Basato sull’analisi del report di Deloitte
Il 2024 ha segnato un profondo cambiamento per il mercato dell’arte, caratterizzato da un processo di trasformazione che ha coinvolto aspetti economici, tecnologici e culturali. Dopo i fatturati record del 2022, favoriti da politiche monetarie espansive e dalla vendita di collezioni prestigiose spinte dall’euforia post-pandemia, il mercato ha mostrato segnali di rallentamento, con una contrazione globale del fatturato del -26,2% rispetto al 2023. Questo calo è stato determinato da diversi fattori, tra cui il contesto geopolitico instabile, la difficoltà delle case d’asta nel reperire opere di alta qualità, la ridotta partecipazione di collezionisti provenienti da Cina e mondo ebraico e la crescente concorrenza di asset alternativi, in particolare nel settore dell’intelligenza artificiale.
A fronte di una riduzione delle vendite di opere di fascia alta, i lotti di medio e basso valore hanno mostrato maggiore resilienza. Solo un’opera ha superato i 100 milioni di dollari: L’empire des lumières (1954) di René Magritte, battuta da Christie’s per 121,1 milioni. Al tempo stesso, le major del settore (Christie’s, Sotheby’s, Phillips) hanno avviato cambi di leadership, ristrutturazioni e nuove strategie di consolidamento e digitalizzazione, spingendo sulle aste online e offrendo servizi personalizzati e consulenza finanziaria ai propri collezionisti, andando a sovrapporsi in parte al ruolo tradizionale delle gallerie.
Il settore ha continuato a evolversi, adattandosi alle nuove esigenze di un pubblico sempre più giovane e digitalizzato, confermando così un processo avviato da qualche anno di ridefinizione del profilo del collezionista.
Proprio la componente generazionale sta riscrivendo le regole del mercato: Millennials e Gen Z si affacciano con decisione, rappresentando oltre il 30% dei nuovi acquirenti per le principali case d’asta. Questi collezionisti prediligono opere che rispecchiano i loro valori e interessi, con una crescente attenzione all’arte contemporanea, al design da collezione e ai beni di lusso; inoltre si dimostrano sempre più ricettivi delle proposte in aste online, spesso dedicate alla fascia medio-bassa del mercato, con inevitabili conseguenze sui fatturati complessivi. La compravendita online, sebbene ridimensionata rispetto ai picchi del 2020–2021, si è ormai consolidata come canale parallelo a quello fisico, grazie alla diffusione di piattaforme digitali e alla crescente familiarità dei nuovi collezionisti con strumenti tecnologici.
Per rispondere al gusto dei nuovi collezionisti, le case d’asta stanno rafforzando la propria offerta di “Passion Assets”: auto d’epoca, orologi, oggetti iconici e memorabilia. Christie’s ha acquisito Gooding & Co., storica casa d’aste californiana di auto d’epoca, mentre Phillips continua a dominare il mercato degli orologi, con aste da oltre 200 milioni di dollari annui e risultati da “white gloves” (100% dei lotti venduti).
Accanto alla crescita dei nuovi acquirenti, il mercato si confronta con l’eredità lasciata dai baby boomers, che rappresentano oggi il principale bacino da cui le case d’asta possono attingere per garantire l’afflusso di opere di qualità storicizzate sul mercato. Le scelte delle nuove generazioni ereditiere, nonché i gusti estetici emergenti, rappresentano una variabile fondamentale per la futura direzione del mercato.
La tecnologia è un elemento chiave nel processo di trasformazione che ha segnato il 2024. L’intelligenza artificiale, oltre a migliorare i processi di analisi, previsione e valutazione del mercato, è entrata anche nel processo creativo: un’opera prodotta dal robot Ai-Da è stata venduta da Sotheby’s per 1,1 milioni di dollari, mostrando l’interesse crescente per questa nuova forma di produzione artistica, sollevando tuttavia interrogativi etici sui potenziali rischi connessi a questa tendenza. L’AI potrebbe portare a una produzione di arte “su misura”, influenzata dai dati e orientata al successo commerciale, a scapito della sperimentazione e dell’originalità.
Parallelamente, gli NFT – dopo il boom del 2021 – hanno attraversato una fase di assestamento: nel corso dell’anno si sono registrate alcune vendite record ma solo lo 0,2% dei drop NFT del 2024 ha generato profitti per gli investitori. Nel complesso il mercato resta fortemente orientato alla speculazione piuttosto che alla passione collezionistica.
Da un punto di vista geografico, gli Stati Uniti si confermano leader indiscussi, New York rimane infatti il fulcro del mercato globale, grazie ad una domanda locale forte e stabile. In Europa, Londra conserva il primato nell’arte contemporanea, ma Parigi guadagna terreno, beneficiando di politiche fiscali favorevoli (come l’IVA al 5,5%) e di forti investimenti in gallerie e fiere. In Asia, la Cina rallenta per motivi politici ed economici, mentre emergono nuovi centri culturali in Corea del Sud, Taiwan, Giappone e Singapore. Il Medio Oriente, sostenuto da un’elevata capacità finanziaria, si afferma come nuova area di espansione: Sotheby’s ha tenuto un’asta a Diriyah e Christie’s aprirà una sede a Riyadh nel 2025. L’investimento del fondo ADQ di Abu Dhabi in Sotheby’s, per circa 1 miliardo di dollari, conferma l’interesse strategico dell’area verso l’arte.
Le principali fiere internazionali, dopo la fase pandemica, si sono riconfigurate in modalità ibrida o completamente in presenza. Frieze ha mantenuto attive le sue “Viewing Rooms”, offrendo spazi virtuali di esposizione, mentre Art Basel ha abbandonato i suoi spazi espositivi virtuali, puntando però su una forte strategia social. In Italia, Artissima ha rinnovato il progetto “Voice Over”, con approfondimenti digitali e cataloghi online per facilitare l’accessibilità alle opere.
Un altro aspetto che ha caratterizzato il mercato dell’arte nel 2024 è stato il rafforzamento dell’attenzione verso sostenibilità, inclusione e responsabilità sociale, con iniziative di beneficenza, piani di neutralità carbonica e valorizzazione di artiste storiche e contemporanee.
Infine, il contesto macroeconomico e geopolitico rimane un fattore di incertezza. Le restrizioni ai capitali in Cina, la frammentazione fiscale europea e la concorrenza tra asset alternativi rendono il mercato più selettivo e competitivo. Le istituzioni tradizionali, come le gallerie e i musei, dovranno ridefinire il loro ruolo in un contesto sempre più decentralizzato, dominato da social media, piattaforme digitali e vendite dirette tra artisti e pubblico. Instagram e il Web3 stanno già modificando profondamente le modalità di fruizione e transazione dell’arte.
In conclusione, il mercato dell’arte si muove verso un modello sempre più ibrido, dove l’innovazione tecnologica si intreccia con nuovi linguaggi, gusti generazionali e strumenti finanziari. Il successo futuro dipenderà dalla capacità del settore di mantenere un equilibrio tra tradizione e innovazione, autenticità e scalabilità. L’intelligenza artificiale, se ben governata, potrà essere un potente alleato nella democratizzazione del mercato, senza però sostituire la ricchezza e l’unicità dell’esperienza artistica umana.