Daniel Richter (Eutin, Germania, 1962) si afferma negli anni ‘90 nel mondo dell’arte con i suoi dipinti che dal 2000 vedono apparire delle figure intrecciate, rese con colori brillanti. La sua ricerca artistica è una sorta di pittura storica, dove le figure si intrecciano in modi misteriosi, emergendo da sfondi bicromatici. Tra richiami politici e memorie dell’Espressionismo tedesco, le sue opere sfuggono da ogni interpretazione chiara e univoca.
In occasione della 59. Esposizione Internazionale di Arti Visive di Venezia, Richter offre al pubblico fino al 25 settembre, il piacere di ammirare il suo nuovo ciclo pittorico nella mostra Limbo, presso l’Ateneo Veneto. L’esposizione è curata da Eva Meyer-Hermann ed è ospitata nella Scuola Grande di San Fantin, i cui cicli pittorici veneziani sul soffitto e sulle pareti vengono ripresi dall’artista contemporaneo nel chiaroscuro delle sue tele.
Il nuovo ciclo di Daniel Richter non si riesce a collocare sotto termini specifici, non è né astratto né figurativo. Le figure rappresentate sembrano galleggiare nel limbo tra inferno e paradiso; i colori festosi richiamano danze misteriose, che esorcizzano l’orrore e la morte ed attraggono magneticamente lo sguardo dell’osservatore.
Il visitatore si trova in un ambiente surreale: in alto gli affreschi antichi, intorno i colori e le figure in movimento di Richter. Al piano superiore, nella Sala Tommaseo, è possibile ammirare i disegno a inchiostro e collage dell’artista, allestiti circondando delle vetrine dove vi è un vero e proprio archivio di materiali diversi: libri, dischi, quaderni, cartoline. Passato e presente si mescolano come a fornire un’immagine globale della ricerca artistica di Richter.
Nonostante le opere di Daniel Richter siano sul mercato secondario delle aste solo dal 2003, il suo mercato è in netta crescita: dopo il boom nel 2007, quando il suo fatturato ha superato i tre milioni di dollari in un anno, dal 2017 cresce gradualmente, ogni anno di più. Nel 2021 i suoi prezzi in asta sono cresciuti dell’82% e si stima che il valore delle sue opere sia raddoppiato rispetto a dieci anni fa. Una grande crescita, non ripida, ma stabile conferma gli investimenti fatti nelle sue opere.
Nel 2021 ha chiuso l’anno con un fatturato di 2.708.244 $, con sole 24 opere vendute in asta e un tasso di invenduto molto basso, il 17%. Il record d’asta Richter l’ha realizzato nel 2020 con l’opera Tarifa del 2001, venduta a 1.244.163$ da Christie’s a Londra. Richter è infatti apprezzatissimo in Gran Bretagna, dove ottiene più del 50% del suo fatturato, seguito dagli Stati Uniti e dalla sua casa, la Germania, nella quale vende il 20% delle sue opere.
Nelle aste, il suo mercato è molto vario e forse è questa la sua carta vincente: Richter vende opere di diverse fasce di prezzo, dai 100 al milione di euro, confermandosi così apprezzatissimo anche per i collezionisti più piccoli. Infatti, metà delle opere vendute sono meravigliosi dipinti, mentre l’altra metà sono stampe o disegni a inchiostro, molto più accessibili rispetto ai primi.
Daniel Richter è un fenomeno molto contemporaneo, in quanto vende in asta non le opere più vecchie degli anni ‘90, ma quelle più recenti dal 2000 in poi. Sono opere dove il figurativismo prevale, le immagini sono immediatamente comprensive e, spesso, politiche o di denuncia sociale.
Le opere esposte a Venezia nell’Ateneo Veneto, invece, tendono a un astrattismo più carnevalesco, divertente. Vedremo se saranno apprezzate in asta quanto le precedenti, ma per il momento l’invito è quello di recarsi a Venezia e non perdersi questa genuina mostra di Daniel Richter!