Iniziamo il nostro appuntamento di luglio con gli eventi d’arte da non perdere da Spedizione Cima Carega, l’ultima performance artistica di Andrea Bianconi che si svolgerà questa domenica (5 luglio) quando una delle poltrone del progetto “Sit down to have an idea” sarà portata in cima a una montagna, la vetta più alta delle piccole Dolomiti. La poltrona diventerà un’installazione permanente: rimarrà per sempre sulla cima che abbraccia le tre regioni, a disposizione di quanti vorranno avventurarsi in un percorso libero fino alla vetta e godere da lì dello straordinario panorama seduti sulla poltrona d’artista. La partecipazione è libera previa prenotazione.
Il progetto – terzo atto di “Sit down to have an idea”, dopo Bologna Arte Fiera e l’esposizione al Teatro Duse di Bologna – nasce dal pensiero meditato durante il lockdown: la ricerca della libertà negata, ma tanto ambita, il desiderio di fuggire dalle quattro pareti di casa e andare su, su per poter ammirare il mondo dall’alto. Nei lunghi giorni in cui gran parte dell’umanità è stata costretta a rimanere isolata, Andrea Bianconi ha dato vita a una delle sue idee: portare l’arte in uno spazio sconfinato e da lì contaminarla nel più assoluto silenzio.
Realizzata da Andrea Bianconi con la collaborazione di Casa Testori e Fondazione Coppola, “Spedizione Cima Carega” vede protagonisti, insieme all’artista, un gruppo di runner che, a turni di 10 minuti, porteranno in spalla la poltrona partendo dal Rifugio Revolto (1.336 metri) per arrivare alla Cima Carega a 2259 metri (con un dislivello di 1000 metri). Una montagna lontana da tutto, ma da dove si può ammirare un paesaggio che tocca tre diverse regioni: Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Il giorno della risalita alla Cima Carega saranno messe in vendita delle bandane d’autore realizzate da Bianconi con la scritta “Sit down to have an idea”, il cui ricavato sarà interamente devoluto alla Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica (FFC) presieduta da Matteo Marzotto.
La marina bastianello gallery di Venezia inaugura il 10 luglio prossimo la collettiva #GUARDIAMOAVANTI con opere degli artisti Nico Angiuli, Matteo Attruia, Agostino Bergamaschi, Paolo Brambilla, Orianne Castel, Nemanja Cvijanović, Graziano Folata, Giulia Furlan, Antonio Guiotto, Lalla Lussu, Margherita Mezzetti, Penzo+Fiore, Barbara Prenka, Paolo Pretolani. In mostra una serie i lavoro inediti frutto del periodo di confinamento dovuto all’emergenza Covid-19 dalla volontà di Marina Bastianello di non smettere mai di stimolare i suoi artisti e tutti gli appassionati d’arte, dando così via ad un progetto originale di produzione e condivisione social che adesso sarà possibile scoprire dal vivo per non dimenticare di guardare al futuro.
Sempre nella città laguare, la galleria A plus A ospita la mostra ri- di Giulio Malinverni, Maddalena Tesser e Bogdan Koshevoy. Tre giovani artisti con cui la galleria veneziana ha voluto segnare la sua ripartenza dopo il lockdown. Nel ciclo di lavori più recenti Giulio Malinverni si è concentrato sulla coesistenza di differenti luoghi, paesaggi e situazioni all’interno di un lavoro. Tramite porte, finestre ed altri varchi si possono scorgere altri luoghi e luci che irrompono e dialogano con la quotidianità, con le città deserte, e alcune di queste suggeriscono, in maniera “metafisica”, una giusta via per un incombente “Rinascimento” del quale abbiamo un grande bisogno. Per Maddalena Tesser il termine “realtà” rappresenta un concetto complesso, per molti versi inafferrabile. Nella sua percezione essa coinvolge la sensibilità femminile ragionando su tempo, memoria e identità attraverso Disegno e Pittura. Infine, Bogdan Koshevoy raffigura panorami dell’inconscio e della memoria, che attraverso l’assemblaggio di figure e architetture ci pongono in una realtà vicina all’idillio e sospesa.
A Milano, la galleria A arte Invernizzi ha inaugurato, mercoledì 1 luglio, la mostra Alan Charlton. Il respiro del limite il primo appuntamento del ciclo di mostre In Divenire. Idea e immagine nella contemporaneità. Nell’occasione verrà presentata, nella sala al piano superiore, Pyramid Grid Painting (2011) opera emblematica per comprendere la relazione che nel lavoro di Alan Charlton si articola tra idea e immagine: il lavoro, costituito da undici tele monocrome grigie della medesima tonalità e disposte a costituire una piramide rovesciata, è infatti preceduto da un progetto a collage, nel quale proporzionalità e cromie si riconoscono analoghe, ma il cui risultato fenomenico ed esperienziale risulta di natura completamente differente.
Rimanendo a Milano, segnaliamo l’interessante summer show della galleria Renata Fabbri: WE CAN WORK IT OUT, una mostra collettiva che riunisce i lavori di dieci artisti legati alla ricerca della galleria: Bea Bonafini, Ana Cardoso, T-Yong Chung, Elif Erkan, Clarissa Falco, Matthieu Haberard, Sophie Ko, Giovanni Kronenberg, Andrea Martinucci, Giulio Saverio Rossi. Concepita come progetto speciale o contrappunto alla programmazione ufficiale della galleria, WE CAN WORK IT OUT nasce come tentativo di risposta e reazione all’esperienza di incertezza e rallentamento che negli ultimi mesi ha colpito l’intero sistema artistico. E’ un invito all’azione e alla fruizione attraverso il riavvicinamento fisico all’esperienza artistica negli spazi della galleria.