Si è aperta l’11 novembre la 27ª Mostra Mercato d’Arte Contemporanea ARTEPADOVA, che durerà fino a lunedì 14 mattina. 122 espositori nella sezione principale (più altri 86 nella sezione Contemporary Art Talent Show, riservata a gallerie, associazioni, artisti indipendenti e collettivi che presentino opere d’arte dal costo inferiore ai 5000 euro): questi i numeri di una kermesse che, pur non avendo grande respiro internazionale, vanta una tradizione e vede la presenza di alcune top gallery (Mazzoleni, Tornabuoni, Poleschi…) come pure di alcune proposte giovane molto interessanti. Seguendo i trend di mercato e molto (quasi troppo) prevedibilmente, ricorrono quest’anno negli stand opere di artisti come Carla Accardi, Castellani, Bonalumi, Simeti, Pistoletto, come pure degli esponenti italiani di Arte Cinetica e Pittura Analitica; un profluvio, poi, di opere di Mimmo Rotella e di Schifano, Angeli e Festa, spesso purtroppo di non grande livello. Noto anche una massiccia presenza di opere di Piero Dorazio e di Arman, nonostante un momento di mercato non particolarmente favorevole per quest’ultimo (del quale, poi, pure vengono offerte opere spesso di scarsa qualità). Da segnalare anche una presenza notevole di lavori di Emilio Isgrò e di Elio Marchegiani.
Pochi comunque i nomi “rari” dal punto di vista collezionistico, in una Fiera dal livello generale medio-basso, fatte le debite eccezioni, come vedremo. Partendo dalle top gallery, proposte varie e particolari si trovano da Claudio Poleschi, nel cui stand (il 154) si possono ammirare un olio su tela di Capogrossi del 1955 come pure opere di Louise Nevelson, un progetto di Christo del 1975 come anche opere di Spalletti, Arienti e Garutti. Oppure da Tornabuoni (stand 70), in cui oltre ai Burri e ai Fontana c’è un bello Studio per l’angelo blu (1955) di Licini, un bellissimo Aerei (1984) di Boetti e un particolarmente divertente Isgrò: Oliver Cromwell a Hong Kong (2010).
Nell’orgia di tele di Tano Festa che (perdonate il calembour) infestano la Fiera di quest’anno, si segnala la bella antologica a lui dedicata da Costa Deniarte (stand 74), che espone tra l’altro anche un’opera di Salvatore Scarpitta e due bellissimi Schifano degli anni Settanta (un altro Schifano veramente notevole, Senza titolo del 1960, lo propone la Galleria Sirio di Padova, stand 104).
Notevolissima poi l’esposizione della Galleria Volos di Roma (stand 16) dove si segnalano Superficie 155 (1954) di Capogrossi, Il lungo viaggio di Yuang Chwang (1955) di Dorazio e un enorme (cm 150×300), bellissimo Turcato: Raggi del 1986. Bello stand anche quello di Dellupi di Milano (166) dove spiccano Murol (1965) di Mathieu e un bellissimo Spirali (1951) di Roberto Crippa.
Anche Bonioni Arte Contemporanea di Reggio Emilia (stand 144) propone lavori “storici” di Crippa e Turcato, assieme a opere significative di Masson e Mambor. Tra le proposte di Giorgio Ghelfi (stand 12) segnalo invece tre begli Schifano degli anni Settanta, un bel piccolo Arman degli ultimi anni (Yukulele, 2003), una Coulée di César e dei bei Lindstrom. Tonelli (stand 50), oltre ad alcune ceramiche di Fontana e a dei lavori di Alviani degli anni Sessanta e Settanta, dedica una parete ad opere di piccole dimensioni ma significative, tra cui spiccano alcuni décollages di Jacques Villeglé e una bella opera su carta di Sam Francis. Anche nello stand de Il Mappamondo di Milano (130) sono notevoli due opere di piccole dimensioni: una pittura su sicofoil di Carla Accardi del 1976 e un Senza titolo (Firmus), sale bruciato e piombo su tavola del 1972 di Pier Paolo Calzolari.
Da segnalare infine, nello stand di Ca’ di Fra’ di Milano (80) le bellissime polaroid e stampe di Nobuyoshi Araki — un fotografo che in genere non amo molto — e le due grandi cibachrome del senegalese Ousmane Dago (n. 1951): una delle poche proposte di qualità veramente innovative nel panorama di ARTEPADOVA di quest’anno.
Passando a gallerie meno “famose”, mi piace segnalare Soave Arte di Alessandria (stand 16) con una bella scelta di opere di astrattisti italiani della prima metà del Novecento e bei lavori di Nouveaux Réalistes; Roberta Lietti di Como (60) con notevoli disegni di piccolo formato di Mario Radice e Carla Badiali; Eidos di Asti (18) ancora con Nouveaux Réalistes e due belle opere di Gianfranco Baruchello e Jiří Kolář, più una particolarissima opera interattiva di Aidan (n. 1979): Tra le righe (2016), un quadro che “innesca” un’animazione elettronica se osservato tramite smartphone; La Piazzetta di Udine (74) che presenta tra l’altro gli interessanti lavori di Bruno Beltramini, giovane direttore della fotografia e videomaker friulano (si tratta di riprese digitali su supporto iPad incorniciato come un quadro, con ipnotiche immagini della natura) e un bell’olio e inchiostro su carta a mano di Mauro Gentile (n. 1974): Atlas.
Un discorso a parte va fatto per Maco Arte di Padova (stand 98), che non è una galleria ma un progetto di Art Advising & Consulting. Con scelta intelligente, lo stand è allestito con esposizioni tematiche (anche con prestiti da collezionisti) che contestualizzano le opere effettivamente in vendita. Strepitosa la parte dedicata agli artisti di Forma 1, con pezzi museali che vanno da una Miniera di Turcato del 1950 a un Dorazio pre-Reticoli (Dagli Scyti agli Scyti, 1954), da un piccolo ma prezioso Accardi (Quattro piccole forme n° 2, 1961) a un importantissimo Corpora: Le grand voilier del 1949, esposto nella mostra dell’artista del 1952 alla Gallerie de France di Parigi, poi donato dall’artista a Charles Zadok che a sua volta lo donò al Milwaukee Art Museum che lo vendette infine tramite Christie’s di New York. Tutte le opere esposte di Maco Arte hanno accanto una scheda che ne ricostruisce minuziosamente storia e documentazione, e bisogna dire che questo servizio — assolutamente rispettoso nei confronti del collezionista, se non semplicemente necessario — risulta ben raro tra le gallerie in mostra ad ARTEPADOVA di quest’anno, che spesso non forniscono informazioni esaurienti anche solo su provenienza e autentiche delle opere in vendita.
Un’ultima nota a margine. Sembrerebbe che la professionalità e l’educazione dei galleristi vada di pari passo con l’importanza e la qualità della galleria: è Claudio Poleschi, o De Nisi di Costa Deniarte, o Manganiello di Casati Arte Contemporanea a venire incontro al visitatore salutandolo cortesemente e magari soffermandosi ad illustrare le opere, mentre in stand di gallerie piccole e semisconosciute spesso l’esercente rimane seduto alla sua scrivania senza alzare lo sguardo, a volte senza neanche rispondere al saluto. Noblesse oblige?