L’introduzione di nuovi apparati in grado di fornire la luce nera in forma più stabile e l’immissione sul mercato di una vasta gamma di colori fluorescenti, fosforescenti e luminescenti ad altissima resa estetica sotto luce nera sono state le due principali novità tecnologico/industriali che stanno alla base dell’evoluzione della Black Light Art dagli anni Settanta ad oggi. La prima, in particolare, ha permesso di risolvere alcune problematiche connesse alle prime lampade di Wood, che richiedevano tempi molto lunghi sia per giungere ad una piena intensità luminosa che per spegnersi e raffreddarsi. Oggi, invece, esistono dei LED ultravioletti ad accensione e spegnimento immediato.
Ma il decisivo impulso allo sviluppo della Black Light Art è certamente quello arrivato dal mondo dello spettacolo, con il consolidarsi dell’uso della luce nera negli ambienti giovanili delle discoteche e dello spettacolo. Oggi non è difficile assistere o partecipare a party (musicali e non) con spettacoli di Body Art in cui vengono usati proprio questi colori e queste luci e per i quali l’industria è arrivata alla produzione di colori (e vernici) assolutamente atossici e compatibili con un uso sulla pelle. Non solo: sono nate società che hanno fatto della luce nera il loro core business e che lavorano proprio nell’ambito dell’organizzazione di spettacoli di luce. Una di queste in particolare la Wildfire Lighting & Visual Effects, ha investito anche sulla creazione di materiale ad uso artistico e ha organizzato attorno al proprio direttore artistico, Kent Mathieu, un team di tecnici per lo sviluppo delle tecniche più adatte per usare questi materiali.
Il risultato di questo coinvolgimento di numerosi artisti e tecnici è stato la creazione di una serie di opere dall’effetto scenico molto accentuato. Il dominio completo delle Wdivergenze e delle WConvergenze di Mario Agrifoglio è diventato dunque una realtà. Resta, ovviamente, da valutare quanto un target commerciale e la stretta relazione con il business vincoli la naturale disposizione dell’artista. Il rischio è, infatti, quello di produrre opere che appaghino solo l’occhio, ma che non rappresentino una vera e propria novità espressiva in grado di catturare il mercato dell’Arte vero e proprio.
Le due vie dalla Black Light Art
Le esperienze di questi anni ci mostrano come la Black Light Art si sia evoluta in due strade tra di loro opposte, rispetto ai problemi tecnico/pittorici introdotti dalla luce nera e dalla carenza teorico/pratica della miscelazione dei colori illuminati da essa. In un ambito dove la sintesi sottrattiva spesso fallisce e dove neppure la sintesi additiva può essere di aiuto, l’artista può, infatti, scegliere di limitare gli effetti della relatività delle sensazioni ottiche o di domarli. Nel primo caso cercherà o il metamerismo (ovvero la resa identica di un colore sotto luce solare e sotto luce nera) o di lasciarsi trasportare nella resa dei colori, con un effetto diverso delle opere tra la luce solare e la luce nera. Nel secondo, invece, cercherà di dominare il difetto metamerico (ovvero la trasformazione di un colore sotto luce solare in qualunque altro colore sotto luce nera).
Nella prima direzione si sono posizionati artisti quali Alessandro Lupi, Alfonso Alfo Villa in Italia e, nel mondo, Beo Beyond, Boris Ponomare, Ryan McGinness. Nella seconda direzione si sono posizionati, invece, Mario Agrifoglio e Kent Mathieu. Altri artisti, inoltre, sono attratti dalla poetica del colore fluorescente, ma si pongono in un terreno di confine tra la rappresentazione sotto luce solare e quella sotto luce nera. Tra questi, in Italia, troviamo Rocco fluo Lancia e, in Francia, Nielly Francoise: sebbene entrambi espongano prevalentemente sotto luce solare sono consapevoli della possibile presentazione delle loro opere anche sotto luce nera.
