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Covid e cultura: 3 diverse strategie per reagire

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Mentre ancora si dibatte su che Natale potremo passare, il mondo della cultura continua a vivere in una situazione di “sospensione”. Tante, infatti, le istituzioni culturali che hanno dovuto chiudere al pubblico per rispettare le norme stabilite dall’ultimo Dpcm.

Ma come hanno reagito a queste nuove chiusure?  Alcune di loro hanno proposto soluzioni digitali, per continuare a condividere la propria passione anche online, attraverso percorsi tematici, coinvolgenti e innovativi

Altre, invece, si sono opposte all’assenza di una presenza fisica del pubblico all’interno dei propri spazie. Ma ecco cosa ci hanno raccontato e… prendete nota, così da ricordarvi di quali iniziative e mostre online sarà possibile usufruire durante questi mesi.

 

La locandina della mostra De Chirico e la Metafisica che il Palazzo Blu di Pisa stava per inaugurare poco prima della chiusura disposta dal Dpcm del 3 novembre

Palazzo Blu e il De Chirico “sospeso”

Poco prima della chiusura imposta dal Dpcm del 3 novembre, il museo di Palazzo Blu a Pisa stava per inaugurare un’importante mostra su Giorgio de Chirico: De Chirico e la Metafisica.

(Leggi -> De Chirico e la Metafisica al Palazzo Blu di Pisa)

Per capire come l’istituzione pisana sta affrontando questa situazione, abbiamo parlato con Cosimo Bracci Torsi, Presidente della Commissione Cultura di Fondazione Pisa e responsabile delle attività di Palazzo Blu.

Valeria Fortuna: Come state vivendo questa situazione?

Cosimo Bracci Torsi: «A Palazzo Blu a Pisa stiamo affrontando una fase molto delicata, come è del resto per tutti i musei e i luoghi d’arte in Italia e non solo. La chiusura disposta con il decreto del 3 novembre è intervenuta pochi giorni dopo l’apertura della mostra fotografica ‘L’ Ultimo Novecento’ dedicata a come Pisa ha visto e vissuto gli ultimi trent’anni del ‘900, ma soprattutto ha rinviato l’apertura della grande mostra su Giorgio de Chirico, a cui abbiamo lavorato per molti mesi e che avremmo dovuto inaugurare il 7 novembre».

V.F.: Per affrontare questa chiusura avete lanciato iniziative online o servizi fruibili su piattaforme e/o altre attività?

C.B.T.: «Sì, ci siamo subito organizzati e stiamo facendo eventi digitali sui nostri canali social. Per cui anche le mostre allestite, ma al momento non visitabili, possono essere scoperte seguendo gli aggiornamenti continui che diamo on line e poi proponiamo, sempre sui social, anche percorsi di scoperta o riscoperta delle opere della collezione permanente. Già nel lockdown della scorsa primavera ci eravamo attivati per tenere sempre “aperto” Palazzo Blu attraverso tante iniziative digitali».

V.F.: Salvatore Settis, dalle colonne del Corriere della Sera, ha prosposto di far rientrare il pubblico nei musei per alcuni mesi gratuitamente e in maniera limitata. Qual è la sua opinione in merito?

C.B.T.: «Anche se credo tutti condividiamo il principio “Primum vivere deinde philosophari”, la cultura, intesa nel senso più largo, è, e dovrebbe essere sempre più, un elemento essenziale della nostra vita. Per cui l’idea del pubblico che si ‘riappropria’ dei musei, potendo rientrarvi e potendolo fare in modo gratuito è certamente suggestiva. Una crisi così profonda e duratura come quella che stiamo attraversando, credo metta a repentaglio la continuazione stessa delle attività di molti musei. Ci sono situazioni molto diverse che determinano anche la sostenibilità di una iniziativa interessante e simbolica come quella proposta, che potrebbe forse far parte di un progetto più ampio di riordinamento e razionalizzazione».

Markus Schinwald, Katja, 2016, olio su tela

Fondazione Coppola: no ai “surrogati”

L’11 ottobre scorso la Fondazione Coppola di Vicenza ha inaugurato la personale di Markus Schinwald, Misfits, in programma fino al 27 febbraio. In mostra, sui cinque livelli dell’edificio, installazioni, sculture, video e dipinti.

Un corpus eterogeneo che testimonia l’eclettismo di Schinwald e che ha come “protagonisti” gli elementi del corpo e della figura  umana, nei quali si celano dettagli che suscitano angoscia, trasmettendo all’osservatore quella sensazione di spaesamento tipica della poetica dell’artista.

Al presidente della fondazione Coppola, Antonio Coppola, abbiamo chiesto di raccontarci come hanno deciso di reagire alla chiusura imposta dal Dpcm.

