Una foto campeggia sullo sfondo azzurrino della parete che la accoglie, sola, quasi abbandonata. Il riflesso di una finestra crea una sovrapposizione che, a tratti, rende illeggibile l’immagine che, così, si tramuta in un ricordo sfocato. Ma quella facciata sulla destra non permette errori: siamo a Siena e quella è Santa Maria Assunta. Inizia così, Purtroppo ti amo, ultima fatica del giovane fotografo toscano Federico Pacini (n. 1977) che con questo lavoro, nel 2014, si è aggiudicato una delle due segnalazioni al merito, per il miglior fotolibro dell’anno, al prestigioso Premio Hemingway.
Se è vero, come sosteneva Lord Byron, che “Il ricordo della felicità non è più felicità, il ricordo del dolore è ancora dolore”, la Siena di Pacini è l’incarnazione stessa di questa massima. Purtroppo ti amo indaga il rapporto tra l’autore e la sua città, di cui ci consegna un racconto per immagini doloroso e affettuoso assieme, in cui lo sguardo non si ferma sui monumenti gloriosi che ogni anno attirano milioni di turisti, ma su quelle tracce che solo l’abitante vede e che qui si trasformano in simulacri di una deriva che forse aleggiava nell’aria da tempo, ma che le vicende della Banca Monte dei Paschi hanno svelato facendo di Siena un moderno vaso di Pandora.
Ritratta senza enfasi o ironia, la Siena di Pacini si compone di passo in passo, tra le fermate degli autobus pubblici e i luoghi bui della città, tra le insegne rotte e le vetrine fuori dal tempo, senza mai cadere nella retorica o nella denuncia, ma lasciando che il silenzio parli e ci faccia riflettere. Sì, perché quelle immagini dal sapore quasi pasoliniano, in fondo, potrebbero essere state scattate in ogni nostra città, appena fuori dai salotti buoni che accolgono il turista. In quei non luoghi che ci accolgono quotidianamente, lasciando trasparire la sofferenza di questo nostro malconcio Paese.
Lirico e politico allo stesso tempo, Purtroppo ti amo è un fotolibro in cui, come scrive Burk Uzzle nella sua introduzione, “è la qualità dell’attenzione che dà importanza al soggetto”. Una qualità che ritroviamo in ogni scatto, mai banale o costruito, in cui l’artista ci offre un’intima rappresentazione della periferia italiana, coi suoi accumuli, le sue icone laiche, la sua fede un po’ pacchiana e le sue incongruenze stilistiche. Ma anche con quei luoghi d’affezione e quel senso di comunità che, alla fine, ci fanno dire, appunto, “purtroppo ti amo”.
Grazie ad un approccio rigoroso, le cui radici affondano in quella tradizione che dalla straight photography arriva alla street photography e che è caratterizzata dalla convinzione che qualunque cosa in grado di alterare la fotografia rende automaticamente meno puro lo scatto e, quindi, meno vero, l’opera di Federico Pacini è, allo stesso tempo, intima rappresentazione di un luogo e riflessione su tematiche che la globalizzazione ha riportato in primo piano: quelle relative all’appartenenza, all’identità e al far parte di una comunità. Ossia su quei legami che sono elementi fondanti della natura relazionale del rapporto tra l’essere umano e il proprio habitat. E’ così che l’attenzione, dal luogo, si sposta sull’individuo, secondo una modalità che richiama alla mente il primo Ghirri con quei suoi scatti che fermavano immagini di luoghi e persone colte nella normalità dei propri rituali. Allo stesso modo Pacini gioca sul nostro comune bagaglio culturale di immagini per indurci a decodificare spunti, allusioni, atmosfere di un luogo e trasformarli in una narrazione compiuta che dal particolare tende all’universale.
[title maintitle=”La scheda” subtitle=””]
[columns_row width=”half”]
[column][/column]
[column]
Titolo: Purtroppo ti amo
Autore: Federico Pacini
Editore: Editrice Quinlan
Data: 2013
Prezzo di copertina: 35,00 €
[/column]
[/columns_row]