Archiviato il primo mese dell’anno è tempo di dare uno sguardo alle mostre che le gallerie d’arte italiane hanno inaugurato in questi giorni e che resteranno visibili almeno per tutto febbraio. Iniziamo da Milano dove Osart Gallery propone Behind the Walls, la prima personale italiana dell’artista sudafricano Feni Chulumanco (1994), con un corpus di opere che racchiude temi e valori che hanno già contribuito a regalargli visibilità in patria.
Il giovane artista autodidatta racconta una storia di orgoglio e isolamento, dove prova ad evadere dalla sua “zona di s-comfort”, rappresentata visivamente sia dalla teca in vetro nella quale incapsula i suoi soggetti, sia dalle mura dello scenario domestico all’interno del quale ambienta i suoi dipinti.
A oltre quarant’anni dall’ultima mostra dedicata a Milano all’artista greco Alekos Fassianos (1935-2022), la Galleria Tommaso Calabro ne presenta una monografica in apertura l’11 febbraio. Più di quaranta dipinti e una selezione di pezzi di design raccontano l’arte, il colore e l’immaginario mitico di Fassianos dalla fine degli anni Sessanta fino a pochi anni prima della sua scomparsa.
In questi giorni a Verona, negli spazi di Studio la Città, hanno aperto al pubblico tre mostre: Come code di lucertole di Luigi Carboni che presenta 13 nuove tele in cui procede ad una ridefinizione del concetto di disegno, di schizzo, una tecnica spesso reputata ausiliaria, ma che qui diventa dominante; CodNis di Victoria Stoian che comprende una serie di lavori intimamente legati al suo passato e alla sua terra d’origine: la Moldavia, sconvolta sia da violente catastrofi naturali, che da drammatici fatti politici. Infine, Eclissi e riflessi. La rivoluzione di Aristarco di Antonio Marchetti Lamera che propone per l’occasione 4 dei suoi lavori più recenti, in cui l’ombra, elemento imprescindibile di tutte le sue opere, è questa volta adoperata per indagare il rapporto tra tempo umano e tempo cosmico.
Sempre a Verona, La Giarina Arte Contemporanea, dall’11 febbraio presenta: Fluxidea, che mette in dialogo il lavoro di Andrea Bianconi, artista ormai consacrato a livello internazionale, e un gruppo di Fluxartisti storici che hanno sempre predicato l’essenzialità dell’irriverenza e dell’assurdo per comprendere il mondo attorno
Al centro del progetto espositivo, l’ultimo lavoro di Bianconi, il suo Manuale per esercitare la propria stupidità dedicato all’ebetudine voluta e ricercata come forma di reazione alla violenza della ragione (di stato o meno), che sta diventando un libro indispensabile per riflettere sulla funzione dell’arte.
Curata da Valerio Dehò, Fluxidea è quindi una mostra che rivela la coscienza “storica” di un artista contemporaneo come
Andrea Bianconi e la contemporaneità di artisti storicizzati come i Fluxus.
A Bologna, LABS Contemporary Art presenta Il segno traccia del nostro vissuto, personale di Greta Schödl a cura di Silvia Evangelisti, che proseguirà fino all’11 marzo. La mostra, organizzata nell’ambito di ART CITY Bologna 2023 in occasione di ARTEFIERA, è costituita da una selezione di opere inedite. Il lavoro di Greta Schödl incorpora lettere e simboli, ripetuti ritmicamente fino a renderli astratti.
Forme geometriche e segni decisi si intrecciano con le parole, illuminate con foglia d’oro e fuse su diverse superfici: pagine di libri botanici, mappe, carte, foglie, pezzi di marmo, lenzuoli, che portano memoria di esistenza passata. Attraverso la combinazione di rappresentazione linguistica e visiva, Schödl cancella il significato originale delle parole e degli oggetti che usa impregnandoli di un nuovo significato. Il suo lavoro sfida i costrutti sociali del linguaggio e suggerisce forme alternative di espressione e interpretazione.
Sempre a Bologna, all’interno del programma di Art City, segnaliamo Cinema interiore, personale di Simone Martinetto curata da Maria Chiara Wang all’interno degli spazi di Studio Cenacchi Arte Contemporanea.
L’esposizione, che rimarrà aperta fino al 4 marzo, comprende due ricerche fotografiche dell’autore. Nela prima, Unexpected Cinema, vi è un ribaltamento di prospettiva: gli scatti selezionati ritraggono quelle “presenze -fantasma”, persone e oggetti, che animano la macchina del cinema restando solitamente nell’ombra e rendendola possibile.
Nella seconda, invece, intitolata I Shut My Eyes in Order to See, la visione diventa interiore, si tra sforma in contemplazione, in silenzio, il ritmo rallenta, le immagini si quietano, diventano paesaggi della mente.
