’ultima volta che un’opera inedita di Manzoni è stata messa all’asta?
N.B-H.: «Non so rispondere in modo specifico, ma certamente la provenienza di questo pezzo è fuori dall’ordinario. L’opera è inclusa nel catalogo raisonné del 1989 e figura nella stessa collezione privata fino a oggi».
M.Z.: Potrebbe dirci di più sull’esperienza di Manzoni a Copenaghen nel 1960? Qual è stata al tempo la ricezione dell’artista milanese? E chi comprò gli altri pezzi in mostra nel 1960?
N.B-H.: «La Galerie Köpcke era una piccola galleria nota per la sua linea sperimentale e non commerciale, quindi i suoi visitatori sarebbero stati sicuramente disposti ad aspettarsi “qualcosa di inesprimibile”. La mostra del giugno 1960 fu annunciata su giornali e riviste e recensita dal quotidiano danese Politiken il 21 giugno. I toni della recensione non esprimono certo coinvolgimento, ma una certa competenza in materia e, in una qualche misura, perfino apprezzamento: “Nell’invito all’esposizione del milanese Piero Manzoni, sono citati sculture aeree, nove Linee e quadri. Visitando la Galerie Köpcke, constaterete che le sculture menzionate sono palloni bianchi in un materiale informe che poggiano su un leggero treppiede metallico. Difficilmente impressioneranno lo spettatore più dei palloncini che i meteorologi fan salire in quota equipaggiati con strumenti di misurazione – del resto non si vede che i palloncini sono stati gonfiati da un artista. Le cosiddette Linee corrispondono al loro titolo. Ci sono linee dipinte col pennello su carte di diverse misure e, purtroppo, non sono sensibili come l’ago sismografico. I quadri sono in tessuto bianco, squadrato con cuciture così spesse che luce e ombra giocano sulle giunture”. Altre opere di Manzoni furono acquistate da collezionisti privati danesi e, naturalmente, la collezione ampia e rappresentativa del Museo di Herning è dovuta al rapporto di collaborazione tra Piero Manzoni e Aage Damgaard».
[infobox maintitle=”Per i collezionisti” subtitle=”Stimato fra i 200 e i 270 mila euro, Achrome (1961) sarà esposto presso la galleria 12 Druot di Parigi il 21-22 settembre, e alla galleria Shapero Modern di Londra tra il 5 e l’8 novembre prossimi. A ridosso dell’asta, tra il 23 e il 27 novembre, Rasmussen offrirà una presentazione del pezzo in anteprima.” bg=”gray” color=”black” opacity=”off” space=”30″ link=”no link”]