Tra ripresa post pandemia e le sfide future
La pausa estiva da sempre rappresenta un momento di bilanci, con un occhio puntato sui primi trascorsi dell’anno e uno sguardo al futuro prossimo.
Per quanto concerne il settore culturale, l’anno appena trascorso ha fatto registrare un incremento dei consumi e dell’occupazione che ha raggiunto nuovamente i livelli pre-pandemia. In particolare, la spesa delle famiglie in cultura è aumentata del 10% rispetto al 2022, con un evidente aumento della partecipazione culturale che ha raggiunto il 35,2%.
Nel medesimo periodo, sulla base di quanto riportato dal XX rapporto di Federcultura presentato lo scorso mese di luglio, si segnala anche una generale ripresa nel numero dei visitatori dei musei sia nazionali che internazionali.
Tra i principali siti si può registrare la grande crescita del Colosseo che supera i 12 milioni di visitatori (+25,3% vs 2022), delle Gallerie degli Uffizi che registrano oltre 5 milioni di visitatori (+26,4%), di Pompei con più di 4 milioni di ingressi (+33,6%) e del Museo Egizio di Torino che taglia il traguardo del milione di visitatori e cresce del 16,7%. A livello internazionale il Louvre torna ad avvicinarsi ai 9 milioni di visitatori e guida la classifica internazionale.
Sul versante dell’occupazione invece si è potuto notare un incremento dell’1,2% rispetto all’anno precedente, con circa 825.000 occupati nel 2023. Questo segna un recupero rispetto ai picchi di disoccupazione del 2020, dimostrando che il settore è vivo ed in crescita.
L’obiettivo del presente contributo è quello di fare una fotografia dell’attuale momento che sta vivendo la cultura, portando all’attenzione del lettore sia gli aspetti positivi derivanti dalla ripresa dei consumi ma allo stesso fornendo alcuni elementi utili per poter investire sul futuro.
Il divario di spesa tra le diverse regioni
Uno degli spunti di riflessione più importanti è rappresentato dalle significative differenze che si registrano tra le diverse aree del paese. Con riferimento all’2023 sembra confermarsi il consueto divario regionale, con il Nord che presenta una spesa media 122,8 euro e il Centro di 117,8, valore che quasi si dimezza nelle regioni del Mezzogiorno con circa 58,7 euro, con una crescita del 3,5%.
Tali scostamenti possono rappresentare un campanello di allarme, tenendo in considerazione il ruolo anche sociale della cultura.
Nello specifico, la recente emergenza sanitaria ha quantomai evidenziato come la cultura debba essere considerata una medicina per prevenire patologie e malattie psicosomatiche e quindi l’acquisto di un prodotto musicale, di un libro, di un biglietto del cinema, di un museo debbano essere considerate come delle medicine per la mente e il corpo.
Per questo motivo, nelle regioni in cui la spesa per tali prodotti risulta notevolmente inferiore alla media nazionale merita di essere analizzata al fine di mettere in atto alcune azioni utili per la riduzione.
Le nuove piattaforme di intrattenimento e la tutela dei lavoratori
Ulteriore aspetto ancora poco analizzato riguarda invece l’andamento dei consumi relativi all’industria dei videogame e delle piattaforme in streaming on-demand, le quali rappresentano possibili nuove forme di fruizione culturale che potranno sostituire i consumi classici di cinema, teatro e tv.
Sulla base dell’ultimo rapporto presentato da IIDEA – l’associazione che rappresenta il settore dei videogiochi in Italia – evidenzia come nel 2023 il giro d’affari del settore ha superato i 2,3 miliardi di euro, con un trend di crescita del 5% rispetto al 2022 e del 28% rispetto al 2019, confermando il nostro Paese tra i primi cinque mercati europei.
Ulteriore dato da non sottovalutare riguarda l’età dei fruitori, dove l’Italia vanta una solida base di appassionati, con 13 milioni di videogiocatori tra i 6 e i 64 anni registrati nel 2023, corrispondenti al 31% della popolazione italiana, e con un’età media di 30 anni.
Proprio l’attrazione dei più giovani verso i prodotti culturali rappresenta una delle sfide più importanti per il futuro del settore unitamente ad una maggiore tutela dei lavoratori, senza i quali non sarebbe possibile godere di mostre e spettacoli.
Attualmente sono in corso delle interlocuzioni tra le diverse parti sia datoriali che di rappresentanza dei lavoratori, con l’auspicio che si possano raggiungere tutele eque e dare cosi maggiore slancio ad un settore fondamentale per l’economia del nostro paese.