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AreaB: arte figurativa e cultura sostenibile

del

Fondata a Milano nel 2008 AreaB è una galleria che coniuga il gusto per l’arte figurativa contemporanea ad una visione accessibile e coerente del collezionismo. Nata da un progetto familiare e cresciuta nel cuore della città, ha costruito nel tempo un rapporto diretto con artisti, curatori e collezionisti, lavorando con grande attenzione alla qualità e alla continuità. In questa intervista, Isabella Tupone, racconta come è cambiato il loro pubblico, quali sono le sfide del mercato post-pandemia, il ruolo del digitale e delle fiere, e come si può ancora coltivare un’idea di galleria sostenibile, aperta e capace di far innamorare dell’arte chi la incontra.

M.M.: Come nasce la vostra galleria? Qual è la storia del progetto e quale visione ha guidato la sua fondazione? Qual è il percorso che vi ha portato ad essere galleristi?

I.T.: Il nostro progetto nasce in seno ad una attività di mercante, intrapresa dalla mia famiglia sin dagli anni ‘80. A un certo punto abbiamo sentito l’esigenza di ampliare la nostra offerta, ma soprattutto di aprirci a nuovi progetti più propriamente “di galleria” come la ricerca dei giovani e la passione per la nuova figurazione.

M.M.: Quali sono i tratti distintivi di AreaBCosa vi caratterizza nel panorama italiano e quale visione guida il vostro lavoro, oggi e nel lungo termine?

I.T.: Abbiamo sempre avuto due anime in armoniosa convivenza, quella storicizzata, che si concentra su scultura e pittura di epoca moderna, e quella di ricerca, che coinvolge il contemporaneo e le nuove proposte. Questa è la nostra caratteristica principale, unita alla passione per la pittura figurativa contemporanea.

M.M.: Quali sono oggi le principali sfide nella gestione quotidiana di una galleria d’arte contemporanea in Italia? Dal mercato alla burocrazia, passando per la sostenibilità e il rapporto con il pubblico, cosa significa fare questo mestiere oggi?

I.T.: Le sfide sono molteplici: in primis la burocrazia, che nulla fa per agevolare il nostro lavoro e l’espansione verso l’estero. Si parla tanto di mancanza di artisti italiani nel panorama internazionale, ma domandiamoci perché, dal momento che abbiamo un apparato di regole e procedure per l’export che farebbero impallidire il vecchio azzeccagarbugli. A questo si aggiunge un’aliquota IVA proibitiva e penalizzante per chi acquista e chi commercia, tanto da sembrare “punitiva” per il collezionista.

Bisogna far passare il messaggio che collezionare arte non è una colpa, ci sono molti giovani che vorrebbero iniziare una collezione, magari partendo da pezzi piccoli e poco impegnativi, ma si sentono frenati. Coltivare collezionisti eleva il livello culturale di un Paese, favorire la commercializzazione dell’arte dovrebbe essere fisiologico e naturale per l’Italia, che si fonda sulla bellezza della propria cultura artistica, letteraria, architettonica. Tutti questi elementi non aiutano, anche nel rapporto con il pubblico.

Irene Balia, Il sogno, 2023, Acrilico su tela, cm 100×120

M.M.: Come descrivereste il vostro roster di artisti? Quali sono i criteri con cui selezionate e seguite gli artisti rappresentati?

I.T.: I nostri artisti, dagli scultori ai pittori, sono figurativi. I criteri per la scelta degli artisti passano dalla tecnica usata fino ai temi. Indubbiamente un grosso peso li hanno anche i sentimenti che ci trasmettono; se l’artista riesce a trasmetterci qualcosa con l’opera, lo scegliamo senza esitazione.

M.M.: Quante mostre organizzate in media ogni anno e con quale approccio curatoriale? Come costruite la programmazione e che ruolo ha il dialogo con il territorio o con la scena internazionale?

I.T.: In media realizziamo 4-5 mostre l’anno. La scelta delle esposizioni dipende soprattutto dai temi che desideriamo sviluppare o che sentiamo più urgenti. L’anno scorso abbiamo realizzato una collettiva di sole artiste donne intitolata “Any Questions?” dove le pittrici parlavano del ruolo della donna negli ultimi anni. Non consideriamo importante legarci alle tendenze artistiche ma ai temi contemporanei come il ruolo della donna, l’ambiente o le paure/ansie delle nuove generazioni. Anche la città di Milano è per noi fonte di ispirazione come confermano le mostre di Laura Giardino o quella di Nicola Nannini dedicata alle olimpiadi invernali Milano-Cortina che inaugureremo nel 2026.

M.M.: Chi è il vostro pubblico di riferimento? Collezionisti privati, aziende, istituzioni, giovani appassionati? Come si compone e come evolve nel tempo?

I.T.: Abbiamo la fortuna di avere collezionisti in tutti gli ambiti e di tutti i livelli, anche grazie alla nostra offerta ampia che può incontrare i gusti e le “tasche” di molti. Molti giovani collezionisti si rivolgono ad AreaB con la certezza di avere una selezione di artisti di qualità al giusto prezzo, lo stesso vale per la nostra offerta di “storicizzato”, sempre curata e con prezzi in linea con il mercato. Abbiamo dimostrato serietà e costanza anche nella parte curatoriale e documentale: pubblicando bei cataloghi, scegliendo curatori seri, preparati, lavorando così in una direzione comune con i nostri artisti, valorizzando il loro lavoro e contribuendo a costruire e documentare la loro storia…e dunque la nostra. Tutto serve a consolidare fiducia, presenza e serietà.

