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Cinque ritratti della storia dell’arte italiana ad ART DUBAI

del

Cinque donne, ritratte da altrettanti artisti italiani, sono state tra le protagoniste ad Art Dubai, anticipando simbolicamente la festa della Donne che, negli Emirati, viene celebrata di solito il 28 agosto di ogni anno.

Nella sezione della fiera dedicata all’arte digitale, curata da Auronda Scalera e Alfredo Cramerotti, tra tutte le opere, anche contemporanee, che hanno attirato l’attenzione dei visitatori, ci sono sicuramente La Scapigliata di Leonardo Da VinciLa Muta di Raffaello Sanzioil ritratto di Eleonora di Toledo con il figlio dipinta dal BronzinoIl Ritratto di dama di Giovanni Ambrogio De Predis e la testa di giovane donna di Modigliani

I cinque capolavori, che vanno dal Rinascimento al Novecento italiano, non sono stati spostati dai rispettivi musei. Quelle che si potranno vedere esposte nello spazio di Cinello, la start up fondata da Franco Losi, saranno le rispettive limited edition digitali, create dalla società italiana che ha brevettato i DAW. L’acronimo DAW, che sta per digital artwork, indica anche questi speciali multipli 1:1 di opere autorizzate dai musei che le custodiscono

Ogni copia digitale, che è possibile vedere su uno schermo ad altissima risoluzione, è sempre dotata non solo del certificato di garanzia ma anche dalla riproduzione della cornice originale che storicamente accompagna l’opera. Nel caso dei cinque ritratti che sono esposti alla fiera di Dubai la collaborazione è stata fatta con le seguenti istituzioni che posseggono le succitate opere in originale: il Complesso Monumentale della Pilotta di Parma, la Galleria Nazionale delle Marche di Urbino, la Pinacoteca di Brera, gli Uffizi di Firenze e la pinacoteca Ambrosiana di Milano.

Per ogni DAW acquistato da collezionisti, società o fondazioni d’arte, Cinello corrisponde una percentuale del ricavato al museo che ha autorizzato la creazione del multiplo digitale, solitamente un massimo di nove, un numero convenzionale legato ai multipli della storia dell’arte più recente. Per molti musei questa partnership può rappresentare sicuramente un modo innovativo di autofinanziarsi, perché infatti con le vendite dei primi multipli sono stati girati circa 300.000 euro.

Alcuni DAW vengono già utilizzati in modo alternativo dai musei che posseggono una copia digitale di alcune importanti opere. Un esempio è la Canestra di frutta dipinta da Caravaggio che è stata prestata dalla Pinacoteca Ambrosiana per una mostra e al suo posto, invece di un avviso cartaceo, il museo ha messo in mostra il multiplo digitale dell’opera. Questo potrebbe succedere anche in caso di restauri di importanti opere al cui posto, invece dell’avviso cartaceo, potremmo ritrovare una copia digitale autorizzata dallo stesso museo.  

Ammirare un’opera originale rispetto alla copia digitale non è affatto la stessa cosa e risulterebbe difficile dare torto anche a chi, citando Walter Benjamin, avverte il timore della perdita dell’aura nell’epoca della riproducibilità tecnica dell’arte. Ma questa paura non può fermare né la curiosità intellettuale e nemmeno l’innovazione che il digitale può portare. Così come rimane fondamentale chiederci cosa sono diventate oggi le immagini, in particolare quelle dell’arte, nell’epoca della condivisione sui social.  

Riccardo Falcinelli nel suo libro “Figure” (edito da Einaudi), volume in cui analizza con più di 500 esempi in maniera originale come funzionano le immagini dal Rinascimento a Instagram, ci ricorda che “la profezia che l’aura delle opere avrebbe risentito di questa sovraesposizione non si è avverata fino in fondo, o almeno non come aveva previsto Benjamin”. Riporto un suo esempio: nonostante la riproduzione della Gioconda sia sulle borse di tela, sulle calamite, sulle sneakers, sulle mug e in numerosi meme, milioni di persone ogni anno vanno in viaggio a Parigi per visitare il Louvre e non vedono l’ora di farsi un selfie con la Monna Lisa di Leonardo.

Per Falcinelli, infatti, non possiamo accogliere la riflessione di Walter Benjamin senza chiederci, a distanza di cento anni, il ruolo della tecnologia nella nostra società. È vero che la riproducibilità “ha demolito un tipo di aura, ma ne ha creata un’altra forse anche più potente: il mito dell’arte”In questi tempi dove la stragrande maggioranza delle immagini che ci circondano sono digitali, il vero dilemma sarà l’uso che faremo del digitale, anche nell’arte.

Salvatore Ditaranto
Salvatore Ditaranto
Salvatore Ditaranto si occupa di marketing, contenuti e palinsesti televisivi in Rcs. È appassionato di arte, di editoria e di Milano.

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