Il 2023 sarà l’anno di Johannes Vermeer. Dopo quasi quattrocento anni dalla sua nascita, il Rijksmuseum di Amsterdam sta preparando la più grande retrospettiva sul pittore olandese mai vista. Come dichiarato dal direttore del museo Taco Dibbits, nessuno avrebbe creduto che così tante istituzioni sarebbero state disposte a prestare i loro capolavori, dando la possibilità di introdurre una nuova generazione alla pittura di Vermeer e presentare i risultati delle ultime ricerche scientifiche condotte sul lavoro spesso intrigante dell’artista fiammingo.
Naturalmente, tra le opere che verranno esposte non potrà mancare l’iconica Ragazza con turbante, il misterioso dipinto che raffigura una delle figure femminili che ha suscitato più interesse da parte di registi, scrittori e appassionati di arte in genere.
E come faranno i proprietari del Mauritshuis Museum a coprire un’assenza così importante? Basta pensare che il museo ogni anno attira visitatori e veri e propri fan del dipinto che arrivano da tutto il mondo.
La risposta che hanno individuato all’Aia è più facile di ciò che potrebbe sembrare. Gli inglesi la definirebbero engaging. E in effetti, è una soluzione coinvolgente e accattivante. L’iniziativa si intitola My girl with a Pearl e apre a tutti coloro che desiderano reinterpretare il dipinto con foto, disegni, composizioni che ricordano il famoso ritratto. I prodotti artistici che verranno inviati al museo saranno poi esposti in loop all’interno di una cornice digitale proprio al posto del dipinto originale durante i mesi di assenza.
In poche parole: vuoi essere tu la ragazza con l’orecchino di perla almeno una volta nella vita? Quest’anno puoi, perché il Mauritshuis ha trovato la sua idea per riempire il vuoto sul muro.
Simpaticissima soluzione, di quelle che piacciono a chi gioca con l’arte – meglio – con le icone dell’arte e le fa diventare reale patrimonio di tutti.
Ma ancora più interessante è ciò che si trova sul sito dell’importante museo della capitale olandese. Oltre alla call per partecipare al contest, ci si può imbattere in una sezione totalmente dedicata al laboratorio di restauro e alle pratiche di conservazione che le tre conservatrici mettono in atto ogni girono per proteggere il patrimonio esposto.
E così scorrendo le pagine, guardando brevi video, compilando un quiz su cosa significa conservazione e divertendosi a scoprire quali opere sono oggi in restauro o manutenzione, si impara a parlare di conservazione.
Dalla mia esperienza, posso dire che in Nord Europa succede spesso. Succede spesso che la conservazione e le pratiche di cura siano argomenti accessibili, facili da capire e alla portata anche del turista del museo che non è per forza un esperto di arte.
Così facendo, accorciando la distanza tra addetti ai lavori e fruitori, insomma tra chi l’arte la tocca e chi invece credo di poterla solo guardare, si innesca un sistema di valori nuovo. Si abbandona in parte l’idea che ogni opera sia indiscutibilmente un oggetto immortale, per iniziare a parlare invece di oggetti da proteggere perché portano con loro un patrimonio che deve essere immortale.
E se lo stesso atteggiamento fosse comune, fosse diffuso in Europa, in America e nel mondo, porterebbe a ragionare a più ampio raggio su cosa significa conservazione. Anche i collezionisti si renderebbero conto che non si tratta di preoccupazioni troppo tecniche per chi apprezza la bellezza e l’estetica delle opere o di paranoie distanti da chi compra per investimento.
Prendersi cura di un oggetto d’arte di qualsiasi epoca e di qualsiasi valore è parte della stessa passione che si può mettere nel visitare un museo, nello stare seduti per ore in una sala di una casa d’asta, nel ricercare tra le vetrine delle gallerie d’arte l’opera giusta.
Ho approfondito il sito web del museo olandese e mi sono resa conto che sarebbe davvero facile far capire come conservare al meglio le collezioni, suscitando le giuste domande: come è stata realizzata l’opera, quali sono le tecniche esecutive, quali sono i materiali compositivi, quale è il ruolo della vernice per un dipinto antico, ecc.
Scorrendo le immagini della pagina Instagram dedicata al progetto My girl with a Pearl, inoltre, è possibile vedere quante reinterpretazioni dell’opera di Vermeer sono già state diffuse online. E più le si guarda, più ci si rende conto che anche – ma forse, soprattutto – per scherzare con l’arte occorre conoscere al meglio il soggetto e l’opera, la sua composizione, la sua tecnica esecutiva, la sua struttura.
Insomma, che siate visitatori di musei o collezionisti più o meno esperti e navigati, vale la pena approfondire cosa si intende per “buona conservazione”. Il sito del museo olandese è un buon trampolino di lancio. E magari, cercando informazioni su conservazione e restauro, vi viene qualche idea di reinterpretazione della Ragazza col turbante. Chissà che i lettori di Collezione da Tiffany non possano diventare i più numerosi contributors della simpatica iniziativa My girl with a Pearl.