Circa 400 opere per raccontare l’UE attraverso alcuni degli esempi più significativi delle tendenze che hanno definito il panorama artistico europeo dagli anni Ottanta ai giorni nostri. È questa, in estrema sintesi la collezione d’arte del Parlamento Europeo che, nata nel 1980, compie quarant’anni.
Al suo interno: l’astrazione degli anni Ottanta e Novanta, rappresentata dalle splendide opere di Helena Almeida, Callum Innes, Felim Egan, Ângelo de Sousa e Günther Förg; il neoespressionismo tedesco di Georg Baselitz, Rainer Fetting e Helmut Middendorf e il neofigurativismo degli anni Ottanta, di cui è esponente Pat Andrea.
Scorrendo le opere ci imbattiamo poi nell’espressionismo tormentato e inimitabile di Juan Barjola; nelle opere di importanti scultori di generazioni e stili diversissimi, come ad esempio Martín Chirino, Rui Chafes o Jens Galschiot; nello sguardo rivolto alla natura e al paesaggio rurale, particolarmente riconoscibile nella pittura di vari artisti irlandesi, come Martin Gale.
Ma questa è solo una rapida panoramica dei contenuti di una raccolta d’arte voluta da Simone Veil, la prima presidente del Parlamento direttamente eletta e la prima donna ad aver ricoperto questo ruolo.
Scomparsa a 90 anni nel 2017 Simone Jacob (questo il suo cognome da nubile) era nata il 13 luglio 1927 da una famiglia ebrea di Nizza. Nel 1944 fu arrestata insieme alla sua famiglia e deportata nei campi di concentramento nazisti di Auschwitz-Birkenau, Bobrek e, infine, Bergen Belsen.
Lei e le sue due sorelle sopravvissero, mentre i genitori e il fratello non fecero più ritorno. Nel dopoguerra studierà giurisprudenza e scienze politiche e, nel 1946, sposerà Antoine Veil.
Giurista, politica e femminista, da sopravvissuta all’Olocausto, Simone Veil non riusciva a comprendere come un paese europeo potesse fare la guerra a un altro. Così, man mano che la sua carriera politica in Francia si consolidava, aumentava il suo slancio a sostegno dell’idea di un’Europa in cui tali atrocità non potessero più ripetersi. E quando nel 1979 il presidente Giscard le chiese di guidare il suo partito nelle prime elezioni dirette del Parlamento europeo, non ci pensò due volte.
Fu sotto la sua presidenza e per sua iniziativa che, sull’esempio di alcuni parlamenti nazionali, anche quello europeo cominciò a creare una collezione d’arte contemporanea con l’idea, iniziale, di riunire opere provenienti da ciascuno dei dieci paesi che, all’epoca, formavano la Comunità Economica Europea e privilegiando giovani artisti che avessero già ottenuto un certo livello di riconoscimento e di prestigio.
Iniziata nel 1980, la collezione del Parlamento Europeo, grazie alle acquisizioni avvenute nell’arco di 40 anni su proposta di esperti d’arte di ciascun paese membro dell’UE, raccoglie oggi 387 opere di arte moderna e contemporanea tra le quali si possono trovare anche lavori a firma di alcuni grandi nomi della scena artistica internazionale, come ad esempio Mimmo Paladino, Peter Doig, Michael Craig-Martin, Antoni Tàpies, Imi Knoebel e Valerio Adami.
Come una vera e propria corporate collection, la collezione abbellisce oggi gli spazi di lavoro del Parlamento Europeo e contribuisce, con la sua presenza, a promuovere la creazione artistica negli Stati membri e a dare un maggior dinamismo e freschezza all’immagine della politica culturale comunitaria.
Dal punto di vista delle acquisizioni la collezione continuerà ad ampliarsi, nei prossimi anni, con l’aggiunta di nuove opere che dovrebbero rafforzare, da un lato, una rappresentanza adeguata di donne artiste e, dall’altro, la presenza dei nuovi linguaggi artistici della contemporaneità come come la fotografia, le arti grafiche, visive e dello spettacolo e le installazioni.
Negli ultimi anni, ad esempio, sono entrate in collezione opere caratterizzate da un livello elevato e omogeneo di qualità e dall’introduzione di tecniche e tematiche che definiscono in modo abbastanza preciso il rinnovamento tecnologico digitale sperimentato dalle arti nei primi due decenni del XXI secolo: le opere di Jasmina Cibic, Ivana Franke e Gyöngyi Gallusz; l’opera pittorica, a valenza politica, di Jaan Elken; o ancora il lavoro scenografico, sotto forma di scultura-installazione, di Anna Baumgart.
Dal 2008 ad oggi il Parlamento ha acquistato opere d’arte dall’Ungheria (70 200 euro), nel 2009 dalla Polonia (157 950 euro) e nel 2010 dalla Slovacchia (40 950 euro), dalla Slovenia (20 475 euro) e da Malta (14 625 euro).
Nel 2011 è stata invece la volta delle opere d’arte provenienti dagli ultimi due Stati membri non ancora rappresentati nella collezione, la Bulgaria (54 698 euro) e la Romania (106 178 euro). Il prezzo medio di un’opera d’arte acquistata tra il 2008 e il 2010 è di 5 767 euro. Oltre alle opere acquistate, il Parlamento europeo ha ricevuto più di 120 donazioni dai parlamenti nazionali e da altre organizzazioni.