Martini Arte, casa d’aste specializzata in arte moderna e contemporanea, nata dalla passione e dall’intuito di una famiglia bresciana.
In questa intervista, Angelo Martini ripercorre la storia dell’azienda, passando per l’evoluzione del mercato, l’impatto delle aste online e la sfida di mantenere un’identità distintiva in un settore in continuo cambiamento.
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Ci racconti com’è nata Martini Arte?
Angelo Martini: La storia di mio padre è molto particolare. Ha iniziato come corniciaio a 15 anni, facendo esperienza nel mondo bresciano dei corniciai. Come accadeva per alcuni galleristi, anche lui è partito come garzone di bottega, realizzando cornici. Tuttavia, grazie alla sua forte indole commerciale, ha iniziato presto a vendere opere, dapprima a pittori locali e poi, spinto dalla passione, si è dedicato all’arte moderna e contemporanea. Negli anni ‘90 e 2000 aveva molti contatti e raccoglieva opere per venderle attraverso piccole case d’asta milanesi come Brerarte. Con queste case d’aste aveva accordi che gli garantivano una provvigione sulle vendite.
Nel 2006, mio padre si è trovato con più di 100. Io ero ancora all’università, mentre mio fratello già collaborava con lui. A quel punto mio padre ha pensato di creare una nostra asta invece di affidarci ad altre case d’asta. Sfortunatamente, la prima asta si è tenuta la stessa sera della prima partita dell’Italia ai Mondiali e non abbiamo venduto nulla. Mio padre inizialmente ha pensato di tornare al vecchio metodo, ma con il tempo abbiamo affinato il processo e migliorato le vendite.
Come è cambiato il vostro approccio alle aste nel tempo?
A.M.: All’inizio organizzavamo quattro aste all’anno, rivolte principalmente agli addetti ai lavori, con prezzi bassi e una clientela composta per l’80% da mercanti e per il 20% da privati. Con il cambio generazionale e l’avvento del digitale, abbiamo puntato sull’innovazione tecnologica, sviluppando un sito che inizialmente ci sembrava un investimento enorme. Oggi il nostro modello è cambiato: facciamo due aste all’anno e ci siamo adattati alla crescente abitudine di acquistare online.
Qual è stato il ruolo della tecnologia nello sviluppo della vostra casa d’aste?
A.M.:La tecnologia è stata fondamentale. All’inizio mio padre era scettico sull’acquisto online, ma abbiamo investito molto, a partire dalla creazione del nostro sito. Un annuncio su un quotidiano costava circa 15.000 euro per un solo giorno, mentre il sito ci ha dato una visibilità continua. Questo ha permesso ai clienti di familiarizzare con il nostro metodo e ha aumentato la fiducia verso le aste online.
Come si è evoluto il comportamento dei collezionisti nel tempo?
A.M.:I collezionisti di oggi sono molto più preparati rispetto al passato. Passano ore a studiare le opere e i meccanismi delle aste, sanno riconoscere i movimenti di un’opera nel mercato e sono estremamente informati. Il vero collezionista non acquista per speculazione, ma per passione, e spesso la sua collezione segue un filo conduttore ben preciso. Tuttavia, negli ultimi anni sono entrati nel mercato anche molti acquirenti con un approccio più speculativo.
Come ha influito il Covid sul mercato dell’arte?
A.M.:Il Covid ha segnato un punto di svolta. Avevamo un’asta programmata per marzo 2020 e, a causa del lockdown, abbiamo dovuto posticiparla più volte. Molti fornitori volevano ritirare le opere temendo invenduti, ma alla fine l’asta ha avuto un grande successo. Durante il lockdown, molti collezionisti hanno passato più tempo online, analizzando il mercato e partecipando alle aste, accelerando il processo di digitalizzazione del settore.
Quali sono i vantaggi delle aste online a tempo?
A.M.:Le aste online a tempo stanno diventando sempre più popolari, anche per opere importanti. Sono più flessibili, hanno costi inferiori e permettono ai clienti di fare offerte comodamente dal proprio telefono, senza bisogno di un banditore. Noi stiamo valutando di introdurre aste più frequenti con opere di valore minore, per mantenere un contatto costante con i clienti.
Quali difficoltà state affrontando nel reperire opere di qualità?
A.M.:Negli ultimi due anni è diventato sempre più difficile trovare opere di qualità. Molti venditori sono esitanti a cedere i loro pezzi a prezzi inferiori rispetto ai massimi raggiunti in passato. Ad esempio, un’opera di Boetti che fino a poco tempo fa valeva 50.000 euro oggi può arrivare a 35.000, e i proprietari preferiscono aspettare piuttosto che vendere a cifre più basse. Questo ha portato a un calo generale della qualità nelle aste.
Qual è la differenza tra un vero collezionista e un investitore?
A.M.:Il vero collezionista acquista per passione e per completare la sua collezione, senza l’obiettivo immediato di rivendere. Ad esempio, un cliente ha acquistato un’opera perché gli mancava quel pezzo per completare il suo set, nonostante il prezzo fosse alto. Al contrario, molti acquirenti oggi comprano con l’idea di rivendere rapidamente, valutando più il rendimento economico che il valore artistico.
Qual è la vostra strategia per il futuro?
A.M.:Vogliamo concentrarci maggiormente sulla qualità, e introdurre aste online a tempo con opere di valore più contenuto rispetto alle due aste principali. Inoltre, stiamo lavorando per migliorare la nostra presenza digitale, pubblicando i cataloghi su piattaforme internazionali per raggiungere un pubblico più ampio. Siamo fiduciosi che il mercato dell’arte moderna e contemporanea resterà uno dei settori più dinamici, anche grazie alla crescente internazionalizzazione.