Finale d’anno all’insegna dell’arte con i palinsesti delle nostre gallerie d’arte moderna e contemporanea ricchi di spunti e suggestioni per approfondimenti e (ri)scoperte. La nostra selezione di mostre da mettere in agenda per il mese di dicembre non potrebbe partire che dalla mostra 10×10 Ballocco / Grignani / Veronesi. Dieci anni della galleria 10 A.M. ART con cui la galleria 10 A.M. ART di via San Gottardo 5 a Milano, celebra il suo decimo compleanno.
Inaugurata ieri pomeriggio, la mostra Paolo, curata da Mauro Bolpagni, pone a confronto tre artisti storicizzati e della stessa generazione, accomunati dall’aver gravitato su Milano e dall’esser stati sperimentatori, precursori nei rispettivi campi e fautori di un legame fra la pittura e il design: Mario Ballocco (1913-2008), Franco Grignani (1908-1999) e Luigi Veronesi (1908-1998).
Tre autori, Ballocco, Grignani e Veronesi, esponenti dell’aniconismo, ma ognuno in chiave innovativa, su cui si è concentrato precocemente il lavoro di promozione e valorizzazione storico-critica portato avanti dalla galleria 10 A.M. ART, definendone la linea, oggi ben riconoscibile.
Sempre a Milano e sempre il 30 novembre, Osart Gallery, in collaborazione con la collezione Panza di Biumo, ha inaugurato la collettiva CrossWords, che vede la partecipazione degli artisti Robert Barry, Max Cole, Stephen Dean, Allan Graham, Ron Griffin, Douglas Huebler, Jonathan Seliger e Ian Wilson. La mostra ruota attorno ad una selezione di opere realizzate tra il 1969 e i primi anni 2000, collocandosi a cavallo tra due diverse generazioni di artisti.
Nonostante la distanza temporale esse risultano ancora oggi impregnate di un’estrema attualità e capaci di parlare alla sensibilità del presente. Tutti i lavori si muovono lungo la stessa traiettoria concettuale, basata sull’investigazione del linguaggio.
E’ di un paio di settimane fa, invece, l’inaugurazione a Torino della mostra È una cosa naturale, personale di Gregorio Botta allestita negli spazi della galleria Peola Simondi. La cera, il piombo, il ferro, il vetro sono gli elementi con i quali Botta pratica – sono parole sue – “un’arte del togliere, del poco, del meno, sperando di arrivare a un’arte del niente. Un’arte che sparisca e lasci solo, come una vibrazione, come un motore segreto, l’azione per la quale è nata”.
Quelle di Botta sono forme archetipiche nelle quali torna a raccogliersi l’immagine, come cercando in esse un punto di lento affioramento di una verità sommersa, che riguarda il nostro essere più che il nostro apparire.
Da Torino a Parma, dove la Galleria Niccoli ospita fino al 14 febbraio 2024, la mostra di Artan (Shalsi) dal titolo 2% immanenza e impermanenza. La recente produzione dell’artista, giunto alla seconda mostra personale in galleria, è dedicata al rapporto tra immagine, superficie e percezione, in un’indagine che esplora la profonda implicazione – emotiva e cognitiva – nei confronti dell’icona, del ritratto, del volto.
In mostra da Niccoli, cinque opere di grandi dimensioni sospese nello spazio a poca distanza dalle pareti; dall’apparente uniformità e dal candore delle campiture emergono, appena percettibili, le sembianze di soggetti in posa immobile: la fissità dello sguardo, la gravità dei volti, l’abisso di una remota distanza li colloca entro uno spazio sospeso tra apparizione e scomparsa.
A Bologna, fino al 13 gennaio 2023, la galleria CAR Gallery, propone la delicata Dimenticare, sognare, personale della francese Julia Haumont. Caratterizzata dalla lentezza del processo creativo legato ai materiali utilizzati, prevalentemente artigianali (terracotta, vetro e tessile), la pratica della Haumont si pone in contrasto con l’immediatezza della nostra epoca e l’artista, in sintonia con la storia personale e gli interrogativi della contemporaneità, ci pone di fronte ad una sorta di reminiscenza di ricordi, vissuti o fantasticati.
