Ancora due settimane all’inaugurazione dell’edizione 2014 della YIA Art Fair di Parigi (23-26 ottobre). Dopo aver intervistato il suo fondatore, Romain Tichit, non potevamo certo trascurare il progetto Tropical, vero e proprio cuore made in Italy dell’appuntamento parigino realizzato dalla galleria torinese CO2, una delle realtà italiane che, negli ultimi anni, si sta muovendo meglio sul mercato, mettendo in atto tutti gli strumenti più idonei per far crescere gli artisti con cui lavora. Ma ecco cosa ci ha raccontato del progetto Giorgio Galotti, direttore della galleria.
Nicola Maggi: A Parigi sarete registi e protagonisti di Tropical, progetto curatoriale che mette insieme gallerie emergenti e spazi no-profit. Cosa unisce i vari attori di questo progetto e cosa troveremo a Le Carreau du Temple?
Giorgio Galotti: «Tutto parte da una riflessione riguardo alle molte fiere internazionali. La fiera, per sua natura, nasce come momento commerciale, dove il metro quadrato deve corrispondere a un indotto più o meno immediato. Da questo principio spesso restano esclusi spazi che invece dimostrano qualità con programmazioni coraggiose e lungimiranti. E’ nato così un dialogo con gli organizzatori di YIA e su loro invito abbiamo sviluppato un’area che potesse racchiudere questa idea. TROPICAL è un progetto di mostra, di una galleria dentro una realtà fieristica. Non ci sono divisioni in stand proprio perchè il progetto ha un fine corale, per dare visibilità a queste realtà con le quali condivideremo una zona, seguendo alcune linee: un gruppo di gallerie che coopera per offrire una mostra ai visitatori di una fiera. In questo modo l’attenzione si sposta dal ‘cosa acquistare’ al ‘cosa si sta osservando’. Lo si è visto ad ABC, lo si vede nella nuova sezione di Artissima dedicata alla performance, dove lo scopo principale non è più ‘vendere’ ma dare attenzione a una ricerca».
N.M.: Degli 11 artisti presenti in questo spazio, ben 4 sono italiani…
G.G.: «Sono stati invitati artisti che potessero integrarsi nel progetto in base alla ricerca che portano avanti. Gli italiani a cui ti riferisci verranno proposti attraverso una realtà no profit come Cripta747 e un progetto itinerante nato con la galleria: Cocktail project. Con quest’ultimo stiamo cercando di far conoscere alcuni artisti giovani, attraverso un focus che per ogni edizione si concentra su un territorio, ed essendo questo il primo appuntamento fuori dall’Italia ci sembrava giusto presentare tre italiani».
Gli italiani di Tropical:
Ettore Favini (1974) – Nella sua opera sono centrali i temi della memoria, del tempo, del paesaggio e del rapporto con l’ambiente. I suoi primi interventi artistici si interrogano ossessivamente sulla memoria soggettiva e sul rapporto proustiano che essa instaura con gli oggetti, sul concetto di tempo, sulla percezione del sé.
Renato Leotta nasce nel 1982 a Torino, dove vive e lavora.Volta a esplorare i confini e i limiti della bidimensionalità dell’immagine, la sua ricerca artistica si serve di molteplici mezzi espressivi, spesso combinati l’uno con l’altro, spaziando dal linguaggio fotografico tradizionale al video, dalla pittura al recupero di materiali d’archivio: elementi differenti che hanno come comune incontro lo studio dell’installazione spaziale.
Gianni Politi – Nato a Roma nel 1986, la sua ricerca è strettamente connessa ad eventi autobiografici che elabora attraverso l’utilizzo del medium pittorico.
E, infine, Gianluca Concialdi, nato a Palermo nel 1981 e vincitore dell’ultima edizione del Menabrea Art Prize, premio finalizzato a valorizzare “artisti emergenti italiani non ancora rappresentati da gallerie ed espressione dei diversi linguaggi dell’arte”.