Black Light e Bauhaus. E’ questo il titolo dell’antologica dedicata a Mario Agrifoglio che viene inaugurata oggi alle 17 nelle suggestive sale di Palazzo Stella a Genova, sede della Satura Art Gallery. Curata da Flavia Motolese, in collaborazione con la Fondazione Mario Agrifoglio, la mostra – che resterà aperta fino al 2 maggio – rende omaggio ad uno dei più pionieristici artisti italiani del Novecento, scomparso nel 2014, e precursore di tante di quelle ricerche legate all’uso della luce nell’arte che hanno caratterizzato il secondo dopoguerra. Ad Agrifoglio, Collezione da Tiffany aveva dedicato un articolo nello speciale dello scorso anno dedicato alla Light Art e alle sue evoluzioni.
Oltre il visibile
Andare oltre le apparenze, potrebbe essere questo il messaggio di Mario Agrifoglio (1935-2014). Artista innovatore e geniale che ha dedicato alla ricerca e alla sperimentazione tutta la sua vita; una personalità rara che si è discostata da ogni assunto preordinato in materia artistica per trovare la sua personale via nella concezione stessa che sta alla base del fare Arte. Una profonda indagine del reale e dell’insieme di regole che dominano la cultura occidentale l’ha spinto a elaborare e sottoscrivere nel 1976 il “Manifesto del Compensazionismo” con cui ridefinì la concezione della realtà. Una teoria complessa, in antitesi con l’ideologia monoteista imperante, che afferma l’esistenza di due entità fondanti con caratteristiche opposte, il caldo puro e il freddo puro, dalla cui fusione è stato generato l’universo.
La sua pittura è l’oggettivazione di questo pensiero, ogni dipinto di Agrifoglio, anche se in scala e limitato, è la dimostrazione della compresenza della luce bianca calda e della luce nera fredda che, unendosi, generano la varietà della realtà. Desideroso di trovare un linguaggio espressivo che rispondesse alla sua urgenza di andare oltre una pittura fine a se stessa, basata sulla convenzionalità della raffigurazione realistica, approda ad una pittura che trova una soluzione di continuità tra la fenomenologia del sensibile, la componente estetica e quella contenutistica. L’artista pone al centro del suo sistema il colore come entità autonoma in grado di definire armonicamente lo spazio e di creare luce.
La poetica della luce nera
Traendo spunti dalle ricerche visive e ottiche dei costruttivisti e della Bauhaus e grazie ad uno studio approfondito delle teorie del colore e della fisica della luce, Agrifoglio, lungo tutta la sua carriera, lavora sul rapporto spazio-forma, colore-luce. L’utilizzo di esposizione a luce nera, quale parte integrante dell’ideazione e della fruizione delle opere pittoriche, è conseguenza diretta delle sue elaborazioni teoriche. Ad una prima fase sperimentale in cui la resa di materiali luminescenti e fosforescenti era casuale, è seguita una fase in cui Agrifoglio ha dominato pienamente le variazioni cromatiche e il metamerismo.
L’esaltazione del difetto metamerico non persegue, attraverso dialettiche cromatiche, fini estetici, ma è una dichiarazione d’intenti: impegno nella ricerca, distanza da posizioni statiche, superate, che permettano la riproducibilità. Le opere di Agrifoglio sono la raffigurazione dell’armonia del tutto, pure forme geometriche definite dai rapporti del potenziale elettromagnetico del colore. La sublimazione dello spazio reale attraverso figurazioni essenziali è strettamente correlata alla ricerca del fondamento insito in tutte le cose e restituisce un’interpretazione inedita delle infinite possibilità e combinazioni che decodificano l’interiorità e l’esteriorità.