L’artista ti coinvolge, così, nel suo mondo pieno di paradossi, dove ogni dettaglio delle installazioni ibride mostra forza e delicatezza, dove figurativo e non figurativo rispondono l’uno all’altro e il tutto è fermo davanti alle sue giovani ragazze scolpite in scala 1. L’ambiguità trasmessa dalle figure apparentemente innocenti e dalle posture lascive delle ragazze scolpite in terracotta e dall’atmosfera “infantile” delle composizioni tessili astratte, diviene il modo per entrare nella sua realtà fatta di un’intimità che afferra istantaneamente emozioni universali del passato che ognuno di noi porta con sé e mette in discussione il futuro, la femminilità e gli sguardi.
In Toscana, facciamo tappa a Prato, dove la Galleria Open Art propone la retrospettiva Roberto Barni. Opere 1978-1990 che ricostruisce l’intera vicenda critica di Barni, artista che ha fatto parte di una generazione di pittori e scultori che hanno avuto l’audacia di seguire un percorso che è, prima di tutto, l’invenzione di una nuova forma di figurazione, in grado di valorizzare soprattutto la loro indipendenza di pensiero.
La mostra ripercorre la produzione pittorica di Roberto Barni che, dopo le esperienze pop e concettuali, approda a un “Rinascimento sognato”. Si tratta della pittura anni Ottanta, dove le composizioni presentano, come indicato dal critico Lemaire, un ambiente dove «tutto è irreale e prodotto da associazioni spesso giocose dove l’umano è al centro delle sue preoccupazioni».
A Firenze, invece, la Galleria Il Ponte prosegue la stagione espositiva con una personale dedicata a Mauro Betti, artista con cui la galleria lavora da molti anni. In mostra gli ultimi lavori, Dipinti domestici, realizzati dal 2020 al 2023. Quattordici opere, smalti e collage di cartoni e cartoni su tela di piccole e medie dimensioni, legate da un’apparente “banalità”.
Come scrive Luigi Bernardi, «Mauro Betti, nella sua personale ricerca, approda ad una figurazione minimalista fatta di “spezzoni” di
realtà isolati dal contesto: frammenti, lettere dell’alfabeto, segnali, quasi reperti di una civiltà prima di un’ipotetica ma non improbabile apocalisse. L’operazione di Betti ha una doppia faccia: quegli “spezzoni” possono valere come possibili indizi nell’illusione di ristabilire un nuovo sistema di valori, oppure possono valere come tracce di quella disposizione (da riattivare?) che sapeva vedere e scoprire le cose con l’ingenua meraviglia tipica dell’infanzia e dei primordi della pittura…»
La Galleria Anna Marra di Roma presenta, invece, MIRRORING, mostra collettiva a cura di Donatella Mezzotero che offre una breve panoramica sull’arte femminista contemporanea. La mostra esplora questioni delicate, quali sessualità, razza, classe e genere, mettendo in discussione gli ideali convenzionali di bellezza e identità. L’intento è ampliare lo sguardo sul variegato universo femminile, restituendone interpretazioni multiple e abbracciando l’idea che il femminismo contemporaneo sia un movimento sempre più inclusivo e sfaccettato.
Infine eccoci a Palermo dove, alla Cappella dell’Incoronata, una delle sedi del Museo Regionale d’Arte Moderna e Contemporanea, dal 20 dicembre 2023 al 20 gennaio 2024 l’artista siciliano Sasha Vinci presenta per la prima volta “La gravità delle forze nascoste”, un progetto inedito a cura di Serena Ribaudo dedicato interamente al capoluogo siciliano, al suo tessuto urbano e sociale.
Attraverso uno sguardo trasversale, l’artista indaga sulle fratture di questo momento storico, riconsiderando i rapporti tra la natura, l’essere umano contemporaneo e il suo ambiente sociale, con l’obiettivo di acquisire una nuova coscienza etica, estetica e politica, aprendo le porte a nuove prospettive di comprensione e di interazione con il mondo che ci circonda.
Ciò che distingue la ricerca artistica di Sasha Vinci è la continua sperimentazione di diversi linguaggi artistici, utilizzando media come il disegno, la scultura, l’installazione, la performance, la fotografia e il suono. In questo progetto dedicato a Palermo, questi mezzi espressivi convergono per creare un’opera d’arte totale e unica nel suo genere, che coinvolgerà gli spettatori in una straordinaria esperienza multisensoriale.