Un passato da illustratore di Vogue e un presente da pittore. Guglielmo Castelli (n. 1987) è uno degli astri nascenti della nuova arte italiana, considerato uno degli giovani più influenti della scena artistica europea di oggi. La sua ultima personale, in occasione della Amsterdam Art Fair, è stato un omaggio a Carol Rama la grande artista torinese scomparsa nel settembre scorso e che è stata una figura fondamentale nella sua formazione, trasmettendogli il coraggio di essere sempre coerente e, allo stesso tempo, di mettersi sempre in gioco. Lo abbiamo incontrato nel suo studio torinese per parlare del suo lavoro e della sua ricerca artistica in attesa degli appuntamenti che lo vedranno protagonista questo autunno.
Nicola Maggi: A gennaio Forbes ti ha inserito fra i primi dieci under 30 europei più influenti nel mondo dell’ arte. Una bella responsabilità…
Guglielmo Castelli: «E’ una responsabilità se si parte dall’idea che si debba dimostrar qualcosa, mai come da gennaio, quando è stata pubblicata la lista, si è instaurata in me una minuziosa e giudiziosa ricerca creativa che mi ha fatto dedicare completamente al lavoro e poco agli aspetti più, per così dire, “mondani”. La scelta di Forbes sulla mia figura mi ha riempito di orgoglio, è stato il risultato di anni di lavoro, ricerche, cambiamenti di strade, di errori anche… Alla fine credo sia stata premiata la coerenza estetica, la caleidoscopicità con cui mi muovo in diversi ambiti…»
N.M.: Negli tempo i “personaggi” dei tuoi dipinti, che rimandavano al mondo dell’infanzia, sembrano essersi fatti più “maturi”. Ci dici qualcosa del tuo percorso artistico?
G.C.: «Più che personaggi, ora mi piace chiamarli “corpi di costruzione”. All’inizio del mio percorso e approccio pittorico la raffigurazione di un mondo che aveva dei retaggi infantili era forte ora, crescendo io stesso, il mio sguardo e le mie intenzioni, sono cambiati anche i miei corpi, son cresciuti per così dire, hanno arti più lunghi… In una certa forma “marciranno senza maturare” per citare un’amica».
N.M.:Allo stesso tempo la componente “malinconica” appare più accentuata negli ultimi lavori…
G.C.: «Anche la paletta cromatica precedentemente usata ha subito dei mutamenti. Il tempo ha predisposto confini più fluidi, forme più antropomorfe. E’ caratteristico della giovane età esser estremi, non prendere in considerazione l’intermezzo, le pause. L’essere avventanti ha la sua bellezza, ma deve avere una durata. Così dai colori più lievi ho aggiunto delle punte di fango, da posture più lineari sono andato a scavare in quelle più contratte. Più che malinconia, che è già considerato uno stadio patologico, oserei dire melanconico.
N.M.: Nei tuoi dipinti aleggia sempre un’atmosfera sospesa che mi fa venire in mente una frase di Zygmunt Bauman: “L’incertezza è l’habitat naturale della vita umana, sebbene la speranza di sfuggire ad essa sia il motore della attività umane”…
G.C.: «Per l’appunto come dice Bauman : l’incertezza c’è e rimarrà sempre… Sull’incertezza si può creare mondi, ci si può prospettare il più bello dei tramonti e sentirsi a casa».
N.M.: La tua carriera, se non erro, inizia come illustratore di moda per Vogue. Quanto c’è di quell’esperienza nella tua produzione attuale?
G.C.: «C’è tutto quello che è il divertimento, gli aspetti che paiono più ludici, più legati alla forma e all’estetica. In realtà c’è molto di più, ci sono le “invasioni di campo” nel mio lavoro, lo studio cromatico, quello di certe proporzioni, ci sono gli afflati di una ricerca di un andamento ben preciso».
N.M.: A maggio hai presentato alla fiera di Amsterdam un lavoro dedicato a Carol Rama. Ce ne parli?
G.C.: «Da persona nata a Torino e cresciuta a Torino, quella di Carol Rama è sempre stata una presenza importantissima. Era come quell’ombra ai lati dei corsi, sempre qui a Torino, lungo il Po. Di quegli alberi che avevano una storia, noiosissimi quasi respingenti, ma che alla fine ti proteggevano dal caldo invadente. Il lavoro di Carol mi ha segnato e sotto certi punti di vista mi ha “insegnato” cosa vuol dire la coerenza, cosa vuol dire il coraggio della matita sulla carta. Che ci può essere eleganza anche nei segni violenti e apparentemente scostanti. La possibilità di poter esporre i miei lavori con i suoi è stato per me un momento molto bello. Partendo dal titolo “Cadavre Exquis”, tipico gioco surrealista di inizio ‘900, sono andato a vagliare degli elementi caratteristici nel lavoro di Carol, rielaborandoli. Protesi, letti e occhi».
N.M.: Quali sono i tuoi impegni per il secondo semestre dell’anno?
G.C.: «Ci sono in cantiere numerosi progetti, tutti diversi fra loro, ma tutti interessantissimi, tre collettive in Italia, per poi passare alle fiere in autunno, approdando a dicembre a Miami».
[infobox maintitle=”PER I COLLEZIONISTI” subtitle=”Guglielmo Castelli è nato nel 1987 e vive e lavora a Torino. È stato protagonista di mostre personali a Roma, Ginevra e Amsterdam. Formatosi alla Accademia Albertina di Torino, è stato artista residente selezionato presso il Macro di Roma. A gennaio di quest’anno Forbes l’ha inserito tra 300 giovani più influenti e intraprendenti. Il suo lavoro è rappresentato dalla galleria Francesca Antonini Arte Contemporanea di Roma e dalla Ron Lang Art di Amsterdam. I prezzi delle sue opere vanno dai 2.800 ai 14.000 euro.” bg=”gray” color=”black” opacity=”off” space=”30″ link=”no link”]