Venerdì 16 novembre ha aperto i battenti la 29° Mostra Mercato d’Arte Moderna e Contemporanea ArtePadova, che chiuderà lunedì 19 alle h 13. Centoventotto le gallerie partecipanti, con un livello medio di proposte decisamente più alto degli scorsi anni, anche se i veri e propri capolavori offerti sono — come forse è giusto che sia — in numero estremamente ridotto.
La parte del leone la fa la Galleria Mazzoleni (stand 150) che quest’anno propone, tra l’altro, un bel Concetto spaziale, Attesa blu del 1964-65 di Fontana, tre Burri (tra cui una Muffa del 1951 e un Multiplex del 1981 molto bello), alcuni Vedova storici (due Senza titolo del 1959 ma anche un Cantiere del 1946-47) e, ancora, tre bellissimi Alviani. Altre gallerie con un’offerta molto interessante sono Maco Arte di Padova (98), con opere storiche di Birolli, Santomaso, Turcato, Dorazio ma anche due piccoli e preziosi Boetti e quattro deliziosi disegni di Baruchello; Santo Ficara (178) con un bellissimo Mainolfi e un grande Turcato; Tonelli (126) di cui segnalo in particolare una piccola ma intrigante scelta di opere di Fontana.
Lo stand più sorprendente è però quello di Gino Monti (172), completamente dedicato a Gino De Dominicis, a 20 anni dalla scomparsa: una vera e propria retrospettiva con una quindicina di opere che vanno dal 1964 al 1997.
Come sempre, alcuni artisti sembrano essere privilegiati per il loro fortunato momento di mercato: è il caso di Achille Perilli, onnipresente nella fiera di quest’anno, probabilmente in vista delle diverse retrospettive in arrivo — prima fra tutte quella all’Ermitage di San Pietroburgo che aprirà a metà dicembre prossimo — e della pubblicazione del Catalogo Ragionato delle opere.
In realtà, oltre a Perilli, diversi artisti provenienti dal Gruppo Forma 1 risultano molto rappresentati in quest’edizione di ArtePadova: Carla Accardi, Piero Dorazio e Giulio Turcato. Un altro autore praticamente onnipresente negli stand è Piero Gilardi (ma quanti Tappeti natura ha prodotto?), come pure Alberto Biasi e in generale gli esponenti dell’arte cinetica e programmata. Poi ancora si nota una presenza alquanto massiccia di opere di Roberto Crippa, Agostino Bonalumi, Bernard Aubertin, Salvatore Licata, Claudio Olivieri, per finire — un po’ sorprendentemente — con Georges Mathieu, artista non comune nel panorama collezionistico italiano. In chiara flessione invece, rispetto agli anni passati, Mario Schifano e in generale la Scuola di Piazza del Popolo, come pure Turi Simeti, di cui sta forse passando il momento di boom.
Il problema è che spesso, per riuscire a esporre l’autore trendy, vengono messe in vendita opere di qualità piuttosto standard, e non è raro che — rispetto ai dipinti — le cose più interessanti si trovino nella dimensione del disegno o comunque dell’opera su carta: ad esempio, proprio per quanto riguarda Perilli, Globart Investment di Firenze e Art Investment di Milano (stand 16) propongono una bella scelta di disegni degli anni Cinquanta e Sessanta. E ancora, rimanendo nell’ambito delle opere su carta, troviamo cose notevoli da Gomiero di Padova (stand 36 — un bel Marino Marini del 1935; due Sironi; dei deliziosi Giò Ponti…), da Arteelite di Savona (35 — un’interessantissima antologia di Futuristi, e anche un bel Nudo di Le Corbusier del 1962), da De’ Bonis di Reggio Emilia (136 — piccoli ma bellissimi Guttuso).
Vi sono però anche gallerie attente a un’offerta personale e raffinata, a volte lontana dal mainstream: è il caso di Eidos di Asti (stand 72), che propone autori poco frequentati come Bruno Di Bello o Reale Frangi, ma anche due begli Hartung e un disegno di palme molto stilizzato ed elegante di Mario Schifano. Oppure di Sirio di Padova-Milano (104) con diversi bei Veronesi e un interessante Ennio Finzi (K 16, 1957); Ca’ di Fra’ (80 – Pad. 7) che prosegue il suo recupero degli artisti del Gruppo del Cenobio; Scarchilli di Roma (80 – Pad. 8), che offre opere di Claudio Cintoli e, tra l’altro, due notevoli lavori degli anni Sessanta di Giosetta Fioroni, un bel piccolo Accardi e un progetto storico di Christo: Valley curtain (Project for Colorado) del 1970.
Tra le proposte più propriamente contemporanee segnalo il bel Senza titolo (Lightning over Paris) di Cristiano Pintaldi (Contini Contemporary di Londra, stand 130) e il dipinto dell’artista lettone Edite Grinberga della Galleria Forni (166)
Permettetemi però di concludere con una mia personalissima top ten tra le opere viste in Fiera. Diciamo pure: quelle che mi piacerebbe possedere, anche se dubito fortemente di vedermele recapitare in regalo all’uscita di questo articolo…
— Jacques Wolf: La toilette, 1930-34, Galleria Matteotti di Torino (stand 206). Inizio forse inaspettatamente da questo dipinto di un artista francese (1896-1956) che fece parte dei cosiddetti “orientalisti”. È un quadro dal grande fascino, sospeso tra realismo magico e sensualità balthusiana;
— Felice Casorati: Cerere II, 1930-33, Artemisia Fine Art di Londra (16). A proposito di “realismo magico”… però un Casorati meno severo, dove la stilizzazione non inficia una carnalità del resto insita nel soggetto. Grande (cm 210×114) tempera su tela, ma chi ha avuto la geniale idea di attaccare — presumibilmente qualche decennio fa — sulla tela in basso a sinistra una etichetta Dymo recante autore e titolo?
— Pier Paolo Calzolari: Senza titolo, 1970, ARTantide.com, Verona-Pechino (170). Un’opera di valore museale, di grandi dimensioni (cm 75×201) e del pieno periodo di sperimentazione, da parte dell’artista, di materiali come sale, piombo, ruggine;
— Il grande Sughero del 1959 di Roberto Crippa (provenienza Collezione Iolas) proposto da Lara e Rino Costa di Valenza (AL), stand 142;
— Il Concetto spaziale, Attesa di Fontana, il Multiplex di Burri e uno dei Senza titolo di Vedova della Galleria Mazzoleni di cui si è detto a inizio articolo;
— Il rarissimo Composizione (Pagliaccio) del 1916 di De Pisis — tra Futurismo e Dada — della Galleria Matteotti;
— Il minuscolo Mark Tobey del 1961 proposto dalla Galleria Accademia di Torino (24);
— Daniel Spoerri: Tableau piège, 1972, di Soave Arte Moderna e Contemporanea di Alessandria (102), che presenta una buona selezione di opere di Nouveau Réalisme degli anni Sessanta e Settanta (bella la piccola Compressione di César, mia undicesima scelta).
Segnalo, in coda, la solita maleducazione già lamentata in passato: molti “galleristi” non solo non salutano o non alzano nemmeno il naso dai loro smartphone, ma spesso non rispondono neanche al saluto loro rivolto da quello che dovrebbe o potrebbe essere un potenziale cliente…