Dopo avervi presentato la mappatura delle corporate collection nel mondo, vi presentiamo una panoramica di case history di successo di aziende, nazionali e internazionali, accomunate dalla scelta di collezionare opere d’arte, al fine di comprendere meglio le dimensioni e le diverse forme che il fenomeno ha assunto, indagando le caratteristiche di ciascuna collezione (storia, numero elementi, importanza artisti) e le attività e i progetti in atto. Come già evidenziato in un precedente articolo, attraverso l’analisi dell’International Directory of Corporate Art Collections, sono i settori bancari e assicurativi quelli con la maggior presenza di corporate art collections e la prima parte delle case history è a loro dedicata. Nelle prossime puntate, invece, verranno segnalati i casi più interessanti nell’ambito di altri comparti industriali.
Il primato di istituti di credito e assicurazioni
I primi a credere nell’investimento in arte sono stati gli istituti di credito e le compagnie di assicurazioni che ancora oggi godono di alcune tra le più preziose e grandi raccolte d’arte al mondo. Questo perché la costruzione di una raccolta di valore è la testimonianza più evidente della competenza con la quale una banca può servire gli interessi dei propri clienti, in materia di scelte di investimento in un settore così difficile e specialistico come quello delle arti visive.
La JP Morgan Chase & Co. Collection
La JP Morgan Chase & Co. Collection – nata nel 2000 dalla fusione di Chase Manhattan Corporation e JP Morgan & Co. – è attualmente una delle più antiche, prestigiose e affermate raccolte al mondo. Fortemente voluta da David Rockefeller (presidente dal 1969 al 1980), oggi vanta oltre 30.000 opere tra cui dipinti di arte moderna e contemporanea con particolare attenzione agli allora emergenti pittori della scuola di New York, sculture, fotografie e lavori su carta, distribuite fra le 450 sedi. La raccolta così eclettica, eterogenea e ampia riflette i valori e gli obiettivi della banca, presente con il suo business in tutto il pianeta così come la provenienza dei lavori acquistati. La collezione riunisce opere di artisti importanti come Sol LeWitt, Robert Rauschenberg e Andy Warhol ma anche quelle di artisti meno noti. Uno di questi è Jonathan Callan, uno scultore inglese che utilizza principalmente come strumento materico libri e carta, tenuti insieme da viti, colla o gesso (“Fun House” comprata nel 2006 per 12,000 $).
L’acquisizione e la gestione delle opere d’arte era attuata da un comitato scientifico, formato da figure molto significative degli Anni Sessanta, accuratamente selezionate da Rockefeller: Alfred Barr, storico dell’arte e primo direttore del Museo di Arte Moderna a New York; il suo assistente, Dorothy Miller; James Johnson Sweeny, curatore e vice direttore del Museo Solomon R. Guggenheim; Robert B. Hale del Metropolitan Museum of Arts; Perry Rathbone, direttore del Museo di Belle Arti a Boston; David Rockefeller della Chase Manhattan e Gordon Bunshaft, architetto e partner presso Skidmore, Owings & Merrill. Il comitato si incontrava piuttosto di frequente per votare, in modalità anonima e tramite una scala di gradimento (da 0 a 3), quali opere acquistare. Le opere che ricevevano una votazione di 11 o più alte, entravano a far parte automaticamente della collezione.
Il Board dei Direttori della Chase Manhattan destinò inoltre un budget di 500.000 dollari per l’attività di acquisizione di opere destinate agli uffici della Banca e per la realizzazione di due grandi sculture per la piazza antistante il palazzo. Una venne commissionata a Isamu Nuguchi, architetto e artista ambientale giappo-americano, che creò, tra il 1961 e il 1964, una sorta di giardino-piscina a pianta circolare, chiamato “Sunken Garden”, che d’estate funziona come una fontana mentre rimane a secco d’inverno.
Ci vollero invece quasi dieci anni perché venisse riempito l’altro spazio messo a disposizione dal board. Le proposte degli artisti furono molte, fra questi Moore, Giacometti e Calder, tuttavia alla fine il vincitore dell’incarico fu Jean Dubuffet con la sua grande scultura in fibra di vetro e acciaio Group of Four Trees, che fu realizzata per la piazza nel 1972. Secondo Rockefeller una collezione d’arte rappresenta un investimento culturale capace di creare un ambiente di lavoro più umano, dinamico, innovativo e stimolante per impiegati e visitatori, oltre che una piacevole decorazione per uffici e sale riunioni e a tal proposito afferma: «Credo che le possibilità creative presentate dalla bellezza nell’arte ci debbano ispirare a cercare approcci almeno altrettanto creativi verso il raggiungimento di una società armoniosa».
La Deutsche Bank Collection
Un altro caso esemplare è rappresentato dalla collezione Deutsche Bank nata nel 1979 e che, con oltre 57.000 opere d’arte, appartenenti a oltre 5.000 artisti, esposte in 911 sedi in 48 diversi paesi e in cinque poli espositivi permanenti (Francoforte, Londra, New York, Tokyo e dal 2007 Milano), rappresenta attualmente la più grossa collezione aziendale del mondo. La raccolta è composta soprattutto da opere su carta, fotografie ma anche da tele, sculture e video installazioni.
