Non esiste cambiamento che non abbia avuto una visione ad ispirarlo. E’ questa la prima frase che leggete andando sul sito di Sineglossa Creative Ground, collettivo artistico marchigiano nato nel 2006 e oggi una delle più interessanti e solide realtà nel campo delle sperimentazioni sul contemporaneo e sul ruolo che questo può avere nel mondo delle imprese. Formato da artisti, comunicatori e sociologi, Sineglossa lavora, infatti, per mettere in connessione l’arte – nel senso più ampio del termine – con le aziende e le pubbliche amministrazioni per realizzare percorsi di innovazione, comunicazione e formazione agevolando l’integrazione organica dell’arte nelle comunità. Il tutto con l’obiettivo di potenziare la competitività delle realtà con cui lavorano, come ci spiega Alessia Tiripaldi, sceneggiatrice e scrittrice, che ha fondato il collettivo assieme a Federico Bomba.
Nicola Maggi: A maggio scorso avete dato vita al primo esperimento di Rinascimento contemporaneo: l’A+B=Love(?) Festival che, in qualche modo, è stata una sorta di verifica delle basi stesse da cui nasce Sineglossa Creative Ground…
Alessia Tripaldi: «Sineglossa è stata fondata da due artisti – Federico Bomba, regista teatrale, e la sottoscritta, sceneggiatrice e scrittrice – che hanno “esportato” le proprie competenze in ambiti distanti dalla produzione artistica. Abbiamo fatto incontrare la regia con lo sviluppo dei territori, la sceneggiatura con la strategia d’impresa, e abbiamo constatato che, come nelle corti rinascimentali, la contaminazione tra discipline eterogenee, tra processi artistici e processi produttivi, stimola la nascita di nuove idee, di nuovi modi di concepire il mondo, in una parola: di innovazione. Vogliamo superare l’immaginario rinascimentale da cartolina turistica per riappropriarci dell’elemento rivoluzionario del Rinascimento, vale a dire la contaminazione tra artisti, scienziati, umanisti, riuniti alla stessa corte. Il festival A+B=Love(?) è nato con questo proposito, riunire negli stessi spazi professionisti provenienti da ambiti eterogenei per permettere al pubblico delle imprese, dei cittadini e degli artisti di toccare con mano il risultato dell’incontro tra Arte e Business. Ci interessa l’idea di stimolare un pensiero attivo su questo tema, per questo il titolo del festival si chiude con un punto interrogativo, che vuole rappresentare un’apertura, una domanda alla quale invitiamo i partecipanti a rispondere: l’incontro tra arte e impresa è effettivamente un incontro d’amore?».
N.M.: La vostra avventura però parte da una ricerca molto particolare: Vitamina A, che indagava il rapporto tra arte e impresa nelle Marche…
A.T.: «Il primo progetto sviluppato da Sineglossa nelle Marche – Yes!, un’agenzia finalizzata a mettere a valore le competenze creative nel mondo del lavoro – ci ha consentito di lavorare con numerosi artisti e di concretizzare la consapevolezza che la contaminazione con il Business sia la strada da percorrere per rendere sostenibile l’arte. Abbiamo quindi sentito l’esigenza di approfondire la conoscenza dell’altra faccia della medaglia: l’impresa. Grazie a una ricerca finanziata dal Consorzio Marche Spettacolo abbiamo incontrato circa venticinque imprese marchigiane, diverse per dimensioni, storia, settore produttivo. Nonostante le differenze, le interviste con gli imprenditori marchigiani hanno rivelato che le aziende sono accomunate dalle stesse esigenze, e che queste esigenze riguardano soprattutto i processi interni: la cultura aziendale, la creatività applicata allo sviluppo dei prodotti e dei servizi, la gestione del lavoro di squadra. Si tratta di bisogni cui le competenze artistiche possono dare risposta: mi riferisco ad esempio alla capacità degli artisti di imparare dal fallimento, di trasformare un oggetto o un concetto mediante la propria visionarietà, di concertare più voci per la realizzazione di un’opera unica. Sono gli stessi imprenditori a riconoscere queste capacità agli artisti, solo che spesso non immaginano che possano essere applicate al mondo dell’impresa».
