Come abbiamo visto la scorsa settimana, il mercato costituisce l’asse attorno a cui ruota tutto il Sistema dell’Arte Contemporanea. E questo con tutti i suoi pro e contro. Al di là delle possibili critiche, il mercato è il riferimento naturale di tutti i collezionisti: è qui, d’altronde, che si comprano e si vendono le opere. Per questo, oggi, vorrei darvene una prima panoramica, così da introdurvi alla sua struttura, su cui ci soffermeremo anche nelle prossime settimane per degli approfondimenti.
Il mercato dell’arte, come mette in evidenza Alessia Zorloni nel suo saggio L’economia dell’arte contemporanea, è una realtà complessa che può essere suddivisa in vari segmenti che corrispondono ad altrettanti criteri:
- temporali: arte antica, arte modernae arte contemporanea;
- geografici: mercato internazionale, nazionale e locale;
- distributivi: mercato primario e mercato secondario;
- tipologici: fotografia, scultura, pittura, ecc.
- qualitativi: opere, artisti ecc.
- economici: fascia molto bassa (<3000 euro), bassa (3000-50.000 euro), media (50.000-200.000), alta (200.000-500.000), molto alta (>500.000 euro).
Questi segmenti possono essere molto lontani tra di loro tanto che, come sottolinea ancora Zorloni, «è possibile parlare di mercati e di sistemi diversi con scarse interazioni tra di loro». Senza entrare, per il momento, in discorsi un po’ troppo complessi, è importante sapere che il mercato, nel nostro caso quello dell’arte contemporanea, può essere suddiviso prendendo in considerazione più criteri (o variabili): temporali, geografici ecc. Ad esempio: Arte Italiana del XX Secolo, tanto per citare il nome di una delle più note tipologie di aste a livello internazionale, le londinesi Italian Sale.
Generalmente la segmentazione di cui si sente parlare più spesso, e su cui ci soffermeremo nelle prossime settimane, è quella di tipo orizzontale, che prende in considerazione il criterio distributivo, per cui il mercato è suddiviso in due sotto-mercati: quello primario, dove le opere d’arte vengono vendute per la prima volta, e quello secondario dove, invece, vengono vendute tutte le volte seguenti (per capirsi è il mercato dove dominano, in primo luogo, le case d’asta).
Esiste, poi, una suddivisione di tipo verticale che, invece, tiene conto di criteri qualitativi, geografici ed economici e che porta ad uno scenario articolato in quattro mercati che, riprendendo lo schema elaborato sempre da Alessia Zorloni, sono i seguenti:
1) Classical Contemporary: è il mercato dei “grandi classici”, artisti attivi già a partire dagli anni Settanta e oggi “storicizzati” come Robert Rauschenberger o Gerhard Richter. Si tratta di una realtà globale, controllata da pochi e potenti operatori che hanno un’ampia rete internazionale. Uno per tutti Larry Gagosian. Dal punto di vista economico, il segmento Classical Contemporary copre tutte le fasce di prezzo.
2) Avant-Garde: è il mercato degli artisti emergenti più quotati, attivi già da un ventennio e le cui opere hanno iniziato a circolare anche sul mercato secondario. Qualche nome: Maurizio Cattelan, Tacita Dean, Ghada Amer ecc. Li rappresentano le gallerie più potenti a livello internazionale, sempre presenti alle principali fiere mondiali (Art Basel, Frieze, Fiac ecc.). Il mercato Avant-Garde, ha un forte impatto economico e un collezionismo molto agguerrito. Come il Classical Contemporary, anche il mercato Avant-Garde comprende opere di tutte le fasce di prezzo.
3) Alternative: in questo segmento, di carattere nazionale, si posizionano artisti tradizionali o moderatamente modernizzanti. In primo luogo artisti che sono stati protagonisti di qualche tendenza ormai storicizzata (ad esempio Mario Schifano o Renato Guttuso) o giovani emergenti che sono espressione dell’identità culturale di un determinato Paese (come Maurizio Galimberti). Artisti che potete trovare rappresentati in tutte le principali fiere nazionali d’arte contemporanea come, per l’Italia, Artissima o Arte Fiera. Dal punto di vista del prezzo, gli artisti appartenenti a questo segmento occupano le fasce bassa e molto bassa.
4) Junk: qui ricadono tutte quelle opere nate per l’arredamento nel quale l’attività commerciale è assolutamente prevalente su quella culturale. Per la natura di queste opere, questo mercato gravita sulla fascia di prezzo più bassa.
Per evitare problemi di interpretazione mi preme, in conclusione, specificare che questi quattro mercati non devono essere visti come dei compartimenti stagni, ma come degli insiemi che si intersecano tra di loro. I punti di contatto sono quelli dove si trovano gli artisti che, col progredire della loro carriera, si stanno spostando da una fascia all’altra. Un esempio: quegli artisti che si trovano ancora nella fase di lancio della loro vita artistica, e che potremmo definire “Nuove Proposte”, si collocano in un’area intermedia tra il mercato Junk e quello Alternative. Il tempo, poi, ci dirà quale sarà la loro categoria di arrivo, ossia il loro reale posizionamento sul mercato. La presenza in un segmento o nell’altro, peraltro, può variare negli anni, per cui, un artista che avrebbe le carte per stare nel segmento Classical Contemporary può darsi che sia scivolato in quello Alternative per fattori non sempre legati alla qualità delle sue opere. Ma di questo parleremo più avanti.
Infine, tutte le segmentazioni proposte compongono il mosaico del mercato dell’arte che, alla resa dei conti, si suddivide, come detto, in due macro-mercati: il primario e il secondario, al cui approfondimento saranno dedicati i prossimi articoli.