Cosa accade tra i faldoni e le scaffalature di un archivio d’artista? E quali processi possono concretamente diventare una risorsa e un modello per la gestione della propria collezione?
L’archiviazione è ovviamente l’attività cardine, e prevede non solo la conservazione ordinata dei documenti, ma anche la registrazione attraverso codifiche per interrogare i dati in base alle necessità, di studio o mercato.[1]
La schedatura delle opere raccoglie tutte le informazioni in un solo luogo, come i dati anagrafici, tra cui titolo, data, tecnica, dimensioni, provenienza, eventuali segni particolari e iscrizioni. Si includono inoltre un’immagine rappresentativa e un codice univoco;, la storia collezionistica e la sezione espositivo-bibliografica permettono di ricostruire ogni spostamento, arrivando, talvolta, alla presenza di un testo storico-critico, un’opportunità preziosa di valorizzazione. [2]
Queste schede hanno un impiego molto pratico: l’acquisto di un’opera dovrebbe infatti avvenire, anche se non sempre è così, in seguito a un’attenta attività di due diligence, che includa la verifica documentale. Si apre quindi un possibile scenario di “mercato responsabile,” in cui ogni operatore scelga di muoversi affidandosi a processi condivisi.
Questi strumenti possono infatti non solo essere consultati, ma anche adattati per valorizzare direttamente la propria collezione. Ispirandosi all’ambito archivistico, l’identificazione quantitativa e qualitativa delle opere può essere il primo passo per entrare in contatto con artisti e/o relativi archivi, richiedendo sempre il corredo documentale disponibile, possibilmente le autentiche. È utile poi costituire una biblioteca di cataloghi e volumi rilevanti, e, se possibile, realizzare anche analisi diagnostiche e schede storico-critiche, facendo confluire tutte le informazioni raccolte in una o più banche dati facilmente interrogabili. Infine, stabilire una collocazione definita e documentare fotograficamente opere e attività permetterebbe di tracciarne il percorso di evoluzione.[3]
Nell’attuale scenario in cui convivono diversi approcci, affidarsi con metodo a queste realtà e ai loro processi, non solo permette di dare una garanzia di solidità alla propria collezione, ma anche di interagire con il mercato contribuendo a consolidare la costruzione di un nuovo scenario di reciproca responsabilità e prassi condivise.
Fonti:
Ilaria Bernardi, Raccolta e organizzazione del materiale iconografico, biografico, storico, critico, in “L’archivio d’artista. Princìpi, regole e buone pratiche” a cura di A. Donati e F. Tibertelli de Pisis, Johan & Levi Editore, Azzate (VA) 2023; pp. 99–105.
Giovanna Ginex, Buone pratiche per la presa in carico e la gestione delle collezioni d’arte, in “Le buone pratiche del collezionismo” a cura di Dario Jucker, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, 2000; pp. 15–22.