Classe 1929, Claes Oldenburg è uno degli ultimi esponenti in attività della Pop Art storica. Famoso soprattutto per le sue sculture/installazioni monumentali disseminate in città, parchi e musei di tutto il mondo, nel corso degli anni l’artista ha declinato con intelligenza ed ironia la sua poetica sostanzialmente incentrata sul paradosso.
Oggetti di uso quotidiano, talvolta minuscoli, elevati appunto a scala gigantesca (il celebre Spoonbridge and Cherry del Walker Art Center di Minneapolis), o esplicanti le loro funzioni completamente fuori contesto (il coltello che affetta la Margo Leavin Gallery di Los Angeles), o ancora oggetti solidi per definizione che improvvisamente divengono molli (le Soft Typewriter) o si piegano, trasformandosi in qualcosa di diverso (lo Screw Arch del Museum Boijmans Van Beuningen di Rotterdam).
Non di rado le opere di Oldenburg tradiscono un sottile sostrato concettuale, ed è qui che entra in scena Coosje van Bruggen, storica dell’arte conosciuta dallo scultore nel 1971, quando era curatrice allo Stedeljik Museum di Amsterdam. I due si sposarono sei anni dopo, rimanendo insieme fino alla scomparsa di lei, avvenuta nel 2009.
Nonostante, a partire dagli anni Ottanta, la coppia abbia ufficializzato la collaborazione firmando le opere con entrambi i nomi, la figura di Coosje è rimasta in qualche modo sempre all’ombra della fama del marito (vengono in mente anche Christo & Jeanne-Claude…).
In realtà l’apporto critico e filosofico di Coosje controbilanciava la fantasia straboccante e dionisiaca di Claes, e la loro pratica, a tutti gli effetti condivisa, trovava nell’equilibrio degli opposti la sua dimensione più feconda.
Con affettuosa ironia, Oldenburg nel 1983 realizzò anche una scultura dal titolo Cross Section of a Toothbrush with Paste, in a Cup, on a Sink: Portrait of Coosje’s Thinking (“Sezione trasversale di uno spazzolino da denti con dentifricio, in una tazza, su un lavandino: ritratto del pensiero di Coosje”).
Rende giustizia a questa collaborazione una bella mostra in corso (fino al 9 maggio) alla Pace Gallery di Manhattan (540 W 25th St.): Claes & Coosje: A Duet, che si sviluppa su due piani più la biblioteca del grande edificio che ospita la galleria.
Lì per lì si potrebbe rimanere delusi vedendo al piano terra le sculture di Oldenburg & van Bruggen, che in scala grande, ma non monumentale possono risultare quasi kitsch (talvolta il pensiero corre a Jeff Koons — il quale peraltro ha un debito nei confronti del pop di Oldenburg), ma, con scelta intelligente, nel corridoio che porta alla biblioteca viene allineata una serie di foto che mostrano il risultato ultimo degli “studi”, una volta realizzati nelle dimensioni definitive e installati all’aperto.
Oltre a questi studi, la galleria al piano terra presenta alcuni degli strumenti musicali “molli” che Oldenburg & van Bruggen iniziarono a realizzare a metà degli anni Ottanta: quelli qui esposti fanno parte della serie realizzata per la mostra The Music Room, originalmente ospitata proprio alla Pace Gallery nel 2005 e poi ripresa al Whitney Museum quattro anni dopo.
C’è però anche un’opera datata 2021: Dropped Bouquet. Si tratta dell’ultimo progetto concepito dalla coppia, nel 2009, per una commissione che poi non si concretizzò. Dopo la morte di Coosje, Claes ha continuato a lavorarci per un decennio, e il risultato viene esposto qui per la prima volta.
I disegni preparatori e le maquette esposte nella biblioteca sono meravigliosi: veri e propri gioiellini che rivelano peraltro l’abilità grafica e manuale dei due artisti. Al settimo e ultimo piano della Pace, infine, vi è una sala completamente dedicata a Il Corso del Coltello, il vero e proprio happening inscenato da Oldenburg & van Bruggen, in collaborazione con Frank O. Gehry, nel settembre del 1985 a Venezia su invito di Germano Celant. Incentrato su un coltellino svizzero gigante, usato come vero e proprio battello sul canali della città lagunare, l’evento univa arte, musica e teatro e vide coinvolti, oltre agli ideatori in prima persona, molti volontari veneziani.