A New York un’asta interamente dedicata all’arte italiana moderna e contemporanea non si era mai vista. Storicamente, d’altronde, le Italian Sale sono da sempre una faccenda tutta londinese… almeno fino ad oggi. Il 13 maggio prossimo, infatti, da Phillips de Pury si terrà la prima asta italiana mai organizzata da una grande casa d’aste di New York: The Great Wonderful: 100 Years of Italian Art. Curata da Francesco Bonami, questo appuntamento inedito per la Grande Mela porta negli States uno spaccato dell’arte italiana degli ultimi 100 anni, offrendo in vendita, nella sale room di Park Avenue, un catalogo di 64 opere realizzate sia da artisti di fama internazionale che da nomi attualmente meno familiari ad un pubblico internazionale di collezionisti, con un aspettativa di 20.7 – 28.2 milioni di dollari. Un’asta, come spiega Bonami, che punta «a mostrare la profondità e la diversità dell’arte italiana dell’ultimo secolo». «Normalmente concentrati su un determinato gruppo di nomi, il mercato e i collezionisti raramente hanno avuto l’opportunità di ammirare gli altri artisti italiani più influenti – prosegue il curatore -. The Great Wonderful vuole sottolineare il fatto che l’arte italiana è un territorio che è stato spesso trascurato e che il crescente interesse degli ultimi anni ha scoperto solo la punta di un’iceberg di un mondo ancora tutto da scoprire. E la cosa che ci ha colpito di più mettendo insieme questo evento è stata la costante sensazione di urgenza e freschezza di ogni opera selezionata». Questa vendita rappresenta, così, una vera e propria approvazione collettiva, da parte del mercato, per l’arte italiana e mira ad andare oltre il mero dato economico, per rinforzare la vera, e spesso trascurata, potenza degli artisti italiani nel panorama internazionale.
Oltre Fontana: 100 anni di arte italiana in asta
Basta dare una rapida occhiata al catalogo, per capire che The Great Wonderful non è la solita asta di arte italiana. Certo, non mancano Fontana, Manzoni, Simeti, Boetti, Burri, Scheggi e neanche Cattelan, ma la parte del leone qui la fanno artisti che nella aste statunitensi non si erano mai visti. Si pensi a Domenico Gnoli, presente in catalogo con Shirt Collar Size 14 ½ (stima: 7-9 milioni), opera in cui l’artista riesce a scoprire un elemento fresco e originale del mezzo pittorico, con una dimensione scultorea simile alla perfezione dell’artista barocco Lorenzo Bernini.
E che dire di Giuseppe Penone il cui lavoro è multiforme e misterioso come il mondo naturale da cui trae il suo genio. Dal 1969 Penone è stata una delle figure più importanti del movimento dell’Arte Povera, che ha sottolineato una rottura fondamentale con i tradizionali mezzi artistici. Nella asta di Phillips, l’artista è presente con Idee di pietra del 2003-07 (stima: 1.5-2.5 milioni $) in cui l’albero, come la figura umana, cresce in verticale con le braccia estese e un’alta corona, ma invece di camminare liberamente rimane radicato alla terra.
C’è poi Giacomo Manzù che con la sua opera è stata in grado di trasformare una figura antica, come quella di un cardinale della Chiesa cattolica, in una figura astratta, enigmaticamente contemporanea. Cardinali e papi sono sempre stati i soggetti ritratti dei più famosi artisti del Rinascimento e del Barocco e oltre, ma Manzù guarda queste figure, questi personaggi, da un punto di vista futuristico, come “alieni” che risiedono fra il regno dei mortali. Di lui è inserita in catalogo la scultura Cardinale in piedi, del 1958-60 (stima: 400-600 mila $).
Scorrendo ancora il catalogo, ci imbattiamo in Fausto Melotti, sempre presente nelle aste milanesi di Christie’s e Sotheby’s, ma quasi sconosciuto sul mercato americano. Melotti ha dato una forma scultorea all’invisibilità e alla levità della poesia e a New York arriva con La Pioggia del 1966 (stima: 700-900 mila $), una delle più grandi sculture realizzate dall’artista.
Ma nella selezione curata da Francesco Bonami non mancano nomi come Gianfranco Baruchello, Fabio Mauri, Enrico Baj, Gianni Piacentino . cui è dedicata proprio in questi giorni un’interessante personale a Londra -, Bruno Munari, Valerio Adami, Ettore Spalletti, Lorenzo Viani e tanti altri, compresi alcuni giovanissimi come: Elisa Sighicelli (n. 1968), Francesco Vezzoli (n. 1971) o Giuseppe Gabellone (n. 1973). Difficile, ovviamente, fare previsioni, ma sicuramente – come ha commentato lo stesso Bonami – «Ciò che rende The Great Wonderful una sfida interessante e un esperimento, è l’occasione di far luce sulla subliminale influenza che l’arte italiana ha avuto e ha ancora sull’ultima generazione di artisti contemporanei».