Chi temeva per la sua scomparsa si sbagliava. Step09, innovativa fiera nata nel 2009 con l’intento di rispondere all’esigenza di costruire una piattaforma dedicata all’arte contemporanea capace di collegare il mercato alle mostre, alle performance e ad eventi speciali, torna dal 22 al 24 febbraio prossimo e, ancora una volta, in una location d’eccezione: la prestigiosa Fabbrica del Vapore in via Procaccini 4 a Milano. Qui, nei suggestivi ambienti della Cattedrale, troveranno spazio 30 gallerie provenienti da tutto il territorio italiano e dall’estero, selezionate da un team guidato dal nuovo direttore artistico della manifestazione: Valerio Dehò, critico d’arte tra i più apprezzati del momento e direttore di Kunst Merano.
Ad urne elettorali ancora aperte la quarta edizione di Step09, la prima a contare sul patrocinio dell’amministrazione comunale e per questo ad ingresso gratuito, guarda alle tematiche ambientali e all’Expo2015 e si inserisce in un panorama sempre più ricco di manifestazioni legate all’arte contemporanea, posizionandosi come fiera orientata alle gallerie giovani o a quelle realtà sperimentali che oggi gravitano al confine del mercato dell’arte più consolidato.
Un format riuscito, come confermano i 20mila visitatori in tre edizioni, grazie ad una formula che, pur non dimenticando l’aspetto commerciale dell’evento, non lo pone in primo piano, preferendo scommettere sull’offerta di un modo nuovo di avvicinarsi all’arte contemporanea da proporre ad appassionati, collezionisti ed operatori del settore. Caratteristica, questa, che nella quarta edizione sarà ancora più marcata, come ha spiegato a Collezione da Tiffany, Valerio Dehò.
Nicola Maggi: Step09 si configura come una fiera atipica in un panorama talvolta fin troppo ripetitivo. Su cosa avete puntato in questa quarta edizione?
Valerio Dehò: «Beh, abbiamo dato molto più spazio alle esposizioni, alla parte non strettamente fieristico-commerciale: accanto agli stand avremo una serie di mostre, una per ogni artista o collettive di massimo tre artisti, sempre collegate ad opere segnalate dalle gallerie presenti ma che ho inserito in un progetto curatoriale che guarda ai temi dell’ambiente e dell’ecosostenibilità che poi sono quelli del 2015 a Milano. E questo era uno dei desiderata dell’amministrazione comunale che ci ha dato la Fabbrica del Vapore».
N.M.: Un’edizione, quindi, che fa da ponte all’Expo…
V.D.: «Sì, l’idea sarebbe quella di creare una sorta di collaborazione per cui questo evento, negli anni, si caratterizza portando un contributo creativo e artistico ai temi dell’expo del 2015».
N.M.: Tra i focus che saranno presenti in questa edizione ce ne sarà uno dedicato alla video arte. Che cosa troveranno i visitatori, i collezionisti, in questa sezione?
V.D.: «Troveranno una serie di video dove il tema ambientale viene guardato da posizioni diverse: da quella più astratto-lirica a quella in chiave più polemica e socio-politica. Come nel lavoro di Laurina Paperina che presenta il video Sheep Man incentrato su un personaggio che si diverte a sporcare il mondo».
N.M.: Per quanto atipica, Step09 fa parte di un fenomeno sempre più diffuso anche in Italia, quello delle piccole fiere d’arte, spesso abbinate a grandi appuntamenti fieristici. Come stanno aiutando questi eventi il mercato dell’arte contemporanea in Italia e, più che altro, la diffusione della cultura del contemporaneo nel nostro paese?
V.D.: «Credo che servano a molto, che la fiera piccola, contenuta, da tutti i punti di vista, sia come partecipazione che come costi complessivi, sia un fattore per aumentare la diffusione e la penetrazione dell’arte fra la gente. La fa diventare qualcosa di semplice e di facilmente approcciabile. E quindi, secondo me, il fatto che si facciano e che siano appuntamenti che non hanno soluzione di continuità durante l’anno, risponde ad esigenze precise. In primo luogo a quelle che nascono dal fatto che la galleria, come luogo di esposizione, è totalmente in crisi. Nel senso che non è in crisi il gallerista come colui che fa cultura e vende ma è in crisi proprio il luogo».
N.M.: Una crisi determinata solo dalla congiuntura economica o è proprio una cultura che si è persa?
V.D: «Assolutamente una cultura che si è persa. All’inizio pensavamo tutti che fosse una situazione legata alla crisi. Invece non è solo una questione che non ci sono soldi e quindi si spende meno. Il fatto è che, culturalmente, la galleria è un luogo che, al di là della vernice, non è più frequentato. Una volta, invece, le gallerie erano dei luoghi dove si parlava, si faceva, si leggeva. Erano luoghi che avevano un senso anche al di là del puro e semplice aspetto commerciale».
N.M.: In una recente indagine condotta da ISPO è emerso, ancora una volta, che la maggioranza degli italiani, anche se con alti consumi culturali, si avvicinano con difficoltà all’arte contemporanea perché, principalmente, non la capiscono. Che cosa manca in Italia per una corretta promozione dell’arte di oggi?
V.D.: «Beh… è una domanda complicata, mica scherzi… Per essere semplici, intanto mancano le strutture per il contemporaneo, ce ne sono poche. E questo è già un fatto: il museo d’arte contemporanea è qualcosa di distante, di lontano. Noi abbiamo 25 musei d’arte contemporanea in Italia; in Germania sono oltre 500; in Francia 400. I numeri qualche senso ce l’hanno… »
N.M: …certo…
V.D.: «…E poi, devo dire, che ci manca una scuola che ci dia le basi. Nella nostra scuola l’arte si dovrebbe studiare sempre, a tutti i livelli, perché, come dire, è il nostro liquido amniotico. E questo mi sembra che non avvenga. Tutto sommato mi sembra ci sia un problema di sistema ma abbiamo anche il problema che, obbiettivamente, per la gente il contemporaneo è molto distante».
Per l’elenco delle gallerie e degli artisti presenti: www.step09.com
ALCUNE DELLE OPERE CHE SARANNO PRESENTI IN “CATTEDRALE”
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