Il termometro sfiore i 35 gradi e il pensiero corre al mare, alla montagna, a qualsiasi luogo che possa darci un po’ di respiro. La stagione dell’arte è però ancora nel suo vivo ed è bene resistere ancora per non perderci degli appuntamenti interessanti, che possono (magari) donarci una visione diversa su questo mondo sofferente, tra guerre e crisi climatica.
Un mondo che richiede attenzione, profondità. Proprio come il mondo creativo di Francesco Barocco, il cui lavoro non è facilmente sintetizzabile attraverso tematiche o linguaggi. Nasce, prima di tutto da un’attitudine, dall’esigenza di un lavoro condotto nello spazio del proprio studio, quotidianamente, alla ricerca di un senso di autenticità del fare che non può che conoscere continui nuovi approdi.
Un fare artistico, quello di Barocco, che non dimentica la tradizione delle tecniche come nel caso delle opere che ha realizzato per la sua personale, in corso fino al 16 luglio, alla Norma Mangione Gallery di Torino. Lavori tutti realizzati nel corso dell’ultimo anno, sculture in gesso con interventi a grafite, carboncino, pittura le cui forme accennano a teste e busti.
Si concentra, invece, sugli elementi offerti dal contesto circostante, al fine di intensificare la nostra percezione, attivare i paesaggi o enfatizzare un fenomeno naturale o architettonico, il lavoro del messicano Francisco Ugarte, protagonista alla Loom Gallery di Milano con la personale Amarillo casi Rojo, casi Azul.
Attraverso un’economia coerente di risorse e tecniche concettuali, l’artista ha sviluppato un linguaggio personale e un catalogo di forme distinte che evocano codici architettonici, filosofia orientale, astrazione e diversi approcci processuali alla pittura. Negli ultimi anni il suo lavoro si è evoluto verso l’esplorazione del disegno e della pittura come strumento concettuale e atto performativo.
Per la mostra milanese, Ugarte ha preparato una nuova serie di dipinti con varie gradazioni di colore e sculture in metallo che dialogano con lo spazio della galleria e richiamano al disegno più elementare. Le sue composizioni cromatiche considerano l’atto pittorico da un punto di vista consapevole in cui l’artista riversa tutta la soggettività dell’istante.
Sempre a Milano, sono gli scatti di Ziqian Liu al centro della mostra Inner Eye, curata da Claudio Composti per la Other Size Gallery e che aprirà i battenti il 16 giugno prossimo. La mostra, realizzata in collaborazione con Paola Sosio Contemporary Art, espone una galleria di dieci autoritratti di medie e grandi dimensioni, realizzati a partire dal 2020, in cui la fotografa cinese accosta il proprio corpo a elementi naturali come fiori o frutta in composizioni che esprimono – grazie al sapiente uso delle forme e dei colori – un senso di equilibrio e pacata contemplazione.
Se da un lato l’armonia raggiunta dalle scene di Ziqian Liu allude all’auspicio di un equilibrio tra l’essere umano e il mondo che lo circonda, dall’altro il lavoro della fotografa è fortemente introspettivo e intimo. Per l’artista, infatti, l’autoritratto è un modo per parlare a se stessa: il processo di costruzione dell’immagine – la composizione degli oggetti, il proprio posizionamento all’interno della fotografia – viene svolto in completa solitudine, in piena libertà e con tempi lenti, come lungo e lento è il processo di conoscenza di sé.
In Toscana, a Massa, per il progetto All Inclusive, curato da Cinzia Compalati presso il Museo Guadagnucci, è stato chiesto a nove artisti contemporanei di intervenire e interagire con lo spazio museale performandolo, progettando altrettante installazioni in cui è la ‘relazione’ a far esistere l’opera stessa: quella con il pubblico, che sottolinea il rapporto empatico tra visitatore e opera, quella con l’ambiente circostante e in particolare il parco e la natura, quella con la scultura e la seicentesca Villa La Rinchiostra che ospita il museo.
La mostra che ne è nata – e che inaugura il 4 giugno alle 18.30 – comprende opere di Antonello Ghezzi, Aqua Aura, Emiliano Bagnato, Eleonora Chiesa, Sandro Del Pistoia, Giorgio Di Palma, Aldo Giannotti, Simone Gori, Vincenzo Marsiglia. «In All Inclusive – ha spiegato Cinzia Compalati, direttrice dell’istituzione culturale massese e curatrice della mostra – ho voluto creare nove postazioni, progettate da altrettanti artisti contemporanei, che attivassero gli spazi museali. Gli artisti invitati, tutti diversissimi per poetica e media utilizzati, sono stati selezionati non tanto per gli apporti individuali, quanto per le attitudini a saper interagire all’interno di un gruppo inedito che fosse più della somma dei singoli elementi».
