Incastonato tra verdi campagne e rilievi montuosi, ai confini col Lazio, sorge Pereto, la porta d’Abruzzo. Qui, dal 16 luglio torna Straperetana, la manifestazione artistica ideata da Paola Capata e Delfo Durante alla sua sesta edizione. Tante le novità, a partire dal format, come hanno spiegato gli stessi organizzatori.
“Quest’anno – spiegano, infatti, Capata e Durante – Straperetana si presenta sotto una nuova veste. Dopo cinque edizioni caratterizzate dall’organizzazione di una mostra disseminata in tutto il borgo, per il 2022 abbiamo pensato a un’esposizione più circoscritta, ma non meno ambiziosa“.
“Il nostro focus è sempre sull’arte contemporanea – aggiungono – ma ci piace l’idea che, al di là della parte espositiva, possano crearsi momenti di incontro e approfondimento, in grado di diversificare la proposta culturale della manifestazione e offrire occasioni per tornare a visitare il borgo di Pereto”.
Sede principale della rassegna sarà Palazzo Maccafani, nel punto più alto di Pereto. L’edificio storico, già in passato sede del progetto, ospiterà la collettiva L’abaco rovesciato, a cura di Saverio Verini e co-creata assieme agli artisti Riccardo Baruzzi, Margherita Moscardini, Alek O., Cesare Pietroiusti a Namsal Siedlecki.
A ognuno di loro, infatti, è stato chiesto dal curatore di individuare un artista che riconoscono come riferimento, modello o figura seminale nel proprio percorso. Creando così dei dialoghi intergenerazionali – da sempre elemento caratterizzante di Straperetana – a ciascuno dei quali è dedicata una delle cinque stanze di Palazzo Maccafani.
Le risposte sono state sorprendenti: c’è chi ha scelto nomi più affermati e chi ha coinvolto dei veri e propri outsider, altri ancora hanno optato per dei coetanei, mettendo in discussione e – come suggerisce anche il titolo dell’esposizione – ribaltando il concetto stesso di “maestro”. Una questione chiave, quella che la mostra intende affrontare, capace di offrire spunti di riflessione e risvolti imprevisti sull’importanza delle influenze nei processi di creazione artisca.
Riccardo Baruzzi ha scelto di presentare il proprio lavoro in dialogo con il fotografo Marcello Galvani. Alcune opere della serie dei Giunchi e degli Spaventapasseri, realizzate da Baruzzi per l’occasione, saranno affiancate da un gruppo di scatti di Galvani, raccolti nel libro Dipaloinfrasca (ed.Lugo Land, 2015): gli interventi di Baruzzi, sospesi nello spazio, e le immagini a parete di Galvani trovano una comune fonte d’ispirazione nel loro paesaggio d’origine (la provincia di Ravenna e in particolare le aree rurali attorno alla città).
Un paesaggio fatto di elementi vegetali e tracce umane che si incontrano (talvolta fondendosi) e che per entrambi rappresenta uno stimolo inesauribile, sulla scorta della “lezione” di Guido Guidi, con il quale Baruzzi e Galvani si sono formaneti gli anni dell’Accademia.
L’argentino Alek O. ha invitato il connazionale Diego Bianchi, tra i più importanti autori argentini della sua generazione. I due artisti proporranno un dialogo a partire da elementi scultorei di piccolo e medio formato, contraddisnto da un approccio ironico, ludico, paradossale.
Le opere di Alek O. sono caratterizzate dall’utilizzo di materiali di origine industriale che vengono di volta in volta assemblati sfruttandone la modularità; è così che, attraverso la capacità compositiva dell’artista – che ne ribalta l’iniziale destinazione d’uso –, piastrelle e maioliche impiegate nell’edilizia assumono la forma di sculture preziose e metafisiche; o, ancora, delle plafoniere poggiate a terra diventano dei corpi luminosi, misteriosi e attraenti.
