Un titolo che dir programmatico è poco, “…nell’incanto del caveau…“. Per la sua asta n. 849 di arte moderna e contemporanea di ottobre – 3 fine settimana per un totale di 6 sessioni e 520 lotti – Meeting Art ha messo insieme un catalogo con punte di qualità che da tempo non si vedevano nella proposta della casa di Vercelli. Un’asta densa, ricca di spunti e suggestioni anche se – è bene dirlo subito – quasi tutto si concentra nella prima sessione.
E’ qui, infatti, che troviamo quei lavori usciti dai caveau di grandi collezioni private che hanno ispirato, evidentemente, il titolo del catalogo e che in molti casi sono una perfetta rappresentazione dello stile e dell’arte di chi l’ha create. E questo già dai primi lotti che saranno battuti il 6 ottobre a partire dalle ore 15.30, tra i quali incontriamo, ad esempio, una bella china 3D di Remo Bianco datata 1960 (lotto 5, stima 10-12.000 euro).
Per non parlare della bella carta di Achille Perilli proposta immediatamente dopo (lotto 6, stima: 9-10.-000 euro) o della piccola tela di Mario Nigro che troviamo al lotto 7 con una stima di 27-30.000 euro. Ma davanti ad una messe così importante di opere è impossibile citare tutto quello che c’è di significativo ed è necessario fare selezione per portare alla vostra attenzione quello che ci sembra più significativo. Anche se poi ognuno ha il suo gusto e il consiglio finale sarà sempre lo stesso: studiatevi con attenzione il catalogo alla caccia del pezzo che vi faccia innamorare.
Continuando a sfogliare il catalogo troviamo, così, al lotto 13, Struttura 10A-1965 (1965) di Marcello Morandini. Esemplare 2/2, valutato 21-24.000 euro, questo lavoro appartiene alla prima fase della carriera dell’artista mantovano che ha iniziato nel 1964 a creare le prime opere tridimensionali che poi esporrà proprio nel 1965, anno dell’opera in catalogo, nella sua prima personale di Genova, curata da Germano Celant.
E da citare è certamente Fiori di Primavera, rosa tenue, argento, lavoro del 2013 di Ettore Spalletti (lotto 14, stima: 45-50.000 euro), come anche Cielo (1998-99) di Walter Valentini al lotto 21: tecnica mista su 2 tavole di grandi dimensioni (300x300x13 cm) stimato 48-54.000 euro. Un bell’esempio di quelle tavole che Valentini inizia a creare negli anni Ottanta e che lo renderanno famoso a livello internazionale. Tavole che l’artista scava per creare delle profondità e delle depressioni, dove applica frammenti granulosi di materia sbriciolata, simili a sassolini o sabbia.
E poi, lavori storici di Dadamaino, Alberto Biasi, che vi portano a metà sessione dove, al lotto 27, troviamo un delizioso “arazzino” di Alighiero Boetti: Il progressivo svanir delle consuetudini (1989), uno del lotti più pregiati di questa prima parte d’asta, presentato in catalogo con una stima di 54-65.000 euro; a cui segue un lavoro splendido di Hsiao Chin: FQ-146, creato negli anni Cinquanta ed esposto negli stessi anni alla Galleria Blu di Milano (lotto 30, stima: 14-16.000 euro).
Al lotto 38 incontriamo, invece, Paul Jenkins con un olio su tela del 1960, Phenomena Y to X, in catalogo con una stima di 54-60.000 euro. E così arriviamo al primo top lot dell’asta: un olio su tela di Georges Mathieu del 1969 (lotto 39, stima: 125-150.000 euro), che per datazione appartiene alla fase più matura della sua produzione, che segue il riconoscimento internazionale degli anni Cinquanta.
Ricchissima all’inverosimile di lotti pregiati, la prima sessione offre poi, al lotto 41, un Negativo-Positivo di Bruno Munari del 1995, bello ma forse un po’ sovra-stimato considerata la datazione, anche se le dimensioni sono ragguardevoli (160×160 cm): 63-70.000 euro. Cinque lotti dopo ecco Emilio Isgrò, artista che sta vivendo un vero e proprio momento d’oro sul mercato e qui rappresentato con un’opera storica transitata anche dalla Collezione Carlo Pelizzari: In Infinitum del 1971 – l’anno precedente la sua prima partecipazione alla Biennale di Venezia, ma soprattutto l’anno della celebre “autocancellazione” Dichiaro di non essere Emilio Isgrò -, offerta ad una stima di 54-60.000 euro.
Passata un’opera tarda di A. R. Penck – Herausforderung del 2005 (lotto 49, stima: 80-90.000 euro) – ecco il secondo top lot dell’asta: Comme des oiseaux, capolavoro del 1965 di Jean Paul Riopelle, proposto al lotto 52 con una stima di 125-140.000 euro. 7 lotti dopo, ecco anche il terzo top lot: Dati due istanti – lavoro… bachelite del 1972 di Vincenzo Agnetti stimata 100-110.000 euro. E in rapida sequenza il quarto: Wrapped Walk Ways, progetto di Christo per l’Ueno Park di Tokyo, datato 1970 e mai realizzato. Per questo lavoro, proposto al lotto 60, la stima è 150-180.000 euro.
Si chiude così, col botto, la prima sessione che lascia il campo alla seconda (domenica 7 ottobre), bella ma meno densa e dove sono da segnalare il piccolo olio Paese nella Valle (1928) di Mario Sironi, presentato al lotto 93 con una stima di 45-50.000 euro. E merita attenzione anche la Natura morta sulla spiaggia (1949) al di Filippo De Pisis (lotto 96, stima: 12-15.000 euro), artista che ha fatto molto bene nel primo semestre di quest’anno. E sempre De Pisis lo ritroviamo al lotto 110 con Natura morta con fiori e quadro del 1939 che vanta un bel curriculum espositivo. In questo caso la stima è di 26-30.000 euro.
Pregevole anche Diplomatico collage del 1975 di Enrico Baj, valutato 54-60.000 euro (lotto 119). Lotto che prelude all’opera più importante dell’asta Meeting: Fiori, piccolo olio su tela del 1962 a firma di Giorgio Morandi (lotto 120, stima: 250-300.000 euro) che chiude la seconda sessione.
Seppur ancora interessante, il ritmo dell’asta rallenta ulteriormente nella terza sessione (sabato 13 ottobre) che apre ad una proposta artistica di buona qualità e dai prezzi certamente più accessibili. E per questo da studiare bene per cogliere qualche “chicca”. Come può essere, ad esempio, la piccola china su fogli di plastica di Remo Bianco del 1956 proposta al lotto 205 o l’intreccio di Armando Marrocco (1968) al n. 207.
La quarta sessione (domenica 14 ottobre) mi pare invece, tutto sommato, trascurabile, se non fosse per il lotto 291: Vaso di Fiori (1949-1959) di Filippo De Pisis, valutato 21-24.000 euro; o per le opere di Baj e Christo ai lotti 319 e 320. Non diverso lo scenario del penultimo appuntamento (sabato 20 ottobre) dove tra le pieghe del catalogo troviamo un lavoretto di Isgrò del 2003 (Caput Mundi, lotto 374), una carta di Luigi Veronesi del 1955 (lotto 406) e poco altro. Niente di notabile, infine, nella sesta sessione (domenica 21 ottobre) che chiude un’asta che forse poteva aspirare ad una selezione maggiore per essere veramente una vendita notevole.