N.M.: Da quella prima ricerca sono poi nati una serie di progetti artistici pensati proprio per il mondo delle imprese, ma anche del turismo, che sono oggi il core business di Sineglossa…
A.T.: «In occasione del festival A+B abbiamo presentato Ecce Luciana, la tappa finale di un intervento che ha coinvolto un’eccellenza marchigiana, il pastifico Luciana Mosconi. All’interno di una mostra di scultura contemporanea, i dipendenti dell’azienda hanno “giocato” con opere di grandi maestri, da Mimmo Paladino a Marino Marini, associando i valori aziendali alle opere d’arte: a partire dalle suggestioni raccolte nel corso del workshop, l’artista visiva Annaclara Di Biase ha realizzato delle sculture con la pasta che sono state esposte al pubblico. L’azienda ha così lavorato tanto sulla cultura aziendale quanto sullo storytelling del prodotto attraverso un linguaggio innovativo capace di coinvolgere emotivamente dipendenti e pubblico. La capacità degli artisti di produrre contenuti dal forte impatto emotivo è anche il cuore del nostro progetto dedicato al turismo, Artwalks, un’applicazione che consente di creare e condividere una cartolina digitale esplorando un percorso turistico. I contenuti della cartolina vengono elaborati appositamente da artisti, con il proposito di offrire a qualsiasi realtà voglia promuovere un percorso uno strumento di coinvolgimento esperienziale dei turisti. Con nostra grande soddisfazione, Artwalks è tra i quattro progetti di design dei servizi sui circa duecento progetti candidati alla prossima edizione del Premio Compasso d’Oro».
N.M.: Imprese, turismo ma anche formazione… ci dici qualcosa del Campus Make it Visibile che organizzate in Alto Adige?
A.T.: «La convinzione che l’arte possa essere uno strumento di crescita per le imprese nasce da un assunto più universale, e cioè che l’arte sia uno strumento di crescita per le persone. Per questo i nostri percorsi formativi non mirano necessariamente a formare artisti, ma ad agevolare l’incontro tra gli artisti e le persone, soprattutto i giovani. Nel caso di Make It Visible uno stesso tema – il racconto dei luoghi emotivi di Bolzano – viene indagato attraverso tre diversi linguaggi, con l’obiettivo di stimolare i partecipanti ad assorbire le soft skill insite nei processi artistici per portarle poi nel proprio mondo, che sia quello dello studio o del lavoro».
N.M.: Che significa mettere insieme gli artisti e le imprese o i territori?
A.T.: «Significa reintegrare due mondi che sono nati insieme e che oggi vengono ritenuti distanti. Assurdamente, a mio parere, perché hanno moltissimo da insegnarsi a vicenda. Finora ho parlato soprattutto dei benefici che l’arte può portare ad altri settori, ma l’incontro tra Arte e Business è salutare anche per gli artisti. Per innovarsi l’arte deve uscire dall’autoreferenzialità e dalle nicchie destinate agli addetti ai lavori, per conoscere il mondo deve attraversarlo, altrimenti non avrà più niente da raccontare. Uno degli aspetti più soddisfacenti dei nostri interventi è quando incontriamo un artista capace di integrare il progetto con la propria ricerca».
N.M.: Esistono dei risultati misurabili per capire l’effetto generato da questi “incontri”?
A.T.: «Misurare gli effetti degli interventi artistici non è sempre facile, poiché spesso riguardano ambiti difficilmente traducibili in numeri. Proprio per questo quando progettiamo un intervento ci assicuriamo sempre di creare strumenti che ci permettano di valutarne l’efficacia, stabilendo con chiarezza gli obiettivi e gli output e intervistando le aziende a cadenza periodica per verificare i risultati ex post. La divulgazione dell’incontro virtuoso tra arte e impresa è la nostra missione, e siamo consapevoli che un dato concreto – come un aumento delle vendite o un miglioramento della qualità della vita dei dipendenti – vale più delle premesse teoriche. Contiamo di avere presto un numero sufficiente di dati per una pubblicazione “quantitativa” sulla relazione tra arte e impresa».
N.M.: Che cosa bolle in pentola nel futuro prossimo di Sineglossa Creative Ground?
A.T.: «Tanti nuovi progetti, quindi ne scelgo uno per “tema”: Rispetto alla formazione, da gennaio saranno aperte le iscrizioni per il nostro nuovo workshop, in cui gli allievi verranno guidati nel racconto del parco del Conero da due fantastici artisti: Federico Clavarino per la fotografia e Wu Ming per la scrittura; sul fronte Art&Business stiamo lanciando HERO, un servizio che “trasforma l’impresa in un film”, utilizzando le struttura narrative cinematografiche per lavorare sulla brand identity e sulla visione strategica delle aziende; ad Aprile 2018, negli spazi della Mole di Ancona, si terrà inoltre la seconda edizione del festival A+B. Per essere aggiornati su date e programma vi invito a seguirci sui canali Sineglossa: vi aspettiamo alla nostra corte rinascimentale».