Si è rivelata più pacata e razionale, l’edizione di Art Basel che si conclude oggi a Basilea dopo una settimana iniziata come di consueto prima con l’opening di Lunedì 12 Giugno di Unlimited, Liste e Design Art Basel (quest’anno dimezzata), a cui sono seguiti due giorni di vip preview per Art Basel (13 e 14 Giugno) prima dell’apertura al pubblico generale.
284 le gallerie espositrici quest’anno ad Art Basel, da più di 36 paesi con numerose new entries dedite alla ricerca come Empty Gallery di Hong Kong, blank projects da Cape Town e Gaga dal Messico.
Questa è anche la prima edizione interamente orchestrata dal nuovo CEO Noah Horowitz, subentrato dopo il ritirarsi di Marc Spiegler l’anno scorso.
Sebbene le vendite a vari livelli non siano mancate, pare ormai chiaro una riassestamento del mercato, e la fine dell’isterica corsa all’opera che aveva caratterizzato invece il periodo pandemico.
Nell’ambito dell’ormai consueto champagne breakfast prima dell’apertura delle porte Martedì 13 Giugno, collezionisti di varie proveniente hanno confessato di aver guardato gran poco alle innumerevoli preview ricevute prima della fiera, e di sperare piuttosto di innamorarsi di qualcosa camminando fra i vari stand.
Misti risultati riportati dalle gallerie sia nella fiera principale Art Basel che nelle parallele Liste e June Art fair.
Singolare che alcune delle mega si siano rifiutate di rilasciare dichiarazione precise sulle vendite, soprattutto per il secondario, sebbene secondo i report ufficiali nel solo primo giorno pare siano stati fatti già in totale 245 milioni di dollari.
In generale, ad Art Basel si conferma la domanda nel mercato primario, soprattutto per artisti con già notevoli rialzi in asta: David Kordansky ha venduto un’opera media di Lucy Bull per una cifra dichiarata intorno ai USD 100,000 – 150,000, come poi Chase Hall dopo il recente sold out a frieze Los Angeles ( prezzi) mentre a Liste Super Dakota Bruxelles aveva subito venduto le due opere specular di Danica Lundy, dopo il recente esordio nello stand di White Cube a Los Angeles e in asta da Phillips New York. Interamente dedicato a nomi “hype” anche lo stand di Jeffrey Deitch, con un’opera di Bony Ramirez venduta pre fiera ad annunciare la collaborazione del giovane artista autodidatta con la galleria che gli dedicherà un solo show a Settembre negli spazi di New york.
Da sempre attento ai trend, Jeffrey Deitch ha messo in bella mostra nello stand anche un trittico dell’artista digitale Rafik Anadol, offerto per USD 300,000 mentre rimane la sua immensa installazione al MoMa di New York.
In generale però la fiera pare riflettere il crypto crash, con l’assenza pressoché di opere digitali, sostituite piuttosto da riflessioni sul rapporto fra dimensione digitale e realtà fisica come quelle espresse dalla serie di nuove opere pittoriche di Trisha Baga presentata sia dalla berlinese Societè che da Giò Marconi, dopo l’esordio a Firenze Nyc ( range prezzi (USD 50,000 – 75,000)
Più lento invece pare il mercato ai livelli più alti, con capolavori come il De Kooning presentato da Mnuchin da 27 milioni di dollari ancora disponibile nelle ultime ore della giornata di preview, molto simile a quello portato anche da Gagosian e Pace.