I protagonisti della Black Light Art del XXI secolo
Passeremo ora in rassegna alcuni artisti della Black Light presenti oggi nel panorama artistico nazionale ed internazionale; gli stili, i temi le finalità di ognuno di loro sono molto diverse e li avvicina solo l’uso – in un paio di casi solo potenziale – della luce nera.
Alessandro Lupi
Un artista che si lascia trasportare, in generale, dalla luce è Alessandro Lupi, e in particolare alcune sue installazioni sono sotto luce nera. Scrive lui stesso della sua opera: «Per me la luce è un linguaggio universale. Fin dalle prime opere ho indagato sull’ossimoro tra luce e buio, tra pieno e vuoto… la realtà si completa attraverso l’immaginazione». Lupi ha una vocazione internazionale e si pone sicuramente nel filone degli artisti che usano la luce nera come puro strumento per alimentare la personale poetica, ma con ispirazione tratta da tematiche quali luce e buio o anche spazio e tempo; realizzando installazioni legate a specchi e luci, ma anche con semplici alberi spogli o lancette di orologi. La luce nera è quindi uno dei possibili strumenti della proprio linguaggio espressivo.
Alfonso Alfo Villa
Un artista che crede fortemente nella espressività popolare della propria arte è Alfonso Villa. Lui descrive così la sua ispirazione: «La notte propone situazioni e incontri con volti celebri, sconosciuti, trasgressivi, diventati l’input per la realizzazione dei miei quadri». E ancora: «La mutazione che i quadri vivono tra il momento in cui sono illuminati dalla luce diurna e quello in cui viene diffusa su di loro la luce nera di Wood, nell’oscurità della notte, ha un forte sapore di metafora». Villa si posiziona tra gli artisti che esaltano la propria tecnica nella ricerca del metamerismo, le sue opere hanno l’aspirazione di offrire una resa quanto più possibile costante tra le diverse illuminazioni.
Beo Beyond
Beo Beyond è un artista tedesco che opera principalmente in Spagna, si pone nel filone di artisti che tendono ad utilizzare la luce nera come estensione delle opere diurne con tendenza popolare. Utilizza anche LED ultravioletti che hanno caratteristiche ottiche leggermente mutate rispetto alla luce nera al neon e che presentano alcune caratteristiche tecnologiche meglio sfruttabili proprio nell’ambiente popolare, humus per l’attività dell’artista.
Boris Ponomarev
Boris Ponomarev è un giovane artista russo che oggi vive a New York, scrive di se stesso: «Quando sono uscito dalla scuola d’Arte, sapevo che la mia professione sarebbe stata collegata all’arte (cosa oggi non scontata ndr). A sei anni ho fatto una copia del ‘Ultima Cena’ di Leonardo Da Vinci su un rotolo di carta in un appartamento comunale di dieci metri quadrati. Nella mia infanzia mi piacevano artisti del Rinascimento e pittori russi come Repin, Serov e Shishkin. Amo tanti artisti e ho potuto guardare i dipinti di Claude Monet, Mathis, Gauguin, Cézanne e Degas per ore… io amo tutti gli impressionisti. Monet mi ha insegnato ad amare l’aria aperta: con uno zaino di vernici, cibo e acqua prendevo un treppiede e una tavolozza per andare via la notte lungo il fiume a dipingere fiori in una fitta nebbia… Spesso, quando dipingo, mi ricordo i nudi di Gauguin. Naturalmente sono stato influenzato da mia madre e dai miei insegnanti, soprattutto Zhemchuzhnikova. Mi sono avvicinato alla UV art per mezzo di un video musicale di mia madre che ha collaborato con il regista iconico Tim Pope».
Ryan McGinness
Ryan McGinness nasce nel 1972. Ha al suo attivo numerose importanti esposizioni e pubblicazioni. Una sua esposizione attuale è al Virginiam Museum of Fine Art.
