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Hello and welcome, ARTEFIERA 2023

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Bologna è il crocevia tra continente e penisola. È una piazza di incontro dove le cose, si dice, succedono a un passo più svelto che altrove in Italia. In piazza della Costituzione, ad esempio, c’era la sede della vecchia Galleria d’arte Moderna dove, nel giugno 1978, si inaugurava la prima Settimana Internazionale della Performance, manifestazione all’avanguardia alla quale parteciparono Marina Abramovic e Ulay, Luigi Ontani, Gina Pane ed Hermann Nitsch ma anche Demetrio Stratos e molti altri, conosciuti o meno. Quest’anno, ne ricorre il quarantacinquesimo anniversario.

La Galleria, negli anni, è stata spostata in centro e ribattezzata MAMbo, ma piazza della Costituzione è comunque rimasta una “piazza d’arti”. È da qui che si accede al distretto fieristico di Bologna, dove nei padiglioni 25 e 26 si svolge, dal 3 al 5 febbraio, l’edizione 2023 di Artefiera, storica manifestazione italiana che ritrova, dopo due anni, la classica collocazione invernale nel calendario italiano, a inaugurare e fare i buoni auspici per l’anno da poco iniziato.

L’accoglienza al visitatore, per questa edizione, è riservata all’installazione Connecting Green Hub di Mario Cucinella, affermato architetto siciliano trapiantato a Bologna da una vita. In accordo ai temi di sostenibilità e riutilizzo – riporta il pannello -, il progetto è un “riadattamento” di Design with nature, installazione già presentata dallo stesso al Salone del Mobile di Milano.

Tra linee sinuose, piani di legno grezzo e aiuole con piante, si trovano le casse e il banco d’accoglienza, lo spazio per la rassegna Book Talk e quello per i libri in vendita curato da Corraini, con l’immancabile mascotte del gatto nero birichino di Bruno Munari.

Nei vasti ambienti dei due padiglioni sono distribuiti i 141 espositori presenti alla rassegna, e ci si potrebbe facilmente perdere o arrivare sfiniti a metà percorso.

I curatori, però, hanno pensato di tendere una mano in soccorso al visitatore, proponendo una possibile chiave di lettura che renda più semplice il percorso: si tratta del format chiamato nientemeno che Percorso, una traccia tematica che corre lungo tutta l’esposizione.

Infatti, presso le gallerie toccate da Percorso, sono messe in mostra alcune opere in ceramica, una tecnica in genere considerata meramente artigiana, ma che in Emilia-Romagna ha una tradizione più che onorevole.

Ne nasce un’esposizione nell’esposizione, nonché un pratico viatico sull’uso di questa tecnica in ambito artistico dal primo Novecento ad oggi, con opere di artisti emeriti come Lucio Fontana, Fausto Melotti e Leoncillo, nonché di maestri del design come Ettore Sottsass e Ugo La Pietra, ma anche di artisti contemporanei come l’eclettica bolognese Sissi o il duo iperrealista faentino Bertozzi e Casoni.

Come riconoscere Percorso all’interno del percorso? Semplice! Seguendo i pallini verdi vicino al nome dell’espositore sui cartelli che numerano gli stand. Non si trovano uno di seguito all’altro e non bisogna perderne le tracce, come Alice con il Bianconiglio.

Si è accennato, in apertura, alla Settimana Internazionale della Performance, e un omaggio all’arte performativa – in collaborazione con Fondazione Furla -, non poteva mancare.

In fondo al padiglione 25 si può trovare un palco di un centinaio di metri quadrati cosparsi di macerie: è la scenografia per la mastodontica performance di quattro ore del collettivo israeliano Public Movement.

Nonostante lo sguardo severo e un po’ truce dei biancovestiti performers, da Rescue, “soccorso”, traspare una certa delicatezza. La performance sarà replicata sabato e domenica pomeriggio.

L’esposizione, poi, si corona con un’immensa beffa. Cosa succede nelle stanze quando le persone se ne vanno? Potreste chiedervelo, ma, in questo caso, si tratta del titolo del opus novum, l’opera commissionata da Artefiera ad Alberto Garutti. Un’opera monumentale, senza dubbio, peccato che sia totalmente invisibile, perlomeno alla luce al sole o delle normali lampade. Garutti, infatti, ha pitturato con una speciale vernice fosforescente alcuni arredi e muri sparsi per i padiglioni. A lume spento, la sera tardi, dopo che galleristi e visitatori se ne sono andati, l’opera brilla nella notte, e forse solo il personale di servizio che si attarda, quello che silenziosamente e senza gloria permette che l’evento funzioni, può vederla.

Ci sono molti motivi per cui vale la pena visitare Artefiera quest’anno. Ad esempio, i lettori collezionisti, potrebbero trovare interessante che, al curatore Simone Menegoi, si sia affiancato un co-curatore che è anche un grande collezionista, Enea Righi.

Il motivo più autentico, però, è che una volta usciti dai padiglioni, si ritrova subito la piazza di Bologna. Anche quest’anno, infatti, la città si presenta al mondo dell’arte con Art City, evento assolutamente organico ad Artefiera, aprendo palazzi e chiese, musei e monumenti, gallerie pubbliche e private, biblioteche e librerie, sale da concerto, teatri e istituzioni di vario tilo all’invasione dell’arte contemporanea, della sperimentazione e dell’avanguardia.

Francesco Niboli
Francesco Niboli
Restauratore di dipinti antichi e contemporanei, ha intrapreso un percorso di approfondimento del design grafico e dell’arte del ‘900 italiano collaborando con Fondazione Cirulli di Bologna. Ha partecipato alla scrittura del libro "Milano, la città che disegna", catalogo del neonato Circuito lombardo Musei Design. Attualmente collabora come grafico con la casa editrice indipendente Sartoria Utopia.

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