Le auto d’epoca hanno acquisito, anno dopo anno, un interesse e una considerazione sempre crescente, sia tra gli appassionati sia tra il pubblico in generale, e costituiscono oramai un settore consolidato del mercato dell’arte, rappresentando un bene rifugio che, pur influenzato dalle tendenze del gusto e del costume, restituisce un grande valore emozionale e, spesso, anche monetario.
Ormai da tempo, il Report Art & Finance di Deloitte Private Italia , avvalendosi di Automotive Data Evaluation Market Yield Ltd (ADEMY), società inglese specializzata nei servizi di advisory ed analisi del mercato delle Classic Car, dedica a questo mercato una sezione specifica, analizzandone trend e risultati, con l’obiettivo di contribuire ad identificare i modelli con il rendimento più alto e le principali tendenze del mercato delle auto d’epoca in base al prezzo di aggiudicazione.
Sebbene le transazioni di tali beni avvengano spesso tra privati e siano pertanto difficilmente tracciabili, a partire dalla fine degli anni ‘90 le principali case d’asta hanno iniziato a mettere all’incanto anche le auto classiche, consentendo così di tenere traccia di tali operazioni e dei valori economici associati.
Oggi le principali aste sono quelle di Artcurial, Bonhams ed RM a Montecarlo, ma non mancano numerose case d’asta, anche a livello locale, che mettono all’incanto singole autovetture e/o intere collezioni.
L’analisi dei dati provenienti da queste aste, comparati con altri indici disponibili, rivela come le autovetture d’epoca di maggiore interesse siano spesso quelle che gli appassionati ammiravano durante la loro adolescenza.
Attualmente, i modelli più ricercati sono quelli sportivi dagli anni ’80 agli anni ’90; in Europa, questo include vetture sportive come le prime BMW M, mentre negli USA, le auto giapponesi dello stesso periodo stanno guadagnando un notevole seguito.
Secondo il report di Deloitte, “Il 2023 è stato un altro anno di soddisfazione per il mercato che dopo un 2022 da record … […]. A dimostrazione del buono stato di salute del mercato è possibile esaminare il Prezzo medio di aggiudicazione (rapporto tra fatturato delle aste e numero di auto vendute) [delle aste in presenza, escluse quelle solamente on line), ai massimi storici (€ 138.827 dopo i minimi del 2009 con la crisi finanziaria e quello del 2020 (pandemia), sopra il record dei 134.997 Euro registrato nel 2015”.
“Anche in termini di fatturato e numero di auto vendute, nel 2023 il mercato si conferma solido anche se in assestamento dopo il record del 2022. Nel 2023 il fatturato supera complessivamente €1,5 Mld, ben al di sopra di ogni rilevazione precedente, anche se in riassestamento (-14%) rispetto al record del 2022. In termini di numero di auto vendute, il 2023 si chiude con 11.232 aggiudicazioni, in calo (-17,1%) rispetto all’anno precedente, ma sui massimi registrati dal mercato pre-pandemia”.
Ciò nonostante, emerge come il tasso di vendita (vale a dire la percentuale di veicoli venduti rispetto a quelli offerti) è diminuito di circa l’1% all’anno negli ultimi 5 anni, a riprova dell’ipotesi che l’offerta sia ormai più che sufficiente a soddisfare la domanda.
Infatti “Nel 2023, il tasso medio di sell-through è stato del 67%, al di sotto del punto minimo del 68% del 2020. E se si analizza questo dato alla luce dell’aumento dei lotti senza riserva, il tasso di vendita delle auto con riserva è stato del 57%, quasi un invenduto su due”.
Ciò rafforza ulteriormente l’ipotesi che l’offerta sia ormai più che sufficiente a soddisfare la domanda.
La maggior parte delle auto vendute si colloca nella fascia di prezzo tra € 12.000 e € 30.000; sono i lotti con valori inferiori a € 12.000 e superiori a € 100.000 ad aumentare di più in volume durante il 2023, con una crescita fino al 14,7%.
Per quanto riguarda i Top Lot, ovvero le auto più costose, la crescita è stata stabile su base annua, registrando una lieve pausa, considerando che i volumi erano costantemente raddoppiati negli ultimi 10 anni.
Sempre secondo il report di Deloitte, “Una indagine condotta su 500 collezionisti in Europa, conferma tuttavia ottimismo per il settore. Solo il 24% ritiene che i prezzi scenderanno, il 48% si aspetta un aumento, mentre il 57% è generalmente ottimista riguardo al futuro”.
Nell’orientarsi all’acquisto, gli esperti consigliano di concentrarsi su modelli con modesto numero di esemplari prodotti o sopravvissuti (nell’odine delle centinaia), immacolati ed a bassa percorrenza se recenti, perfettamente restaurati e con storia tracciata se costruiti prima del 1980.
Prima di procedere all’acquisto, è essenziale considerare le diverse legislazioni che disciplinano tali beni, in primis il Codice dei beni culturali (d. lgs. 22 gennaio 2004, n. 42 e succ. mod., di seguito “CBC”), la Legge sul diritto d’autore (legge n. 633 del 22 aprile 1941 e succ. mod.) e il codice della strada (d.lgs. 30 aprile 1992, n. 285, di seguito “CdS”), e le conseguenze che la loro applicazione potrebbe avere sull’uso e sulla disponibilità del veicolo.
