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Labubu: il fenomeno globale di Kasing Lung che conquista arte, moda e collezionismo

del

Dietro le quinte di ogni trend che si è inclini ritenere inspiegabile, c’è quasi sempre molto di più di quanto un po’ snobisticamente si pensi. Ne avrete quasi certamente sentito parlare, si tratta di un vero e proprio fenomeno di massa che sta interessando e seducendo in egual misura bambini e star internazionali fino ad arrivare al ceo di Apple Tim Cook.

Senza ulteriori indugi cerchiamo di analizzare il caso Labubu. Il creatore di questo mostriciattolo dal riso sardonico è l’artista Kasing Lung illustratore e toy designer nato nel 1972 ad Hong Kong e cresciuto nei Paesi Bassi. Profondamente affascinato dalla mitologia e dal folklore nordici, Lung ha tradotto le proprie suggestioni in forma di folletti dall’estetica accattivante, il cui riferimento prossimo è riconducibile al celebre movimento Superflat di Takashi Murakami.

Illustratore di libri per l’infanzia, nel 2015 Lung dà avvio alla serie Monsters, creature fantastiche ispirate alle fiabe norrene tra le quali spiccano i Labubu, lo stesso anno l’azienda cinese How2Work li produce e li mette in vendita. Nel 2019 il pupazzetto inizia ad essere commercializzato da Pop Mart ma è solo nel 2024 che il successo diviene planetario innescato, come da prassi, da un post divenuto virale, ovvero un video nel quale la cantante Lisa delle Blackpink ne esibiva un esemplare. Per dare concretezza – in termini di cifre – alla portata di tale diffusione, le azioni della società cinese Pop Mart sono più che quadruplicate nell’ultimo anno raggiungendo una capitalizzazione di mercato che si avvicina ai 47 miliardi di dollari.

Ad oggi sono in commercio più di 300 tipologie di Labubu tra peluche e charm, alcune versioni limited edition – rigorosamente vendute in blind box così da incentivarne il collezionismo – sono frutto di collaborazioni con best global brand come Coca-Cola con un range di prezzo dai 20 ai 1.000 euro.

E se è pur ragionevole ritenere tale exploit un perfetto connubio tra marketing e merchandising vale la pena approfondirne le ragioni sottese. La poetica di Lung è un’eccellente sintesi tra figurazione di matrice asiatica manga e cultura pop, si tratta di stilemi che a partire dagli anni ‘90 sono entrati nell’immaginario collettivo di intere generazioni attraverso i cartoon nipponici. Colori saturi e sgargianti, creature immaginarie in stile Pokémon sono i tratti distintivi di Lung che si sono agilmente imposti attraverso coordinate estetiche universalmente recepite e condivise.

A tale considerazione si sommano ulteriori fattori propri del mercato dell’arte che stanno anch’essi contribuendo ad accrescerne la popolarità. Forse meno nota al grande pubblico la presenza di Kasing Lung – con opere dal canonico formato bidimensionale della tela o della stampa – nelle gallerie tra le quali citiamo Kaikai Kiki Gallery, ça va sans dire, di proprietà dell’artista super quotato Takashi Murakami. E se al momento la presenza di Lung nel mercato primario, secondario e fieristico ha come epicentro privilegiato la piazza asiatica con le sedi di Hong Kong di Sotheby’s, Christie’s e Phillips dove gli scambi sono vivaci così come le rivalutazioni delle opere, è interessante segnalare la recente asta che si è tenuta negli USA sulla piattaforma marketplace Joopiter della star internazionale Pharrell Williams che lo scorso giugno ha proposto all’incanto 14 Labubu brandizzati con base d’asta tra i 300-500 $ ciascuno e aggiudicati a cifre record tra i 18.000 e i 31.000 dollari.

E ancora, non possiamo non menzionare la sempre più proficua commistione tra arte e moda che valorizza e potenzia, in un reciproco scambio, brand awareness e visibilità. E’ proprio degli ultimi giorni la presentazione di una limited edition di borse e accessori frutto di una collaborazione tra Kasing Lung e Moynat, storico marchio francese ora di proprietà di LVMH.

Per concludere, se non risulta inverosimile ritenere la Labubu mania un culto quasi certamente passeggero, questa sorta di ossessione collettiva racconta molto della nostra società contemporanea che assurge un peluche – oggetto transizionale per antonomasia – a status symbol, feticcio, rifugio fanciullesco.

E se le fiabe, che tanto hanno affascinato Lung, sono contenitori inesauribili di linguaggi e forme simboliche utili ad indagare sentimenti ed emozioni perturbanti, e perfino talvolta in grado di farci superare paure col sorriso, è forse proprio quel sorriso beffardo dei Labubu a regalarci oggi un po’ di indispensabile e, per certi versi, salvifica leggerezza.

Chiara Mastelli
Chiara Mastelli
Art consultant, ha all’attivo collaborazioni con gallerie, case d’asta e fondazioni. Specializzata in mercato primario e secondario con focus in arte moderna e contemporanea ha approfondito le differenti branche del sistema dell’arte attraverso un’ Alta formazione in diritto dell’arte presso Università Sant’ Anna di Pisa, un’ Alta formazione in Contemporary Art Markets presso Naba Milano e in curatela d’archivio d’artista presso AitArt Milano. E’ consulente per collezionisti privati e aziende.

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