Ancora a Bologna, che con il ritorno di Arte Fiera alle date tradizionali diventa questo mese il cuore della proposta artistica italiana, Studio G7 presenta, fino all’8 aprile, Apoptosi, nona mostra personale degli artisti Anne e Patrick Poirier. Il duo francese ritorna negli spazi della galleria con un progetto multiforme che intende soffermarsi sulla profonda questione che ne anima la ricerca artistica sin dagli esordi.
Quella costante riflessione sugli effetti rovinosi del tempo, infatti, innesca ancora una volta il bisogno di rivolgersi al passato e alla storia per riflettere sulla memoria collettiva, nel tentativo di comprendere il mondo fisicamente percepibile in relazione alla dimensione dell’inconscio.
Arriviamo in Toscana dove, a San Gimignano, la Galleria Continua ha da poco inaugurato due nuove mostre: Sbilenco, nuova personale di Ornaghi & Prestinari, tra i più interessanti rappresentanti della giovane generazione di artisti italiani, e Writing Paintings, mostra personale dell’artista bulgaro Rudi Ninov.
Interessantissima new entry nella squadra della galleria toscana, Ninov, che lavora con pittura e scultura ‘traducendo’ i suoni in forme e colori, presenta una serie di lavori che si trovano a cavallo tra opacità e leggibilità. L’artista crea uno spazio di gioco in cui vengono esplorati diversi mezzi e materiali e dove i suoi lavori possono essere meglio percepiti non come corpo unico di opere ma come piccoli episodi visivi, divisi dalle caratterizzazioni architettoniche dello spazio.
Sempre in Toscana, a Pistoia, la Galleria ME Vannucci presenta la mostra Non odiarmi di Vittorio Corsini con le ultime opere realizzate dall’artista toscano, tra le quali una grande installazione che occupa la sala principale della galleria: Neither inside nor outside, che riproduce la pianta di un’abitazione. Sul perimetro alcuni mobili attraversano e rompono l’accerchiamento delle pareti.
Il disegno, che poi è ciò che lega il progetto, è in qualche modo manomesso, perché vivere, incontrare, muoversi nello spazio significa, per l’artista, cambiare in continuazione il progetto, significa abbracciare la mobilità, lasciare le certezze della stabilità, avventurarsi nell’abbraccio. Una riflessione, come sempre quella di Corsini, sull’intensità e la potenza delle relazioni umane, sul valore degli scambi e degli incontri fra le persone e ogni casa è il frutto, l’oggettivazione di questi incontri, questi cambiamenti.
Spostandoci a Roma, la galleria Richter Fine Art ospita la nuova mostra personale di Luca Grechi, Il nervo, con una nuova serie di dipinti e disegni, in mostra fino al 10 Marzo, che rappresentano l’ultimo periodo evolutivo dell’artista. Con il titolo “Il nervo”, l’artista intende un momento di ascolto.
Quella sensazione tipica, soprattutto durante l’infanzia o in adolescenza, quando si inizia a sentire quel brio anatomico in alcuni punti nervosi del corpo, quell’attimo in cui il corpo risponde a determinati stimoli. Quel brio emotivo oltre che anatomico si rispecchia nel modo di fare di Grechi nel momento di risoluzione, di passaggio, legato normalmente al problema pittorico ed estetico.
Restando sempre nella capitale, Noema Gallery dà il via alla stagione espositiva 2023 con la nuova mostra fotografica Ricreazione di Marco Lanza a cura di Chiara Dall’Olio, visitabile fino al 25 febbraio. Il progetto espositivo di Marco Lanza, nato dall’acquisto di migliaia di fotografie vernacolari sciolte, si è sviluppato con l’osservazione di ogni singola immagine.
Lanza ha tagliato le fotografie attraverso una mascherina di plexiglas rettangolare o quadrata e ricomponendole, ha ricavato nuove opere, letteralmente estratte dagli originali. Una rilettura che agisce sulla materia modificandola per sempre. Una ricreazione che si compie sia sulla parte selezionata che su quella che resta, apparente scarto che diviene un’opera aperta, dotata di infinite possibilità interpretative.
Infine, il prossimo 12 febbraio, la Galleria Lia Rumma di Napoli inaugura: Voglio vedere le mie montagne – für Giovanni Segantini, la nuova mostra personale di Anselm Kiefer, che segna il ritorno dell’artista in città.
Il titolo della nuova serie di dipinti presentati in mostra, ripreso dalle parole pronunciate dall’artista Giovanni Segantini poco prima di morire, rimanda anche ad un’opera di Joseph Beuys, che Kiefer incontra negli anni di formazione all’Accademia di Düsseldorf. Ma per Kiefer: “Il titolo spesso non è la spiegazione dell’immagine, ma è piuttosto un’allusione”.
Al pari di molte altre sue opere, ispirate a versi di poeti amati, a mitologie e leggende di ogni cultura e latitudine, e perciò ricche di suggestioni e risonanze liriche ed epiche, in questo caso l’artista dà vita ad un poetico e struggente paesaggio di cime e di vette che trascendono quelle tanto amate dal pittore simbolista Segantini.