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Guardare ma non toccare

del

Qualche settimana fa la celebre Monna Lisa ha subito l’ennesimo atto vandalico: è stata colpita da una torta alla panna scagliata da un visitatore. Il gesto ha suscitato molto scalpore senza tuttavia compromettere l’opera d’arte poiché, memore dei numerosi episodi vandalici subiti in passato a danno della stessa, il Louvre ha da tempo deciso di custodirla all’interno di una delle teche più sicure al mondo.

Lo stesso non si può sperare per la maggior parte delle opere d’arte custodite all’interno di collezioni pubbliche o addirittura di quelle appartenenti a collezioni private, che sono soggette con maggior facilità a subire danneggiamenti definiti “antropici”, ovvero causati dall’azione dell’uomo. All’interno di questa categoria di danni, non dobbiamo però pensare che vi siano solo situazioni “estreme” (come atti vandalici o incendi dolosi), ben potendovi rientrare anche danneggiamenti causati da piccoli gesti dovuti all’incuria, alla sbadataggine o all’inconsapevolezza dell’uomo, talvolta del collezionista stesso.

Quali sono, dunque, i principali errori da non commettere per evitare questo tipo di degrado?

Una delle prime cose a cui prestare attenzione è senz’altro la manipolazione e movimentazione delle opere. Così, è sempre importante utilizzare i guanti (in lattice, nitrile o cotone) per evitare di lasciare spiacevoli impronte sulle superfici. Per quanto le nostre mani ci possano sembrare pulite, infatti, esse sono ricoperte da una patina di grasso destinata a depositarsi sulla superficie degli oggetti che tocchiamo e che, con il tempo, tende ad alterarsi mostrando evidenti “ditate” grigio-giallastre sulla superficie delle opere. Questo succede, in particolare, su tutte quelle superfici che hanno una natura fibrosa o porosa, come le tele, la carta, la pergamena, i tessuti o la pietra e che, pertanto, tendono ad assorbire lo sporco trattenendolo all’interno della loro struttura.

Un altro strumento certamente utile nella pulizia quotidiana di superfici e mobili ma che spesso viene utilizzato erroneamente anche nella spolveratura delle opere, è il comune cattura polvere in poliestere. Le sue numerose e soffici fibre, infatti, rimarranno facilmente incastrate nelle superfici ruvide come la tela o la pellicola pittorica di un dipinto o ancora il legno di una scultura, formando in questo modo un deposito estraneo all’opera che potrà essere rimosso unicamente con perizia chirurgica.

Un altro errore piuttosto comune è poi quello di imballare le opere utilizzando il pluriball con il lato che presenta le bolle in rilievo a contatto con l’oggetto. Si pensa infatti che a contatto con l’opera le bolle ammortizzino meglio gli urti; tuttavia, non si considera che tale pattern rischia di imprimersi irrimediabilmente sulle superfici. I dipinti con uno strato di pittura materica, per esempio, impiegano molto tempo ad asciugare del tutto e quindi, se a contatto prolungato con questa superficie a bolle e magari sollecitati da sbalzi di temperatura, rischiano di imprimersi molto facilmente. Avvolgete dunque sempre le vostre opere avendo cura di lasciare le bolle al di fuori e, volendo essere ancora più scrupolosi, interponete tra queste e lo strato di pluriball un foglio di carta velina bianca non acida che proteggerà ulteriormente la superficie dell’opera da qualsiasi contatto dannoso con l’esterno.

Nell’utilizzare qualsiasi strumento di pulizia che preveda l’apporto di liquidi (come l’uso di spruzzini con detergenti per le superfici), poi, è bene fare attenzione a come si direziona il getto, possibilmente mantenendosi ben distanti dalle opere prive di protezione al fine di evitare che su queste si posino inavvertitamente degli schizzi. Inoltre, se volete pulire il vetro di una cornice, abbiate cura di spruzzare il detergente su un panno e non direttamente sul vetro: in questo modo, si ridurrà l’apporto di acqua vicino all’opera riuscendo inoltre a controllare meglio eventuali gocce che possono accumularsi sui bordi interni della cornice e rischiare di entrare al di sotto del vetro.

Un altro possibile danno che si può facilmente evitare è l’accumulo di macchie o abrasioni dovute al passaggio dello straccio bagnato usato per lavare i pavimenti. Schizzi e sfregamenti poco controllati, infatti, possono danneggiare le opere poste a poca altezza da terra. Il consiglio è dunque quello di non avvicinarsi mai troppo con lo straccio bagnato all’opera (ove possibile) e in ogni caso di evitare di utilizzare stracci troppo bagnati, che potrebbero generare schizzi sulle superfici delle opere circostanti.

Più in generale, un consiglio sempre valido quando si visita una collezione – pubblica o privata che sia – è senza dubbio quello di “guardare ma non toccare”. Spesso, infatti, non è facile capire a prima vista di quale materiale – potenzialmente molto delicato – le opere che osserviamo sono fatte: potrebbe trattarsi di grasso, di cera o, ancora, di carta fotografica vergine che, appena sfiorate dalle nostre dita, sarebbero compromesse per sempre!

Sara Stoisa
Sara Stoisa
Sara Stoisa è un'Art Collection Manager specializzata nella gestione, archiviazione e conservazione delle collezioni d'arte. Laureata in Restauro dei Beni Culturali presso la Venaria Reale, si è specializzata nella creazione e curatela di archivi d'arte privati e archivi d'artista, oltre all'attività di restauro e consulenza in ambito conservativo delle opere.

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