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Essere Carol Rama… tra Seduzioni e Sortilegi

del

Un’occasione veramente speciale quella della mostra Carol Rama – Seduzioni e Sortilegi, curata da Marco Meneguzzo e attualmente in corso a Verona, presso la Galleria Studio la Città, dove sarà visitabile fino al 28 maggio. Una consolatoria ricompensa ai due anni di astinenza pandemica! E non ho resistito…mi sono immediatamente attivato, intervistando sia Pinuccia Sardi – presidente della Fondazione Sardi per l’Arte, che tanto ha fatto per valorizzare la figura e l’opera di Carol Rama -, che Hélène de Franchis, direttrice artistica della galleria. Vi propongo di seguito le due interviste, alcune belle foto e una mia nota critica conclusiva.

Giuseppe Simone Modeo: La mostra Seduzioni e sortilegi esprime un interessante tendenza curatoriale ovvero quella di far vedere il mondo dell’artista sia attraverso le sue opere e che attraverso lo spazio in cui quelle opere sono state prima pensate e poi create. Pensa che questa tendenza possa rappresentare un importante suggestione per i giovani curatori?

Hélène de Franchis: “La mostra Seduzioni e sortilegi di Carol Rama è una mostra molto speciale. Ho avuto la possibilità di esporre molte opere di periodi diversi e questo – con l’aggiunta di una selezione di immagini di due fotografi Bepi Ghiotti e Roberto Goffi che hanno conosciuto e fotografato Carol Rama e la sua casa – mi ha permesso di approfondire la comprensione del lavoro e far sì che anche il visitatore potesse entrare maggiormente nella vita dell’artista. 

L’allestimento è stato particolarmente impegnativo per riuscire a creare un’atmosfera che permettesse di seguire e capire i diversi momenti, le diverse aspettative e a volte le stravaganti idee di Carol. Le opere non sono esposte cronologicamente, ma appunto seguendo un percorso segnato dal suo modo di vivere. Prima di entrare nella mostra vera e propria, abbiamo esposto una serie di foto in bianco e nero della casa-studio per introdurre alla suggestione di quel luogo. Il breve testo del fotografo Roberto Goffi, in tal senso è molto esplicativo:

Carol Rama abita in una casa che orma non è più una casa, ma è un museo. Casa nera di anni, del nero vellutato che solo il nerofumo sa dare, restituendo profondità di abissi senza fondo e ricetti di fantasmi; casa labirintica di storie rappresentate e cristallizzate, chiuse sui ricordi, sugli incontri, sugli amori. Casa con solo alcune lampadine nude, a cercare di frugare negli anfratti. Casa con suppellettili da cucina che sono più importanti come suggerimenti ed epifanie che come oggetti d’uso…

Letto questo, si entra in una prima sala con i muri dipinti di nero.

Non tutte le mostre possono essere trattate nello stesso modo ma in questo caso mi è sembrato quasi indispensabile. Ho sempre ritenuto che l’installazione di una mostra fosse molto importante per fare capire e apprezzare il lavoro di un artista e ritengo che sia la parte più significativa del lavoro del gallerista o del curatore”.

Una vista della mostra “CAROL RAMA Seduzioni e Sortilegi”, a cura di Marco Meneguzzo, in collaborazione con Fondazione Sardi per l’Arte, alla Gallerie Studio la Città di Verona. © Archivio Carol Rama – Torino

G.S.M.: La mostra è stata realizzata in collaborazione con la Fondazione Sardi per l’Arte. È particolare ed interessante questa collaborazione che dimostra un’evoluzione delle fondazioni da un ruolo passivo, quello di ereditare, acquisire e conservare opere ad uno attivo, volto alla valorizzazione del proprio patrimonio e alla condivisione dello stesso con il più vasto pubblico possibile. Per la vostra galleria, si tratta di una scelta occasionale o di un vero e proprio modus operandi?

H.d.F.: “Mi sembra che le fondazioni stiano tutte diventando molto attive, valorizzano il proprio patrimonio e organizzano attività per condividerlo con un pubblico sempre più vasto. Questa è la prima volta che lavoriamo con una fondazione ed è stata un’esperienza molto positiva, utile e interessante… un po’ come entrare nelle sale nascoste di un museo…

G.S.M.: Nel comunicato stampa della mostra “Seduzioni e sortilegi” di Carol Rama, si fa riferimento al “mondo inquieto di Carol Rama”. Lei pensa che se l’artista fosse stato uomo, si sarebbe egualmente parlato di mondo inquieto o forse, più facilmente sarebbe stato superato il limite totemico dei riferimenti sessuali, per entrare nella profondità del pensiero libero di Carol?