Francesco De Molfetta, Lupus in Fabula, Porcellana policroma con interventi a terzo fuoco, cm 20x30x20

M.M.: Come si comportano oggi i collezionisti? Quali sono le nuove abitudini d’acquisto? Quanto incide il digitale nel processo di vendita? I collezionisti acquistano anche online?

I.T.: Di certo oggi l’acquisto online tramite piattaforme come Artsy, ha avuto un grosso incremento, ma dalla nostra esperienza il collezionista “tradizionale” preferisce sempre il rapporto one to one con il gallerista, per toccare con mano la concretezza del lavoro e la serietà della realtà a cui si rivolgono per fare i loro investimenti.

M.M.: Com’è cambiato il profilo del collezionista rispetto al passato? Cosa cercano oggi? Perché si colleziona? Prevale la passione, l’investimento o un desiderio di riconoscimento culturale?

I.T.: I collezionisti si sono evoluti come si sono evolute le gallerie, oggi esplorano nuovi media, nuove metodologie di acquisto e materiali. La loro crescita va di pari passo con quella dell’offerta che gli viene proposta.
Le motivazioni sono sempre le stesse e non penso cambieranno, c’è chi acquista per puro investimento, chi solo per amore di un’opera o di un artista…personalmente non ho mai incontrato nessuno che sentisse il bisogno di collezionare per avere un riconoscimento culturale, anzi, ho visto sempre molta passione e trasporto, negli occhi dei nostri clienti.

M.M.: Che ruolo gioca la comunicazione digitale nel vostro lavoro? Come gestite la presenza social della galleria? Quali strumenti o strategie usate per promuovere artisti, mostre e fiere?

I.T.: Ormai il mondo digitale è qualcosa di importante per le gallerie. Noi aggiorniamo i nostri profili social quasi quotidianamente, abbiamo implementato la nostra presenza su Artsy creando diverse mostre online durante l’anno.

Durante le fiere o le mostre creiamo dei QR-code collegati al nostro sito dove viene raccontata l’opera, l’artista o recentemente dei giochi per far divertire e conoscere meglio gli artisti presentati. Per noi il mondo digitale non deve sostituire l’oggetto artistico, ma deve affiancarsi a esso.

Antonio Bardino, Resistenze, 2024, Olio su tela, cm 95X95

M.M.: Com’è andato il 2024 dal punto di vista commerciale? Avete registrato cambiamenti nelle vendite, nei canali più efficaci o nel comportamento dei collezionisti? E per il 2025, quali strategie pensate di rafforzare per consolidare o ampliare il vostro mercato?

I.T.: Il 2024 è stato per tutti un anno non facile. L’incerto assetto internazionale, la generale economia in sofferenza, non hanno aiutato…ma non ci siamo persi d’animo ed abbiamo continuato a percorrere le nostre strade ed a cercarne di nuove.
Le fiere restano un terreno interessante, seppur “drogate” da costi altissimi e servizi scadenti per chi vi partecipa, abbiamo quindi deciso di investire di più sulle mostre, sul rinnovamento dell’offerta in galleria, incrementando il numero e la varietà delle stesse per sfruttare un asset fatto a nostra immagine e somiglianza, cercando di aumentare la presenza di pubblico, senza dover sostenere ulteriori costi di stand, trasferte e trasporti, sempre molto onerosi. Anche il canale digitale ha avuto un suo ruolo aprendoci a nuovi collezionisti stranieri e permettendoci di promuovere i nostri artisti al di fuori del territorio italiano con un certo successo.

Per il 2025 faremo lo stesso, privilegiando mostre di qualità, ricercando artisti nuovi che sappiano interpretare il presente, ma anche coltivando quelli già presenti.

M.M.: Su cosa state lavorando ora? Potete anticiparci qualche progetto in arrivo, collaborazioni o direzioni nuove che avete deciso di intraprendere?

I.T.: L’arrivo delle Olimpiadi invernali a pochi passi da noi, ci ha ispirati per un grande progetto con Nicola Nannini, uno dei nostri migliori artisti, grande interprete della figurazione contemporanea che proporrà un inverno intensamente pittorico !

Nicola Nannini, Bonjour monsieur Gauguin, 2023, Olio su tela, cm 72×102
Mariaelena Maieron
Mariaelena Maieron
Mariaelena Maieron, curatrice indipendente e producer editoriale. Si occupa di arte contemporanea con un interesse specifico per le dinamiche del mercato e per i linguaggi interdisciplinari. Ha esperienza nella progettazione artistica, nella comunicazione culturale e nel coordinamento tra artisti, istituzioni e media. Affianca alla pratica curatoriale un'attività editoriale che esplora le connessioni tra arte, moda, design e letteratura. Scrive e lavora con l’obiettivo di valorizzare progetti che generano impatto culturale e sociale, attraverso il racconto delle storie dell’arte e dei suoi protagonisti.

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