Ai sensi degli articoli 65, co. 3, lettera c) e 67, co. 2 del Codice dei beni culturali, l’uscita definitiva dal territorio nazionale dei mezzi di trasporto aventi più di settantacinque anni è di norma soggetta ad autorizzazione, anche se è consentita la uscita per la partecipazione a mostre e raduni internazionali.
Se la singola autovettura è riconosciuta di interesse culturale specifico, in seguito alla relativa dichiarazione (ai sensi dell’articolo 13 CBC), allora tale bene non potrà essere demolito e ogni uso restauro dovrà essere autorizzato dalla Soprintendenza e in caso di trasferimento della proprietà sarà necessario inoltrare denuncia di trasferimento al Ministero (ex art. 59 CBC), affinché lo Stato o l’ente territoriale competente possa esercitare il diritto di prelazione (ex art. 60 CBC).
In caso di interventi illeciti sul bene, di violazione delle norme in materia di alienazione, di falsificazione, sono previste sanzioni penali o amministrative, a seconda della gravità del comportamento.
Di recente, ha suscitato grande attenzione mediatica la dichiarazione di interesse culturale emessa per la Ferrario 250 GTE(2+2 seconda serie Polizia, realizzata a Maranello nel 1962, con telaio 3999 e carrozzeria Pininfarina, targa Polizia 29444 ), realizzata a Maranello nei primi anni Sessanta per la polizia, ritenuta “assolutamente straordinaria, proprio perché nata, accessoriata e rifinita diversamente dalle altre vetture sportive omologhe, per essere appositamente donata dalla Ferrari al Corpo di Pubblica Sicurezza di Roma nel 1962 e [rimanendo] l’unica, delle due costruite, ad essere sopranista e a conservarsi ancora oggi in ottime condizioni” (decreto di dichiarazione di interesse eccezionale del Ministero Prot. n. 8474 del 7 marzo 2022) e soggetta ai relativi (sopra indicati) vincoli.
Se il modello presenta valore artistico, l’autovettura è tutelata anche come opera dell’ingegno e, di conseguenza, qualsiasi riproduzione è sottoposta all’autorizzazione del designer autore del modello (o, più frequentemente, della casa automobilistica che ne ha commissionato la realizzazione e acquisito i diritti), per tutta la durata di protezione prevista, ovvero 70 anni dalla morte dell’autore.
L’apprezzamento del valore artistico dovrà comunque essere oggetto di specifica valutazione da parte del giudice, e i casi di riscontro positivo non sono stati numerosi.
Uno dei modelli che è stato riconosciuto meritevole di tutela autoriale è la Ferrari 250 GTO che “valutata nel suo insieme non può che apparire come un’opera dell’ingegno di carattere creativo, tenuto conto dell’assoluta armonia della forma globale e degli elementi esteriori che la compongono, della morbidezza delle linee, delle proporzioni e, non ultimo, di taluni specifici elementi (le marmitte sporgenti, le prese d’aria sul fianco, sul lato posteriore, sul cofano) che conferiscono alla forma complessivamente morbida e sinuosa un tratto di discontinuità particolarmente creativo” (Tribunale di Bologna, sentenza n. 47 del 9 gennaio 2024); e, in quanto tale, le repliche realizzate da terzi sono state sanzionate come illecite contraffazioni.
Quanto al codice della strada, occorre tenere conto che l’art. 60 CdS suddivide le auto due categorie: i “veicoli d’epoca”, cancellati dal PRA (e iscritti in un apposito elenco presso il Centro storico del Dipartimento per i trasporti terrestri) e conservati in musei, che possono circolare solo in occasione di apposite manifestazioni o raduni autorizzati, con targa provvisoria e autorizzazione speciale rilasciata dalla Motorizzazione;
e i “veicoli di interesse storico e collezionistico”, ovvero quelli costruiti da oltre 30 anni, di cui risulti l’iscrizione nei registri ASI, Storico Lancia, Italiano FIAT, Italiano Alfa Romeo, Storico FMI e che possono circolare purché posseggano i requisiti previsti per questo tipo di veicoli, determinati dal regolamento del CdS, ovvero siano iscritti al PRA e in possesso del Certificato di Rilevanza Storica (CRS) del veicolo che è una certificazione attestante la rispettiva data di costruzione, nonché le caratteristiche tecniche conservino le caratteristiche originarie di fabbricazione, salvo le eventuali modifiche imposte per tali veicoli sui sistemi di frenatura, sui dispositivi di segnalazione acustica, silenziatori e tubi di scarico, segnalazione visiva e d’illuminazione nonché sui pneumatici, sospensioni, sui vetri e specchi retrovisori.
I veicoli con più di 30 anni dall’anno di immatricolazione sono esentati dal pagamento della tassa automobilistica, mentre i veicoli di interesse storico e collezionistico con un’anzianità compresa tra i 20 e i 29, in possesso del CRS, possono ottenere la riduzione pari al 50% della tassa automobilistica.
Inoltre, alcune Regioni accordano alle auto d’epoca normative di favore, così ad esempio la Regione Lombardia riconosce a favore dei residenti nel proprio territorio l’esenzione dal pagamento della tassa automobilistica per i veicoli tra i 20 e i 29 anni iscritti nel Registro ACI storico, senza la necessità di ottenere il rilascio del CRS, né di procedere con l’annotazione del CRS sulla carta di circolazione.