La Deutsche Bank Collection si basa sul concetto di Art at Work, e cioè la filosofia di inserire l’arte nei luoghi di lavoro per fornire a clienti e dipendenti l’opportunità di entrare in contatto con la cultura in un luogo non convenzionale, tutti i giorni. In particolare, questo concetto si concretizza con l’Artothek o artoteca, ossia una biblioteca contenente, al posto di libri e film, opere d’arte che possono essere prese in prestito dagli impiegati per arredare personalmente le pareti dei propri uffici e contemporaneamente per stimolare la loro creatività e gusto artistico. Liz Christensen, curatrice presso Deutsche Bank afferma che il Gruppo non sta comprando arte come forma di investimento e cioè non si preoccupa del valore di vendita quando compra un lavoro ma vuole in ogni caso fare acquisti intelligenti.
Ciascuna delle oltre novecento filiali della banca in cui è esposta la collezione è organizzata in maniera diversa, ad esempio ogni piano della sede di New York è dedicato a tematiche artistiche diverse (come la fotografia o la scultura) mentre i cinquanta piani della filiale di Francoforte celebrano alcuni degli artisti presenti nella collezione e ancora nella sede di Londra ogni sala riunioni è stata affidata ad un artista. In ambito nazionale, la Deutsche Bank Collection Italy, inaugurata nel 2007, vanta oggi tre sedi: a Milano, presso il quartier generale della banca (zona Bicocca) e nella sede dell’istituto in via Turati, e a Roma presso i nuovi uffici, dove sono ospitate opere di grandi fotografi italiani dedicate alla capitale. A Milano invece, opere di giovani artisti emergenti trovano spazio accanto ai lavori di artisti contemporanei tra i più significativi, come l’installazione al neon “X Flag” di Patrick Tuttofuoco che domina la hall della banca insieme alle panche, luminose la sera, di Alberto Garutti, intitolate “Cosa succede nelle stanze quando gli uomini se ne vanno? Opera dedicata a tutti coloro che qui si incontreranno” e il giardino interno “Piccola giungla concreta” di Roberta Silva.
A conferma di quanto l’arte per Deutsche Bank sia uno strumento per favorire la comunicazione e la creatività interna, in alcune occasioni i dipendenti si sono trasformati in “Ciceroni per un giorno”, per raccontare la Collezione dal punto di vista di chi la vive quotidianamente. Oggi le tre sedi italiane contano insieme circa 500 opere, alcune provenienti dalla collezione globale, altre da recenti acquisizioni e altre ancora create appositamente su commissione. Il filo conduttore della collezione milanese è rappresentato dalle suggestioni che l’Italia e il suo contesto socio-culturale hanno introdotto e introducono nella personale visione di artisti italiani e stranieri.
La UBS Art Collection
Creatività, innovazione, ispirazione ed energia positiva sono i valori che la banca svizzera UBS cerca di trasmettere quotidianamente nelle relazioni con i propri clienti e azionisti, anche grazie alla sua collezione d’arte. La UBS Art Collection, composta da circa 35.000 lavori, prese avvio nel 1945 e fu il risultato della fusione di opere d’arte raccolte da Unione Banche Svizzere, Società di Banche Svizzere e, dal 2000, dalla società finanziaria PaineWebber. Da quest’ultima in particolare il nuovo gruppo UBS ha ereditato un tesoro; una collezione costituita da quasi tutti i grandi nomi dell’arte contemporanea americana creata da Donald B. Marron, direttore dell’epoca e membro del Consiglio del MoMA di New York. La raccolta comprende dipinti, fotografie, disegni, stampe, video installazioni e sculture degli ultimi 50 anni tra cui molti capolavori di Jean-Michel Basquiat, Lucian Freud e Roy Lichtenstein.
Per meglio amministrarla e gestirla, è stato istituito un consiglio di persone influenti nel mondo dell’arte contemporanea, di critici e persone interne all’azienda, interessate allo sviluppo e all’andamento della collezione; con esso collaborano i curatori che si occupano di acquistare e vendere le opere ed infine un “ufficio dell’arte” che si assicura e garantisce che la raccolta rimanga sempre una delle più stimate al mondo. La raccolta UBS non dipende più dalle conoscenze, dal gusto e dai progetti di una sola persona ma rientra in una politica aziendale che definisce i propri obiettivi, sviluppa e sfrutta metodicamente la propria collezione, orientandola in una direzione strettamente legata alle proprie attività. La filosofia della banca svizzera è “sostenere gli artisti viventi nelle fasi integranti della loro carriera”24, ed infatti ha acquistato e continua ad acquistare opere di artisti relativamente sconosciuti, emergenti o a metà carriera. Parte della collezione è stata donata al Museum of Modern Art di New York e alla Tate Modern di Londra, anche se la maggior parte dei lavori sono esposti negli uffici e quindi visitabili solo dai dipendenti.