Ripartono finalmente le fiere tra speranze e timori, scriveva Nicola Maggi giorni fa, ed ecco tornare in presenza anche Miart, la fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea di Milano, che ha aperto oggi al pubblico e durerà fino al 19 settembre.
Con questa inaugurazione si arriva alla 25ª edizione, la prima diretta da Nicola Ricciardi. Dismantling the silence è il verso del poeta Charles Simić cui siamo invitati ad ispirarci, anche noi visitatori di questa speciale collettiva.
Nelle intenzioni del neodirettore, infatti, la POESIA può essere una valida alleata per smantellare il silenzio, appunto, che aveva avvolto il mondo dell’arte all’inizio della pandemia da Covid19. Un mondo piccolo, ma solitamente molto rumoroso, che fa della socialità e della presenza un imprescindibile elemento del proprio essere.
La poesia ci aiuta ad immaginare similitudini nuove, dove ogni opera d’arte, infatti, è come una stella che dà vita ad un’inedita costellazione che può rischiarare il buio e i tempi bui che abbiamo temuto durante la pandemia, quando abbiamo scritto e letto di gallerie chiuse, di musei deserti e di opere d’arte senza visitatori.
Che la poesia sia imparentata con l’arte è una certezza, che possa essere fonte di ispirazioni per il cambiamento che sta investendo il sistema dell’arte è un augurio e un desiderio.
Dopo i due progetti editoriali And Flowers / Words e Starry Worlds che hanno anticipato e svelato poco alla volta, con le interviste di Nicola Ricciardi e la condivisione delle poesie di alcuni artisti, il profondo connubio tra poesia e arte, ecco finalmente l’apertura dei booths delle 145 gallerie provenienti da 20 nazioni.
Sono in totale 53 le gallerie nella sezione Established Masters curata da Alberto Salvadori e dedicata all’arte storicizzata con opere realizzate prima del 1999.
I nomi di questa sezione sono quelli più gettonati e conosciuti. Ma tra gli artisti di cui leggiamo meno segnaliamo il solo show dell’artista tedesco Jürgen Klauke, innovatore della fotografia messa in scena, presentato da Alessandro Casciaro e le particolarissime opere ibride, tra scultura e pittura, dell’artista israeliano Nahum Tevet presentate dalla Maab Gallery.
D’obbligo il giro tra le 10 gallerie della sezione Decades, curata sempre da Alberto Salvadori, in cui si può esplorare una parte della storia dell’arte del secolo scorso. Dagli anni ‘10 agli anni ‘90 del XX secolo ecco un susseguirsi di esposizioni monografiche o tematiche.
Qui segnaliamo la Galleria Bianconi che ha ricostruito la mostra tenuta dall’artista italiana Fausta Squatriti nel 1982 a Parigi tra cui spiccano le Sculture Nere.
A riportarci nei nostri giorni c’è la sezione Established Contemporary rivolta alle gallerie che presentano le ricerche più contemporanee e qui segnaliamo la Prometeo Gallery con le opere più ‘politiche’ della fiera firmate dall’artista e attivista curda Zhera Dogan e quelle di Filippo Berta che continua la sua ricerca sui confini e sui muri che le nostre società stanno continuando a innalzare.
Nella medesima sezione molto inquietanti sono le creature di Giulia Cenci, sculture che rimandano ad un periodo post-apocalittico, post-pandemico e quasi primitivo presentate da SpazioA.
Per gli appassionati di arte cinetica e ottica una menzione speciale va fatta all’omaggio della galleria Dep Art ai tre artisti Carlos Cruz-Diez , Alberto Biasi, e Wolfram Ullrich.
Sono poche, invece, le opere recenti che sembrano aver subito l’influenza delle tematiche di cui abbiamo parlato molto durante la pandemia: confinamenti, solitudini, routine casalinghe, malattie e morte.
Sembra che la ricerca artistica abbia voluto prescindere dalla pandemia o forse l’impatto della realtà sembra aver superato come spesso accade l’immaginazione.
Nelle nostre solitudini quotidiane, l’arte è una grandiosa eccezione perché davanti alle opere, finalmente e fortunatamente in presenza e magari con la compagnia di qualcuno, vediamo nello stesso momento, la stessa cosa. E così facendo scopriamo la condivisione e rompiamo il silenzio. Buona fiera!