Valeria Fortuna: Come state vivendo questa situazione?

Antonio Coppola: «Come tutti. Aspettando che scenda il tasso di contagio e riprendere le nostre attività museali».

V.F.: Per affrontare questa chiusura avete lanciato iniziative online o servizi fruibili su piattaforme e/o altre attività?

A.C.: «No, in quanto la fondazione è nata per organizzare mostre fisiche e non intende porre in essere alternative o surrogati».

V.F.: Salvatore Settis, dalle colonne del Corriere della Sera, ha prosposto di far rientrare il pubblico nei musei per alcuni mesi gratuitamente e in maniera limitata. Qual è la sua opinione in merito?

A.C.: «E’ un’ottima idea.  E’ più sicuro, infatti, vedere una mostra su base contingentata che bere un caffè al banco di un bar o pranzare in un ristorante.  Per non parlare del numero ridotto di visitatori di un museo a prescindere dall’epidemia in corso».

Willie Doherty, Where / Dove, 2020 (still da video). Installazione video a due canali, colore, con suono. Durata: 15’. Courtesy Fondazione di Modena – Fondazione Modena Arti Visive, Kerlin Gallery, Dublino, Alexander and Bonin, New York    

Fondazione Modena Arti Visive

La Fondazione Modena Arti Visive aveva organizzato, fino al 31 gennaio, la mostra Where / Dove, prima personale dell’artista nordirlandese Willie Doherty.

L’artista internazionale trae l’essenza della sua poetica, dalla personale esperienza del conflitto nordirlandese vissuta nella sua città natale: Derry (o Londonderry), al confine tra Regno Unito e Irlanda. Con la sua ricerca indaga l’eredità del colonialismo, del conflitto, le linee di frattura e le linee che dividono gli individui e le comunità.

Nei suoi lavori Doherty sfrutta il paesaggio per far emergere una sensazione di instabilità e incertezza, esplorando la persistenza dei traumi individuali e collettivi e le loro ripercussioni sul presente.

Con Lorenzo Respi, Direttore di produzione, e Claudia Löffelholz, Direttrice della Scuola di alta formazione e del Dipartimente Educativo FMAV, abbiamo parlato di come la Fondazione sta gestendo l’attuale chiusura dovuta alla Pandemia.

Valeria Fortuna: Come state vivendo questa situazione?

Lorenzo Respi: «È un provvedimento necessario che salvaguarda la salute pubblica. Per le mostre in corso abbiamo predisposto dei contenuti specifici fruibili online e, nella speranza che possano riaprire presto gli spazi espositivi, abbiamo già allestito le mostre che dovevano inaugurare in novembre: la personale Where / Dove di Willie Doherty e POSTcard. Mostra dalle collezioni di Fondazione di Modena a cura di ICON – Corso per curatori della Scuola di alta formazione di FMAV e la mostra del Premio Davide Vignali. In base all’evoluzione dell’epidemia, capiremo se e come dovremo modificare il futuro programma espositivo».

V.F.: Per affrontare questa chiusura avete lanciato iniziative online o servizi fruibili su piattaforme e/o altre attività?

Claudia Löffelholz: «Certamente, sia per quanto riguarda le attività espositive che per quelle formative ed educative, che all’interno di FMAV funzionano in stretta sinergia. I corsi della Scuola di alta formazione (Master sull’immagine contemporanea, Corso per curatori ICON e corsi brevi Elements) sono entrati in modalità DAD (didattica a distanza) e proseguono anche i laboratori gratuiti per le scuole: per le secondarie sono svolti in modalità DAD, per quelle d’infanzia e primarie passano attraverso la consegna dello FMAV kiT e la formazione dei docenti da parte dei nostri collaboratori educativi. Le visite guidate del sabato sono state sostituite dai video della serie “mostre in pillole”, le conferenze diventeranno talk virtuali mentre gli appuntamenti in presenza con le famiglie sono stati convertiti in laboratori a distanza».

V.F.: Salvatore Settis, dalle colonne del Corriere della Sera, ha prosposto di far rientrare il pubblico nei musei per alcuni mesi gratuitamente e in maniera limitata. Qual è la sua opinione in merito?

L.R.: «La cultura è importante, soprattutto in un periodo difficile come quello che stiamo vivendo, anche se la tutela della salute rimane senza dubbio la questione primaria. Alla fine del primo lockdown, FMAV è stata tra i primi istituti a riaprire le mostre, tra l’altro con ingresso libero per incoraggiare il pubblico a tornare, ma applicando gli stessi protocolli sanitari previsti per i musei con più di 100.000 visitatori all’anno, in modo da garantire la massima sicurezza possibile».

 

 

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