Non sono mancate però le vendite che le opere più impegnative come la scultura di Doris Salcedo acquisita da una istituzione da White Cube per 1.3 milioni, la scultura di Kehinde Wiley da USD 400,000 da Templon, lo specchio di Jeppe Hein che accoglieva i visitatori nel booth di 303 gallery ( USD 160,000) come poi l’installazione video di Barbara Kruger da 1.8 milioni USD presentata da David Zwirner ad Unlimited e l’ampia installazione in vetro colorato di Olafur Eliasson simile a quella in esposizione alla fondazione Beyeler da Tanya Bonakdar (USD 200,000 – 300,000). Nel mentre Hauser & Wirth aveva venduto già nella prima giornata un ragno di Louise Bourgeois per 22.5 milioni di dollari insieme ad un Philip Guston da 9.5 milioni, un George Condo da 5.5 milioni, un Mark Bradford per 3,5 milioni ( protagonista anche della mostra su più piani a nyc ) e una scultura di Barbara Chase-Riboud, la cui arte è stata riscoperta da poco e promossa con una serie di mostre tra Instituto Giacometti a Parigi, Serpentine Gallery a Londra e MoMa, prima dell’annuncio di poche settimane fa del suo ingresso nella scuderia della galleria.
Popolare fra institutioni anche l’installazione di Zineb Sedira presentata nel padiglione Francia all’ultima Biennale di Venezia e ora riproposta anche nella galleria Kamel Mennour a Parigi come poi all’Hamburger Bahnhof di Berlino: l’installazione multimediale presentata ad Unlimited è stata ora acquisita da Louisiana Museum of Modern Art in Danimarca per USD 80,000.
Atro la fiera si poteva individuare facilmente anche quegli artisti per cui le gallerie hanno voluto creare un momentum, come nel caso dell’artista Romani Małgorzata Mirga-Tas reduce da Biennale di Venezia, Documenta e Gwangju Biennale e presente in ben tre gallerie ( Karma, Frith Street e la polacca Forskal), oltre all’ampia installazione ad Art Basel Unlimited, portata sempre in collaborazione. Tutte le 3 gallerie riportavano già vendite nelle prime ore, con range di prezzo USD 25,001 – 50,000.
Stessa cosa per l’ambizioso scultore francese Jean-Marie Appriou, presente in ben 4 gallerie fra CLEARING, Eva Presenhuber, Massimo De Carlo e Perrotin, con una scultura simile in bronzo sui USD 250,000/27,000, e con un’ampia installazione in alluminio di una barca con a bordo due futuristici argonauti ad Art Basel Unlimited.
A Basilea rimangono tante anche le gallerie italiane presenti, fra cui MASSIMODECARLO, Tornabuoni, Alfonso Artiaco,Tucci Russo, A arte Invernizzi, Lia Rumma, Minini, Galleria dello Scudo, Galleria Franco Noero, Galleria Lorca O’Neill Roma, Galleria Raffaella, Galleria Minini, Gio Marconi e Galleria Continua.
Di quest’ultima Lorenzo Fiaschi ha commentato: “Art Basel 2023 è stato un grande successo per le vendite e per la qualitá degli incontri! Abbiamo mostrato artisti provenienti dai 5 continenti, abbiamo visto e venduto a collezionisti dei 5 continenti, incontrato molti curatori e pensato nuovi progetti. Difendere e sostenere la diversitá è alimentare la cultura e la pace!”
Entusiasta anche Cardi che ha riportato vendite di opere a livelli importanti come Donald Judd e Dan Flavin, come poi due opere di Davide Balliano, Jannis Kounellis e Scheggi, e sotto opzione museale un’opera Paladino e una di Rotella.
Anche fra gli 88 espositori della fiera Liste troviamo alcune proposte italiane più giovani, come quella di FANTA, Clima, Ciccia Levi, Vin Vin e Capsule (con base a Shanghai ma anima fondatrice Italiana)
Degna di nota la sezione e dal taglio più curatoriale Statement, con personali di artisti perlopiù emergenti, come l’immersione ciclo pittorico dell’egiziano Hens Samir presentato da Gypsum (Cairo) che avvolge i visitatori con una narrazione di vorticose pennellate, i racconti tessili della quotidianità delle donne afgane di Hangama Amiri da Cooper Cole (Toronto) range USD 10,000–50,000 e le architetture e design non più umano centrico dell’affascinante universo alternativo immaginato da Stella Zhong da Chapter (New York)
Dedicata a una diversa coscienza del proprio corpo, tra familiarità ed estraneità dei gesti, è la performance presentata dall’artista Gordon Hall con Hua international (Berlino), mentre la messicana Karla Kaplun propone un elaborato barocco come strumento di resistenza identitaria all’influenza coloniale, da Gaga (Città del Messico) con prezzi dai USD 15,000 ai 200,000.
