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Uno sguardo sull’arte tra passione e futuro: intervista ad Antonella Scarfone

del

Con l’avvicinarsi del periodo estivo, si inizia a tracciare un primo bilancio in merito all’andamento dell’anno. In particolare, con le giornate che si fanno più lunghe e meno frenetiche si ha più tempo per conoscere le persone che ogni giorno vivono più da vicino il mono dell’arte.

Con il presente contributo si vuole analizzare e conoscere Antonella Scarfone, una gallerista titolare di uno spazio di ampio respiro all’interno del rinascimentale Palazzo Papanti (XVI sec.) di Pisa. Un luogo sospeso nel tempo, di forte impatto che però non si impone, ma accoglie ogni stile e ogni forma d’arte che espone.

La galleria promuove artisti affermati insieme alle nuove generazioni di talenti, con un’apertura ad ogni forma di espressione dell’arte contemporanea e un focus speciale sull’arte figurativa incentrata sull’uomo.

Andrea Savino: Gentilissima Antonella: per prima cosa grazie per il tempo dedicato a Collezione da Tiffany: come è nata la tua passione per il mondo dell’arte?

Antonella Scarfone: La passione per l’arte è nata con me, nel senso più letterale del termine. L’ho ereditata da mia madre, Alba Dieni, una straordinaria artista, il cui mondo fatto di colori, emozioni e creatività ha rappresentato il mio primo universo. Sono cresciuta circondata dalle sue opere, nutrendomi della sua sensibilità e assorbendo, quasi per osmosi, la capacità di dare forma alla bellezza. In un certo senso, non ho mai avuto scelta.

Molti anni dopo la mia laurea in Scienze dei Beni Culturali, il destino mi ha offerto la possibilità di realizzare un sogno coltivato a lungo: aprire una mia galleria d’arte. Oggi, a quattro anni da quel momento, guardo con orgoglio al percorso compiuto e al lavoro che ho costruito, giorno dopo giorno, con passione e dedizione.

A.S.: Quale momento sta vivendo il mondo dell’arte contemporanea? 

A.S.: Dal punto di vista storico, l’arte contemporanea sta attraversando una fase di profonda trasformazione. Dopo decenni in cui l’avanguardia ha spinto verso l’astrazione, la sperimentazione estrema e l’annullamento della forma, oggi assistiamo a un movimento inverso, più intimo e riflessivo. Sempre più artisti, inclusi quelli che rappresento, stanno tornando a interrogarsi su ciò che l’arte ha rappresentato nei secoli: un linguaggio universale per raccontare l’uomo, il suo corpo, le sue emozioni, la sua storia. Potrei definirlo senza timore di esagerare, un nuovo umanesimo.

Questo nuovo umanesimo si manifesta soprattutto attraverso un rinnovato interesse per l’arte figurativa, ovvero quella pratica che mette al centro la figura umana, la sua rappresentazione realistica e simbolica. Lontano dall’essere un semplice esercizio nostalgico, questo ritorno al figurativo è una risposta alla disumanizzazione che spesso ha caratterizzato il mondo postmoderno, dominato dalla tecnologia, dalla virtualità e dall’effimero. L’arte torna quindi a essere carne, gesto, materia.

Parallelamente a questo recupero della figura, si assiste anche a una riscoperta delle tecniche tradizionali: l’uso sapiente della pittura a olio, l’affresco, la scultura in marmo, il disegno accademico, la doratura, il mosaico, fino alla tempera all’uovo. Tecniche che sembravano relegate ai manuali di storia dell’arte tornano oggi a vivere nelle mani di giovani artisti che scelgono consapevolmente la lentezza, la maestria e il rigore artigianale come atto rivoluzionario.

Antonella Scarfone Art Gallery

A.S.: L’intelligenza artificiale ha sempre di più invaso il mondo dell’arte: è una minaccia o un’opportunità?

A.S.: Nel dibattito odierno sull’arte contemporanea, l’intelligenza artificiale occupa un posto sempre più visibile, ma non ancora centrale. Come ho già fatto presente, oggi non stiamo assistendo a una rivoluzione artistica guidata dall’IA, quanto piuttosto a un movimento opposto: un ritorno alla materia, al corpo, alla tecnica, all’essere umano come soggetto e oggetto dell’opera d’arte. Gli artisti, nel loro sguardo profondo sul presente, sembrano rispondere all’eccesso di virtualità con un bisogno crescente di concretezza, di verità sensibile, di umanità.

Eppure, non possiamo ignorare le potenzialità dell’intelligenza artificiale, né rifiutarla in modo pregiudiziale. La storia dell’arte ci insegna che ogni nuovo strumento – dalla prospettiva rinascimentale alla fotografia, dalla stampa al video – è stato inizialmente accolto con scetticismo, per poi essere metabolizzato e trasformato dalla creatività umana in linguaggio, stile, visione.

L’IA, in questo senso, non rappresenta una minaccia, ma una possibilità. Non è un artista, né potrà mai sostituire la profondità dell’esperienza umana, la sensibilità, l’intuizione, l’empatia, l’errore creativo. Ma può diventare uno strumento intelligente al servizio dell’artista, una nuova estensione del pensiero, capace di amplificare le idee, generare connessioni inattese, esplorare nuovi territori estetici e concettuali.

A.S.: Per concludere come si possono avvicinare i giovani all’arte?

A.S.: È fondamentale renderla accessibile dal punto di vista culturale ed emotivo.

È importante ricordare alle nuove generazioni che l’arte ha da sempre rappresentato uno status symbol, ma in una dimensione più profonda rispetto a quella puramente materiale. Collezionare arte, sostenerla, viverla, significa affermare un gusto, una cultura, una visione del mondo. È un gesto che unisce il prestigio al valore umano, perché dietro ogni opera c’è un pensiero, una storia, una voce.

Restituire all’arte questa doppia valenza — simbolo di lusso e specchio dell’anima — può restituirle fascino e desiderabilità. Ma perché ciò avvenga, è necessario inserirla nei luoghi frequentati dai giovani: nei social, nelle scuole, negli spazi ibridi tra intrattenimento e cultura. Solo così l’arte potrà tornare ad essere percepita non come qualcosa di distante, ma come parte integrante del vivere quotidiano, capace di emozionare, distinguere, e soprattutto far pensare.

Andrea Savino
Andrea Savino
Andrea Savino (n.1991) è un dottore commercialista e revisore legale di Torino specializzato in diritto e fiscalità internazionale. Membro della commissione economia della cultura del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti, già presidente della commissione cultura dell'Unione Nazionale Giovani Dottori commercialisti, nonché membro della Commissione Internazionalizzazione e Fiscalità Internazionale dell’UNGDCEC - Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti e ricercatore dell’Istituto Universitario di Studi Europei (IUSE).

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