H.d.F.: “Il fatto di fare riferimento al mondo inquieto di Carol Rama è sicuramente dovuto al fatto che Carol era una donna, ma una donna vissuta in un momento storico nel quale i riferimenti sessuali non erano frequenti e non erano mostrati”.

Una vista della mostra “CAROL RAMA Seduzioni e Sortilegi”, a cura di Marco Meneguzzo, in collaborazione con Fondazione Sardi per l’Arte, alla Gallerie Studio la Città di Verona. © Archivio Carol Rama – Torino

Giuseppe Simone Modeo: Il femminismo dell’arte rappresenta senz’altro un momento di importanza sotto il profilo storico e sociologico. Le chiedo se a suo avviso esista un’estetica femminista o comunque femminile…

Pinuccia Sardi: “Concordo con lei che il femminismo rappresenti una zona importante nel contesto dell’arte, credo che l’estetica nell’arte non abbia una definizione femminista o femminile, perché dipende da diversi fattori e non è “una scienza esatta” occorre sensibilità e da quanto si è visto”.

G.S.M.: Qual è oggi il ruolo di una fondazione che si occupa di arte contemporanea?

P.S.: “Occuparsi di arte contemporanea è guardare quanto ci circonda, non è facile essere artista oggi e tantomeno occuparsi di questa disciplina; i giovani artisti hanno vita dura perché sono spesso alla ricerca di qualcosa da creare, diverso, attrattivo e che innanzi tutto soddisfi le loro personali inclinazioni (il mondo dell’arte è molto affollato e raramente premia). Personalmente penso che dia maggiori risultati lavorare in gruppo: l’Associazione Carol Rama con il sostegno della Fondazione Sardi ha dal 2014 esaminato le opere dell’artista, stilato le certificazioni delle opere e preparato il materiale necessario per la stampa del Catalogo Ragionato di prossima pubblicazione”.

G.S.M.: Cosa significa, in pratica, valorizzare l’opera di un artista grande e complessa come Carol Rama?


P.S.:
“Carol Rama è un’artista che ha molto sperimentato, certamente molto guardato e forse anche rubato, del resto il maggior artista del XX secolo è stato tacciato di copiare dai suo colleghi e amici del tempo. Quando conobbi Carol Rama, negli anni ’70, lei lavorava con fervore e il tema erano “le gomme”. Certo nelle sue mani erano materia viva che lei modellava sempre secondo istinto. Sono rimasta molto colpita dai suoi lavori e ho iniziato a comprarli. Nei venti anni di Galleria Carlina ho organizzato tre mostre personali con catalogo, l’ho proposta nelle collettive e l’ho rappresentata ad Artissima e Arte Fiera di Bologna, vendendo le sue opere a numerosi collezionisti italiani e stranieri. A questo punto sono intervenute le Gallerie straniere Isabella Bortolozzi – Berlino e LevyGorvy – New York, i musei di Barcellona – Parigi – Helsinki – Dublino – GAM Torino”.

Una vista della mostra “CAROL RAMA Seduzioni e Sortilegi”, a cura di Marco Meneguzzo, in collaborazione con Fondazione Sardi per l’Arte, alla Gallerie Studio la Città di Verona. © Archivio Carol Rama – Torino

G.S.M.: La sua precedente attività di gallerista l’ha aiutata a meglio realizzare quanto oggi occorre nella fondazione che dirige?

P.S.: “Sono stata una persona, con molte curiosità. I miei amici mi chiedevano perché mi interessasse così tanto l’arte, a volte, rinunciavo a cose per loro più divertenti per visitare musei e gallerie. Certo che ovunque io fossi visitavo mostre e ne uscivo soddisfatta e arricchita. Questi miei interessi mi hanno aiutata molto sia nella mia attività di gallerista come in quella odierna. Fare di un lavoro un amore è quanto di più bello possa capitare nella vita. Nella mia attività mi ha molto giovato la curiosità e il piacere di approfondire le ricerche, certo le conoscenze sul campo sono quelle che danno migliori risultati”.

