Le nuove generazioni interagiscono con il mondo dell’arte in differenti modi diversi oltre lo stereotipo dello scroll online. Non solo consumano arte sui social media, ma visitano anche musei e gallerie e acquistano opere d’arte per le loro case.
Per le imprese invece collezionare significa metter a fattor comune con il proprio territorio e i propri dipendenti le opere di arte rafforzandone il legame.
La relazione tra arte e imprese risponde anche alla domanda su come impiegare il capitale culturale, che non si compone solo di beni «reali» di interesse storico, artistico, paesaggistico, ma che è fatto anche di capitale immateriale, posseduto dai singoli (capitale umano) e dalle imprese, tessuto connettivo del Paese, capace di adattamento, trasformazione e invenzione continua.
Attualmente si stima come vi siano ben 57 aziende impegnate nella valorizzazione dell’arte moderna e contemporaneae quindi l’obiettivo del presente contributo è analizzare la normativa fiscale delle Corporate Art Collection ossia delle collezioni d’arte che sono realizzate dalle imprese.
Il trattamento fiscale delle corporate art collection
Per quanto concerne l’analisi della normativa fiscale, anche in questo caso non esistono disposizioni specifiche: si applicano i principi generali sulla determinazione del reddito d’impresa e del reddito imponibile ai fini IRES.
Per poter dedurre quindi i costi sostenuti per l’acquisto di opere d’arte, occorre valutare la sussistenza del requisito di inerenza (art. 109 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi): valutare la natura del bene e l’entità del costo sostenuto in relazione all’attività concretamente esercitata dall’impresa.
In particolare, per le CAC l’inerenza deve essere valutata sulla base della ragionevolezza del valore dell’opera in rapporto all’utilizzo concreto che ne è fatto, in relazione alle dimensioni dell’impresa ed alla sua necessità di trasmetterne l’immagine.
Superato il test dell’inerenza, si devono esaminare le modalità per l’eventuale deduzione dei costi delle opere d’arte. In linea generale, infatti, la deduzione del costo di acquisto (comprensivo degli oneri accessori) dei beni strumentali, la cui utilizzazione è limitata nel tempo, avviene attraverso l’ammortamento. Tuttavia, nel caso delle opere d’arte l’utilizzazione non è limitata nel tempo, in quanto un’opera d’arte presenta una vita economica indefinita e generalmente tende col tempo ad incrementare il suo valore.
Pertanto, il costo delle opere d’arte non può essere sottoposto ad ammortamento (Principio Contabile OIC 16) e dunque non sarebbe deducibile.
In una delle poche pronunce sul tema da parte della Corte di Cassazione, la Sentenza n. 22021 del 13 ottobre 2006 con riferimento alla possibilità di dedurre gli ammortamenti dei quadri esposti negli alberghi ha indicato come «Dal reddito sono infatti detraibili le quote d’ammortamento dei beni che sono utilizzabili per un limitato periodo di tempo, in quanto soggetti a logorio fisico o logorio economico (correlato, cioè, a necessita di sostituzione per superamenti di natura commerciale o tecnica)…Ebbene i quadri acquistati per abbellire le pareti di un albergo non perdono il loro pregio nel tempo fornendo l’utilità cui sono mirati (ma semmai lo incrementano) donde i costi di acquisto non si vede come possano essere inclusi tra quelli pluriennali di produzione del reddito e non piuttosto considerati tra gli investimenti patrimoniali della società”
In altre parole, considerandoli investimenti patrimoniali a durata illimitata, non potranno essere dedotti i costi mediante le quote annuali di ammortamento mentre l’eventuale plusvalenza conseguita all’atto della rivendita (ossia la differenza tra il costo fiscalmente riconosciuto e il prezzo netto di vendita) risulterebbe essere imponibile.
Dal punto di vista formale, prima di procedere con la creazione di una Corporate collection appare prudenziale procedere con una delibera dell’organo amministrativo al fine di verbalizzare le finalità̀, le modalità̀, la tempistica e la dotazione finanziaria dell’iniziativa.
In conclusione, si evidenzia come la crescente diffusione degli investimenti effettuati nel settore dell’arte rappresenti un punto importante da valorizzare, anche alla luce degli obiettivi in materia ESG (Environmental, Social and Governance). Tuttavia, tanta strada è ancora da fare a partire dalla presenza di specifiche agevolazioni per gli investimenti nonché di una normativa fiscale chiara e stabile necessaria per valorizzarne la crescita.
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