Domani, 18 settembre, alla C+N Gallery CANEPANERI di Milano inaugura la mostra: A Hyena Wore My Face Last Night visitabile fino al 18 ottobre 2025
C’è qualcosa di irriverente e magnetico nel titolo della nuova mostra presso la C+N Gallery CANEPANERI di Milano: A Hyena Wore My Face Last Night. Non un titolo scelto per stupire, ma un invito a scivolare dentro un mondo dove i confini tra umano e animale, realtà e finzione, corpo e maschera si fanno sottili.
Il riferimento è al racconto surreale di Leonora Carrington, La debuttante, in cui una giovane convince una iena a prendere il suo posto a un ballo dell’alta società. È un racconto macabro e ironico, in cui la trasformazione diventa un atto di resistenza, un modo di smascherare convenzioni e rituali sociali. È da questa vena visionaria che nasce la mostra, curata da Joséphine-May Bailey, che mette in dialogo due artiste di generazioni diverse: la scultrice britannica Holly Stevenson e la pittrice francese Amélie Peace.
Maschere, tacchi e metamorfosi
Le ceramiche di Stevenson oscillano tra il giocoso e l’inquietante: maschere facciali che sembrano strumenti estetici distorti in sembianze animali, tacchi che si trasformano in zampe, figure che incarnano la fame vorace della iena. Sono oggetti che vivono in uno spazio ambiguo, tra costume e corpo, reliquia e feticcio. E soprattutto, parlano delle ansie e dei rituali che accompagnano la metamorfosi: l’arte di Stevenson non mostra solo il travestimento, ma il momento in cui qualcosa dentro di noi si sposta, cambia pelle.
Sguardi che sfidano
Accanto alle sue sculture, i dipinti di Amélie Peace raccontano corpi che non si lasciano incasellare. Donne che si stringono, che indossano pellicce, che mimano gesti animali: sono immagini sospese tra intimità e alienazione, delicatezza e ambiguità. I loro sguardi diretti sono insieme invito e sfida, chiedono a chi guarda di lasciarsi mettere in discussione. Le sue acqueforti – Wolf Skin, Entre Chien et Loup, Méconnaissable – ampliano questa indagine: la pelle del lupo diventa abito, ornamento, seconda pelle. In ogni caso, ciò che sembra mostruoso si mostra senza vergogna.
Il filo rosso delle surrealiste
Il dialogo tra Peace e Stevenson non è solo formale: è un terreno comune che affonda le radici nella tradizione surrealista al femminile, da Carrington a Remedios Varo, da Dorothea Tanning a Leonor Fini. Figure che hanno usato la metamorfosi come linguaggio di libertà e come gesto di resistenza. Qui, la iena non è soltanto simbolo, ma tattica: un modo di attraversare il mondo con malizia, ironia e curiosità.
Perché andare a vedere la mostra
A Hyena Wore My Face Last Night non è una mostra rassicurante, e non vuole esserlo. È un invito a perdersi in un territorio di soglie, dove il corpo diventa maschera, e la maschera rivela più che nascondere. È un viaggio dentro l’identità come spazio instabile, fluido, fatto di prestiti e di travestimenti.
A Milano, fino al 18 ottobre 2025, la C+N Gallery CANEPANERI ci regala un’occasione rara: vedere come due artiste – una alla sua seconda collaborazione con la galleria, l’altra già protagonista di mostre al Freud Museum di Londra – riescano a intrecciare linguaggi diversi in un racconto comune.
Un racconto che, come la iena di Carrington, sorride con zanne affilate e ci osserva con uno sguardo che non possiamo evitare.

📍 C+N Gallery CANEPANERI
Foro Buonaparte 48, Milano
🗓 18 settembre – 18 ottobre 2025
⏰ Inaugurazione: 18 settembre, ore 18-21
Le artiste e la curatrice
Amélie Peace (Cannes, 1997) vive e lavora a Londra. La sua pittura esplora intimità e identità attraverso gesti fluidi e immagini sospese tra realtà e immaginazione. Ha preso parte a residenze internazionali, tra cui Palazzo Monti (2025).
Holly Stevenson (Norfolk, 1975) è un’artista britannica che lavora con la ceramica, intrecciando psicoanalisi e pratiche surrealiste. Ha esposto al Freud Museum di Londra e a Frieze Sculpture.
Joséphine-May Bailey (Londra, 1997) è curatrice e storica dell’arte, con oltre 30 mostre curate in Europa e Regno Unito. La sua ricerca si concentra su pratiche emergenti, narrazioni femministe e cultura materiale.