Ieri, presso la Rocca Roveresca di Senigallia nelle Marche, ha aperto al pubblico Being There. Oltre il giardino, mostra conclusiva del progetto biennale dell’artista Claudia Losi, a cura di Leonardo Regano. Con questo progetto Losi prosegue la sua indagine sulla complessa relazione tra l’essere umano, l’ambiente in cui vive e la lingua con la quale comunica.
L’artista lavora sull’ambiguità del concetto di paesaggio, sulla percezione dell’ambiente intorno a noi e sul labile confine tra contesto naturale e antropizzato. Una ricerca avviata durante una serie di viaggi nel nord della Scozia e in particolare sull’isola di St Kilda nelle Ebridi Esterne, e poi sviluppata nel 2016 in occasione della personale How do I imagine being there presso la Collezione Maramotti di Reggio Emilia.
E’ dedicata alla quasi quarantennale carriera dell’artista Giovanni Di Stefano, l’antologica Errori Significanti – Opere dal 1983 al 2022, in corso alla 1/9unosunove arte contemporanea di Roma. Difficile comprendere l’evoluzione della ricerca artistica di Di Stefano senza leggere le sue opere come veri e propri esperimenti interattivi, che prima di avere un valore estetico hanno una dichiarata valenza scientifica.
Questa impronta, che lo ricollega direttamente alla Teoria Eventualista, è chiara fin dai suoi esordi e resta una chiave di lettura valida per tutta la sua produzione, di cui la mostra offre una panoramica antologica. Dalla “pittura cieca” a tutte le sue successive sperimentazioni, quello che veramente interessa all’artista non è, infatti, il risultato estetico finale, bensì l’azione sperimentale che porta a quel risultato, caratterizzata da quelli che possiamo definire, appunti, “errori significanti”, sempre analizzati come elementi dal forte valore creativo.
Arriviamo così a Napoli, dove la Shazar Gallery presenta The shape of this is the shape of that, di Michael A. Robinson. L’artista ha prodotto per la galleria di via P.Scura un intervento site-specific che testimonia un momento di ridefinizione del lavoro del canadese verso nuove e più intime strategie.
Le opere in mostra sono frutto delle esperienze fatte durante e dopo il momento pandemico che hanno portato l’artista a focalizzarsi sulle infinite possibilità date dalla condizione di stasi, per cui l’indagine esterna, impossibilitata dalla situazione, diviene scelta volontaria e si trasforma in studio interiore.
Strutture da cantiere che rimandano a equilibri precari sono al centro di questa nuova serie di lavori che viene presentata di Vincenzo Rusciano – artista della scuderia della casertana Galleria Nicola Pedana – nel contesto della Chiesa di San Giuseppe delle Scalze a Pontecorvo di Napoli, dove l’interferenza tra antico e contemporaneo dà vita ad affascinanti sinergie.
Si tratta di Metal Novel, la nuova personale dell’artista partenopeo che nel suo lavoro si nutre degli oggetti quotidiani e della loro memoria, del tempo passato che si fa presente e che definisce nuove prospettive future. Un processo intenso in cui la materia e le iconografie diventano un chiaro sintomo del suo lavoro.
Infine, sbarchiamo sulle Isole Eolie per la prima edizione di Volcanic Attitude, Festival di cultura contemporanea (10-13 giugno), che attraverserà i territori dell’arcipelago. Volcanic Attitude si propone di mettere in relazione le ricerche di artisti e scienziaticon i territori vulcanici e le forze primarie della natura.
Nella sua peculiare itineranza e nello spirito di connessione con i territori ospitanti, il Festival coglie l’intento di favorire l’incontro e lo scambio interdisciplinare e interpersonale, coinvolgendo anche le comunità locali e il pubblico di visitatori nuovi e abituali. Favorendo rinnovate sinergie tra le pratiche dell’arte, il pensiero scientifico e le ricerche più avanzate e attualisulla natura, l’obiettivo è di stimolare nuovi punti di vista e una riflessione sull’agire e sul pensare nel contemporaneo, in rapporto al luogo e agli strumenti che usiamo.