In questo autunno dove, per ora, i cataloghi d’asta interessanti certamente non abbondano, la nuova selezione messa insieme dalla veneziana Fidesarte per la prima sessione della sua asta di Arte moderna e contemporanea devo dire che rappresenta una grandevole eccezione.
Tra i 156 lotti di questo catalogo, che saranno battuti il 18 novembre a partire dalle ore 17, si possono fare, infatti, incontri inaspettati con personalità artistiche tutte da riscoprire. E’ il caso dell’ungherese Andor Weininger del quale viene proposto, al lotto 13, un’acquerello del 1922: Geometrie su campo giallo e verde (stima: 2-2.500 euro).
Rispetto ad altre personalità del Bauhaus come Schlemmer, Gropius, Kandinskij o Moholy Nagy, Andor Weininger rimane un nome relativamente sconosciuto al grande pubblico. Anche se il suo contributo, in particolare per il laboratorio teatrale del Bauhaus, è stato in realtà di fondamentale importanza. Il lavoro in catalogo da Fidesarte appartiene ai suoi anni di “militanza” nel “circolo” De Stijl che coincinde con il suo ingresso, come studente, proprio al Bauhaus.
Passate alcune opere tarde di Gualtiero Nativi e Eugenio Carmi, al lotto 38 ci imbattiamo in una bella carta di Carla Accadri – Segni misti del 1984 (stima: 7-9.000 euro) -, buona testimonianza del suo ritorno alla pittura degli anni Ottanta, durante i quali il suo lavoro è oggetto, peraltro, di numerosissime personali. Il lavoro in catalogo proviene dalla Galleria La Scaletta di Reggio Emilia.
Poco dopo, al lotto 42, abbiamo invece un lavoro del 1970 di Achille Perilli, da poco scomparso: La cabala tecnologica (stima. 15-18.000 euro). Seguito da una piccola, ma preziosa tela di Piero Dorazio datata 1976: Blue Note, cm 35×50 (Lotto 43, stima: 25-27.000 euro).
Venti lotti dopo è Filippo de Pisis, con un delicatissimo Vaso di Fiori, a fare bella mostra di sé (lotto 65, stima: 12-15.000 euro), seguito da Cagnaccio Di San Pietro con l’allegro Birichinate, tela del 1929 proposta al lotto 66 con una stima di 45-50.000 euro.
Molto interessante la parentesi dedicata da questo catalogo alla fotografia (lotti 72-79), con opere, tra gli altri, di Mario Giacomelli e Gabriele Basilico. Come meritano grande attenzione i tre lotti di Claudio Costa tra i quali lo storico I modelli – La pelle incisa dei Maori del 1974, anno denso di eventi per l’artista. Tra questi l’incontro con l’esploratore-antropologo Thor Heyerdahl che gli permetterà di realizzare il ciclo di opere ispirate ai Maori della Nuova Zelanda a cui questo lavoro, valutato 5-6.000 euro, appartiene.
Nella seconda parte di questa sessione, invece, ad attirare l’attenzione sono lavori storici di Arnulf Rainer (lotto 108), Sandro De Alexandris (lotto 111), Paolo Masi (lotti 117-120) e Giorgio Griffa.
Ma in particolare, al di là di un ricamo di Alighiero Boetti (Le nuove autonomie, 1979, lotto 126) che non può essere trascurato, ci piace segnalare il lotto 125: Impronta 20, lavoro del 1961 di Remo Bianco. Opera che, nonostante il titolo possa sviare, appartiene ai suoi Tableaux Dorés, che costituiscono uno dei cicli più noti dell’artista, oltre che il più duraturo.
Quello proposto, perlatro, è uno degli esempi più classici di questo ciclo iniziato nel 1957, dove lo sfondo bicolore, trattato a olio, su cui sono disposte le foglie d’oro, presenta una parte bianca accostata al rosso primaro. Al lotto 129 troviamo poi un Negativo-Positivo di Bruno Munari datato 1965 e proposto in asta con una valutazione di 26-30.000 euro.
Tra le opere di arte cinetica e programmata molto bello, infine, il lavoro di Victor Vasarely Dombor-P n. 2389 del 1971 (lotto 140, stima: 60-70.000 euro). Mentre qua e là nel catalogo sono da notare camei dedicati alla Transavanguardia con lavori di Sandro Chia e Mimmo Germanà, e opere di Poesia Visiva sia italiane che internazionali come nel caso dell’artista belga Alain Arias-Misson. Insomma una prima sessione d’asta ricca di suggestioni che sicuramente non mancherà d’interessare il collezionista attento.