Parigi, Le Carreu du Temple. Qui, nel cuore del Marais, dal 23 ottobre prossimo si terrà la quarta edizione della Yia – Young International Artists. Nata nel 2010 da un’idea di Romain Tichit, la Yia Art Fair si è rapidamente affermata sul mercato francese, imponendosi tra gli altri eventi off in programma nei giorni della FIAC – Foire Internationale d’Art Contemporain (23-26 ottobre). Un’impresa non certo facile, in un mondo dell’arte dove nuove fiere sbocciano in continuazione, ma possibile se si ha l’intuizione giusta e se si può contare su un sistema dell’arte sinergico e collaborativo. «La Yia – spiega Tichit – è il risultato di un impegno condiviso da un gran numero di giovani galleristi e artisti che desiderano avere visibilità sul mercato internazionale dell’arte contemporanea». «Fin dall’inizio – prosegue il fondatore della fiera parigina – abbiamo lavorato per rappresentare la scena artistica emergente. La prima edizione si è tenuta alla Cartonnerie di Parigi ed erano presenti solo 15 gallerie; molte delle quali partecipavano contemporaneamente alla FIAC. Oggi, invece, siamo una fiera indipendente che rappresenta le giovani gallerie emergenti sia francesi che internazionali. Con questa quarta edizione, quindi, la vera identità della YiA verrà alla luce in maniera compiuta».
Nicola Maggi: Qual è il concept di base della Yia e quali i suoi principali punti di forza?
Romain Tichit: «Noi sosteniamo gli artisti di domani, senza preclusioni, con convivialità e con la mente aperta ad ogni pratica artistica. L’unica parola d’ordine è: qualità. Il nostro allestimento, che non prevede stand ma solo mostre personali di giovani artisti selezionati con estrema cura, è pensato per favorire una comunicazione ottimale tra le opere e creare armonia. Ma anche per garantire l’incontro e il dialogo tra i galleristi, gli artisti, i collezionisti, gli appassionati e lo staff che è presente in veste di mediatore».
N.M.: In tutto il mondo il network delle fiere si sta ampliando a dismisura. Come è stata accolta la Yia da galleristi e collezionisti?
R.T.: «E’ vero, le fiere stanno vivendo un momento di boom. Sono tante quelle che nascono in tutto il mondo e le aspettative crescono sempre di più, ma non sempre la qualità è all’altezza delle attese. I collezionisti si aspettano di trovare qualità, modernità e innovazione. E le giovani gallerie hanno bisogno di un’opportunità per essere visibili e mostrare i propri artisti al mercato globale dell’arte. Noi ci collochiamo in questo punto, dando alle gallerie l’opportunità di una via innovativa per farsi conoscere. Ci assumiamo dei rischi e creiamo sinergie tra tutti i partecipanti. Abbiamo una visione proiettata verso il futuro e lavoriamo per far emergere la scena artistica di domani».
N.M.: YiA sta per celebrare il suo quarto anniversario. Quali sono le principali novità dell’edizione 2014?
R.T.: «L’edizione di quest’anno sarà particolarmente interessante. Abbiamo un progetto curatororiale, “Tropical”, realizzato dalla galleria torinese CO2, che coinvolge una serie di giovani gallerie di Berlino, Torino, Barcellona e Londra; e una selezione di 65 gallerie che presentano una serie di ottimi artisti. In collaborazione con Marais Culture, inoltre, abbiamo un programma di eventi collaterali che vedrà un gruppo di giovani, rappresentati dalle loro gallerie, esposti in 12 tra musei e istuzioni culturali del quartiere che ci ospita, come il Musée Picasso, Les Archives Nationales o la Maison Européène de la photographie. E una serie di partnership molto interessanti, pensate per fare di YiA 2014 un evento di alta qualità con tante sorprese…»