Un’attudine analoga si riscontra anche nelle opere di Bianchi: frutto di assemblaggi imprevedibili e giocosi, gli interventi dell’artista partono dall’utilizzo di elementi naturali (frutta e verdura) e artificiali (piccoli marchingegni autoprodotti), che vanno a comporre una popolazione ibrida fatta di incontri imprevisti, incroci incongruenti e incidenti di percorso.
Cesare Pietroiusti ha deciso di chiamare in causa uno dei “padri” dell’arte concettuale italiana, Piero Manzoni. L’intervento di Pietroiusti ruota attorno a una delle opere più iconiche di Manzoni: il celebre Socle du Monde, presente in mostra attraverso una riproduzione fotografica, di proprietà dello stesso Pietroiusti, realizzata dall’olandese Henk Peeters, a sua volta artista e amico di Manzoni.
Il dialogo tra i due artisti avviene seguendo un approccio decisamente concettuale: a fianco della riproduzione fotografica del Socle du Monde, sarà infatti presentato un testo-omaggio scritto da Pietroiusti proprio a proposito dell’opera manzoniana, pubblicato originariamente sulla Rivista di Psicologia dell’Arte nel 1981. Dello stesso testo, di cui è esposto l’originale, saranno inoltre messe a disposizione delle copie anastatiche, che i visitatori potranno consultare e prendere liberamente.
Namsal Siedlecki ha coinvolto l’olandese Sofia Bentinck e la statunitense Joan Hudson. Entrambe artiste “amatoriali”, Bentinck e Hudson sono le nonne di Siedlecki; ed è anche grazie a loro che l’artista ha deciso di intraprendere un percorso legato alla creazione di immagini. Fin da piccolo, infatti, Siedlecki è cresciuto circondato dalle creazioni delle nonne: in questo senso, la scelta dell’artista si configura come un omaggio alle proprie origini e all’importanza degli stimoli ricevuti nei primi anni di vita.
Nello spazio esposivo, decine di diaposive di Hudson e una serie di sculture figurative di Bentinck (da cui Siedlecki ha tratto quattro copie in bronzo) sono messe in relazione a delle opere sottoposte a un processo di pietrificazione realizzate da Siedlecki negli ulmi anni, proponendo una riflessione sulla sovrapposizione temporale e sul legame affettivo con certe immagini.
L’ultimo dialogo in ordine di apparizione è quello tra Margherita Moscardini e Bas Jan Ader. Moscardini ha pensato di presentare Inhabiting without belonging, opera che riflette l’interesse dell’artista per il concetto di “appartenenza” e, in particolare, per un’altra idea di cittadinanza.
La grande scritta in bronzo – che richiama la questione di una parte di terra non sottoposta ad alcuna sovranità come l’Alto Mare – trova una corrispondenza con la proiezione di un breve video che mostra Bas Jan Ader in procinto di salpare con una piccola barca a vela per la traversata oceanica da Cape Cod (Stati Uniti) verso l’Inghilterra, nel tentativo di realizzare il proprio viaggio-performance In search of the miraculous. L’artista olandese scomparve in mare, non lasciando più tracce di sé.
Pur nella differenza formale, i lavori di Margherita Moscardini e Bas Jan Ader sono attraversati da una carica utopica, epica e insieme tragica.
Altra cifra del progetto è l’attenzione dedicata al territorio abruzzese e alla sua scena artistica. In continuità con le precedenti edizioni, l’artista Matteo Fato ha selezionato due autrici di generazioni differenti, Lea Contestabile e Daniela d’Arielli, che realizzeranno degli interventi inediti per le vie del borgo.
Le installazioni troveranno spazio nello spazio pubblico di Pereto, dialogando con il contesto e restando visibili per tutta la durata della rassegna.
Infine, il programma di iniziative collaterali vede la partecipazione degli studiosi Gianni e Giuseppe Garrera, protagonisti domenica 31 luglio di una conferenza che riprenderà ed estenderà i temi della mostra a Palazzo Maccafani. Tra l’8 e il 12 agosto saranno organizzate delle attività didattiche rivolte ai bambini di Pereto, in collaborazione con la Proloco. Domenica 28 agosto, infine, sarà presentato il catalogo che ripercorre le prime cinque edizioni di Straperetana.