G.S.M.: Oggi l’arte contemporanea si interroga spesso su tematiche sessuali esplicite. Si tratta di rompere ottocenteschi tabù o di riaffrancare il corpo e la persona dalla schiavitù del sesso?

P.S.: “Non poteva mancare il sesso e oggi che l’abbiamo sdoganato ne parliamo con maggior naturalezza. Ma di sesso si è sempre parlato e rappresentato, ogni periodo ha avuto modo di rappresentarlo esplicito o sotteso”.

G.S.M.: In tutte le mie interviste concludo con una domanda piacere…

P.S.: “Al fine di questa intervista desidero ringraziare Helene De Franchis – Studio La Città di Verona per la mostra in corso, la sua sensibilità, la grande esperienza, tutto il suo essere hanno fatto sì che la ricerca e l’allestimento siano corali e offrano vari momenti creativi dell’artista Carol Rama”.

Una vista della mostra “CAROL RAMA Seduzioni e Sortilegi”, a cura di Marco Meneguzzo, in collaborazione con Fondazione Sardi per l’Arte, alla Gallerie Studio la Città di Verona. © Archivio Carol Rama – Torino

“Io dipingo per guarire”: per una riflessione critica sull’opera di Carol Rama

Quando evochiamo il nome di un artista lo colleghiamo ad un’immagine della sua opera, più raramente alla sua propria immagine, eccezionalmente ad un concetto. Nulla di tutto ciò avviene in me all’evocazione fonetica o mentale del nome di Carol Rama.

Non un’opera particolare; queste mi appaiono sullo sfondo nella loro complessità. Non un unico concetto ma una pleiade di concetti e di sensazioni intrusive e socialmente pervasive. Quando risuona in mente o fisicamente il nome di Carol Rama penso ad una sua frase: “Io dipingo per guarire”.

Questa frase rappresenta l’autoritratto di Carlo Rama. Si vede lei di fronte alla tela, alla carta, alla gomma delle camere d’aria di biciclette, nel mentre trasforma queste superfici in opere, lei che soffre e chiede aiuto. Ci grida intorno “aiuto” per quanto ella (e noi tutti) soffriamo nella vita privata ma soprattutto per quanto la donna ( tutte le donne ) soffre nella dimensione sociale della vita.

Dicevamo che lei è lì davanti alla tela, urlando dolore e rappresentandosi smembrata, disarticolata, sanguinante, pendendo, prona o supina ovvero nella posizione fisica maggiormente evocante la sofferenza psichica; e solo dopo, ecco che appare nell’opera la ripugnanza, lo sdegno per la società; sdegno per quella società che inferisce nelle donne idee di sottomissione e di rassegnazione.

Non mai raffigura il colpevole, l’uomo, il maschio, il predatore; anzi lo rappresenta solo con i segni che egli lascia sulle proprie vittime.

Giorgio Vasari ci ha insegnato a valutare le opere attraverso la conoscenza della vita dell’artista. Carol Rama ci impone di interpretare le sue opere attraverso quella frase.

Io dipingo per guarire.

Alla fine del XIX secolo, Freud e i suoi collaboratori hanno scoperto il valore terapeutico ed analgesico della verbalizzazione; Carol ha scoperto il valore terapeutico e catartico della raffigurazione personale e collettiva della sofferenza della donna.

Guarire dalle ferite che la società maschia e prepotente ha lasciato su di essa e su tutte le donne attraverso la loro rappresentazione. Carol disvela una drammatica verità: la più forte violenza viene perpetrata mascherata da giochi amorosi e da virtuosi destini materni.

L’amore come strumento di tortura, la famiglia come prigione sono i paesaggi non dipinti da Carol ma lasciati in uno sfondo spesso bianco e sindonico, altre volte assente, al pari della giustificazione etica dello svilimento della donna.

Giuseppe Simone Modeo
Giuseppe Simone Modeo
Giovane Collezionista, Giuseppe Simone Modeo è laureato in Economia con una tesi sul legame tra Marketing ed Estetica. Per Collezione da Tiffany si occupa, principalmente, del rapporto tra economia e creatività, intervistando personaggi del mondo dell'arte.

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