La sua produzione artistica si è avvicinata alla Black Light Art attorno al 2005. E’ un artista che tende a usare la forma semplicemente come ‘ausilio’, come riempitivo della sua produzione concentrata sulla poetica del colore.
Artisti al confine della Black Light Art
Oltre ad artisti prettamente Black Light, ne esistono anche alcuni che si pongono al confine tra l’arte sotto luce nera e l’arte tradizionale. Questi artisti usano i nuovi colori fluorescenti introdotti dall’industria del colore con la consapevolezza di un loro possibile utilizzo in ambiente illuminato da luce nera, ma preferiscono produrre opere per ambienti con illuminazione tradizionale. Ve ne presento un paio, il primo italiano e la seconda francese.
Rocco Lancia
Scrive di lui Sonia Berardi: «Da quando inizia a dipingere con le sue tematiche ludiche e surreali, il pittore sperimenta il colore con varie forme, accostamenti e tecniche. Anche quando si avvicina, durante gli anni parigini [..] per un breve periodo all’arte astratta, il colore è per lui necessità di esprimere ciò che ha da dire. Il colore segue la sua evoluzione pittorica, tipicamente neoespressionista è l’intenzione di trasportare su grandi dimensioni colori forti e densi, violenti se vogliamo, così come è neoespressionista la rappresentazione figurativa, con tematiche molto diverse tra loro fino ad arrivare ad una conclusione: il colore è luce e i soggetti rappresentati devono essere fatti di bagliori e di colori irreali quali sono i colori fluorescenti».
Françoise Nielly
In una recente intervista Nielly si descrive così: «Mio padre era un architetto; uomo impegnato, piuttosto duro, esigente e critico. Ho trascorso molti giorni disegnando su un tavolo nel suo ufficio. La mia educazione è stata drastica, non c’era posto per difetti o errori. Tuttavia, ho una forte ammirazione per lui. Era un architetto di talento. Mi ha insegnato fotografia e ottica. Mi ha portato con lui sui cantieri e con lui ho iniziato ad avere una concezione matura dell’architettura. Mi sento vicina ad artisti come Bacon, Warhol, Bodini o Freud, ma anche alla pittura astratta. In realtà vi è una parte della mia pittura che è molto vicino al lavoro astratto, anche se finisce per essere figurativa».
Il controllo degli effetti di colore
Come scrivevo nell’introduzione, alcuni artisti si sono posizionati nella direzione del controllo delle variazioni di colore nella transizione tra luce solare e luce nera. Il primo artista di questo filone è stato lo stesso Mario Agrifoglio – che ha ispirato questa serie di articoli – il secondo è Kent Mathieu che rappresenta, probabilmente, la dimostrazione della possibilità di quel controllo totale delle variazioni di colore teorizzato, trenta anni fa, proprio da Agrifoglio.
Kent Mathieu
Kent Mathieu nasce nel 1958 a Pamona, in California. Studia e si diploma alla Laguna School Art nel 76. Il suo interesse per la Black Light Art cresce con la collaborazione con la Wild Fire INC. Kent, in realtà, agisce più come direttore artistico di una compagnia di servizi per gli effetti visuali che non come un artista puro. Atteggiamento che certamente nasce dalla naturale vocazione di quella California dove è nato e cresciuto, patria naturale dello Showbiz.
Opere bianche
Per concludere, presentiamo ora due opere bianche che mostrano il controllo completo di una superficie colorata dalla luce solare verso la luce nera. La prima opera è di Kent, la seconda di Agrifoglio.
Questa sintetica carrellata sul mondo della Black Light Art si chiude notando che tutto è partito dalle opere di Mario Agrifoglio per arrivare sino ad Hollywood. Un destino che sembrava già scritto, verrebbe da dire, visto che Hollywood, in italiano, si traduce come ‘foresta di Agrifoglio’ e che la Black Light viene chiamata, normalmente, in italiano luce di Wood.