Come sempre si rivela poi di qualità museale e rilevanza istituzionale invece la proposta nelle sezioni Unlimited e Parcours, con opere monumentali e installazioni immersive.
Qui si potevano individuare dei temi ricorrenti, con numerose opere che facevano riferimento all’emergenza globale tra crisi climatica a quella migratoria, come preannunciava già il monumentale video in ingresso di Adel Abdessemed Jam Proximus Ardet, la dernière (2021) presentato da Galleria Continua, seguita dal caotico collage del Messicano Jorge Méndez Blake che ha disassembla in un turbinio caotico Waste Land di T.S.Eliot per riflettere il caos del nostro tempo.
A queste si giustapponevano altre che ricorrevano a mondi paralleli tra spiritualità alternative e saperi ancestrali come paradigmi diversi per una coesistenza più equilibrata come nel caso dell’affascinante rovina subacquea immaginata da Firelei Baez the vast ocean of all possibilities (19°36’16.9″N 72°13’07.0″W / 41°30’32.3″N 81°36’41.7″W) presentata da James Cohan.
Indice forse finalmente di una rivalutazione più ampia e internazionale dell’Arte Povera le opere presenti nella sezione come il gioco di equilibri precari e contrasti in Mentre il colore solleva la pietra, la pietra solleva il colore (1984) di Giovanni Anselmo presentata da Lia Rumma e l’opera monumentale di spine di Giuseppe Penone Spine d’Acacia-Contatto Aprile (2006) presentata da Gagosian. Sicuramente non è guastata la presenza di un curatore come Giovanni Carmine a guida della sezione, ma a questo si aggiunge però anche l’iconica Italia all’Asta (1994) da USD 600,000di Luciano Fabro nello stand di Paula Cooper, che ha dedica fino a luglio all’artista italiano un’ampia mostra anche in entrambe le proprie sedi a New York.
Omaggio diffuso anche ad alcuni dei grandi nomi del Nuovo Concretismo e Cinetismo sud americano, e in particolare nel periodo d’oro venezuelano con l’ installazione immersiva di Carlos Cruz-Diez e l’ipnotica Esfera Amarilla (1984) di Jésus Rafael Soto nella sezione Unlimited, affiancati da numerose opere a prezzi decisamente rialzati presenti in vari stand.
Da Biennale anche la selezione di quest’anno di Parcours con opere di artisti come Zineb Sedira (con Dreams have no title, 2022 presentata al padiglione Francia la scorsa biennale di Venezia), Julian Charrière e Chloe Wise, fra gli altri e la toccante installazione video in un canale sotterraneo riva fiume No More Front Tears, 2022 di Laure Prouvost.
Anche quest’anno non sono poi mancate le mostre museali d’eccellenza, come i Modena Paintings di Basquiat e Doris Salcedo alla Fondazione Beyeler, e le riscoperte al femminile di Shirley Jaffe e Charmion von Wiegand al Kunstmuseum.
In generale la settimana svizzera di Art Basel si conferma un momento importante sia per definire la temperatura del mercato che trend prima della pausa estiva e a termine di un calendario dell’arte sempre più denso e sempre più soggetto a quella che pare una sovrasaturazione ormai dell’offerta globale che, date le nuove condizioni economiche e sociali, porta anche i collezionisti a essere sempre più conservativi e selettivi ed emozionali solo quando si costruiscono piuttosto relazioni personali e vengono offerte esperienze speciali in cambio della propria fedeltà.
Questo sembra averlo capito bene e integrato nella propria strategia, ad esempio una galleria come Hauser & Wirth che ha organizzato direttamente da Basel voli privati per coccolare poi i propri collectors nella sede di Menorca a seguito della fiera.
Basel rimane comunque un appuntamento che molti non vogliono perdersi, e una buona occasione di incontri e scambi sia per i collezionisti ma soprattutto per professionisti, al fine di programmare la prossima stagione sia espositiva che di mercato.