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Contesti di guerra: mettere al sicuro il patrimonio culturale

del

Dopo una crisi pandemica che ha imposto nuovi protocolli e modi di valorizzare e pensare alla conservazione del patrimonio, ecco ora una nuova e gravissima crisi in Occidente che inevitabilmente tocca la sensibilità di tutti noi, e in particolare di coloro che del “prendersi cura” ne fanno una professione. Abbiamo, infatti, tutti osservato allarmati lo svolgersi degli eventi in Ucraina e i colleghi dei musei locali che si sono affrettati a mettere al sicuro le collezioni in scantinati e cantine, a volte rischiando la vita per andare al lavoro, mettendo in sicurezza le statue nelle piazze e impacchettando siti monumentali.

Su Twitter, l’archeologo svedese Asa M. Larsson cita una lettera del dottor Fedir Androshchuk, direttore del Museo Nazionale dell’Ucraina, dando un’istantanea dei rischi che molti stanno correndo: “Ci sono istruzioni consolidate, risalenti all’epoca sovietica, su ciò che i musei dovrebbero fare in caso di conflitto armato – smontare e nascondere gli oggetti in un certo ordine di priorità e documentazione. Il problema è come fare tutto questo con una mancanza di tempo e risorse. Non si può costringere i dipendenti a venire a lavorare in queste circostanze.

Molti stanno fuggendo con le loro famiglie. Ma sono molto orgoglioso dei miei colleghi. Molti di loro sono venuti al museo e hanno aiutato a smantellare la mostra permanente, a imballare gli oggetti e a riporli nel seminterrato. Dopo questo, due archeologi e due giovani storici, miei giovani colleghi, si sono diretti direttamente al fronte.”

Queste suggestioni che hanno dell’incredibile e dell’inimmaginabile mi riportano ad un interessante documento Open Access pubblicato nel 2021 dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO) e dal Centro internazionale di studi per la conservazione ed il restauro dei beni culturali (ICCROM) dal titolo Patrimonio Culturale a rischio: Evacuazione in emergenza delle collezioni.

Il manuale nella sua dimensione internazionale nasce per dare una pronta risposta formativa in paesi dove il tema della salvaguardia dei beni culturali può considerarsi recente e meno strutturato attraverso un Piano di Sicurezza ed Emergenza. Uno strumento di conoscenza, valutazione, e programmazione che predispone le necessarie misure di azione, definendo l’opportuna mappa di priorità dei beni in caso di rapida messa in sicurezza.

Quando evacuare? Come evacuare? Valuta, Prepara, Documenta, imballa e trasferisci, Riposiziona e conserva.” Queste alcune delle indicazioni disponibili sul manuale tradotto in 13 lingue.

Attraverso immagini, schemi e consigli pratici il manuale aiuta a organizzare l’evacuazione di intere collezioni nel giro di poco tempo prendendo in considerazione aspetti conservativi e gestionali nel breve e lungo periodo. Di seguito un breve esempio dei contenuti del manuale: “considera uno scenario in cui un museo deve essere protetto da saccheggiatori armati.

Le contromisure specifiche per le minacce in questo caso possono includere: Aumento del personale addetto alla sicurezza per proteggere il museo; Messa in opera di barriere di cemento attorno all’edificio del museo e/o davanti porte e finestre per bloccarne l’intrusione” e ancora: “Suggerimenti per imballare i beni culturali.

Un imballaggio sbagliato può causare danni fisici permanenti ai beni culturali, poiché sono normalmente fragili a causa dell’età e del loro ripetuto uso. Per queste ragioni, mentre imballiamo tali beni per un’evacuazione di emergenza, è importante considerare quanto segue: i materiali di imballaggio utilizzati devono proteggere la superficie del bene e allo stesso tempo devono proteggere il bene da urti, vibrazioni, polvere e altri agenti inquinanti e dalle variazioni dell’ambiente esterno.”

Queste e molte altre sono le istruzioni pratiche e utili per far fronte a rapide evacuazioni dei patrimoni mobili, che hanno spesso coinvolto non solo le istituzioni museali assieme agli enti di tutela, ma altresì il volontariato specializzato nella tutela dei beni culturali, a dimostrazione che l’imponente consistenza fisica del patrimonio culturale e la drammaticità degli eventi rendono necessario operare attraverso procedure corrette e condivise.

Proteggere il patrimonio culturale durante un conflitto armato è difficile e, a volte, si rivela essere pericoloso per la vita. Ciò nonostante, le comunità intrappolate nelle zone di guerra cercano coraggiosamente di salvare il loro patrimonio culturale, poiché simbolo di un senso di continuità e speranza nel mezzo di turbolenze e incertezze. Di fronte a una crisi, sia essa causata dalla natura o da un conflitto umano, l’impulso di salvaguardare il nostro patrimonio è sempre più forte della crisi stessa.

Sara Stoisa
Sara Stoisa
Conservatrice e restauratrice di dipinti e di opere di arte contemporanea freelance oltre all’attività di restauro si è specializzata nella curatela di archivi d’artista e nella gestione di collezioni d’arte private. Da diversi anni collabora con la Fondazione Centro Conservazione e Restauro dei Beni Culturali La Venaria Reale nell’ambito della documentazione e per progetti internazionali.
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