Roma, zona Santa Maria della Pace, ad un passo da Campo dei Fiori. Qui, il 17 gennaio scorso, ha iniziato la sua avventura Montoro12 Contemporary Art, qualcosa di più di una semplice galleria d’arte: uno spazio che si configura come una vera e propria casa per chi ama l’arte, ma non ha una grande dimestichezza con il contemporaneo e che, qui, può trovare tutti gli strumenti per comprenderla e amarla. Non solo. Montoro12 ha anche il pregio di lavorare con giovani artisti italiani, come Alia Scalvini, terzo posto al Terna Prize del 2009, o Alessandro Procaccioli, affiancandoli a nomi di livello internazionale, come il fotografo americano Milton Gendel o Dennis Oppenheim. Padrona di casa, Ursula Hawlitschka, titolare della cattedra di Storia dell’Arte presso la American University of Rome, che dopo aver diretto due importanti gallerie a New York e Roma, ha dato vita a questo nuovo progetto assieme al suo compagno.
Nicola Maggi: La vostra galleria ha un’impostazione molto particolare, che propone un approccio creativo alla fruizione dell’arte. Un modo per abbattere le barriere che spesso si frappongono tra il pubblico e l’arte contemporanea. Con quali modalità cercate di annullare i gap interpretativi che l’arte contemporanea propone?
Ursula Hawlitschka: «Pensiamo che l’arte contemporanea, specialmente in Italia, date le sue tradizioni classiche, debba essere affrontata e offerta al pubblico con una maggiore semplicità. Non siamo d’accordo con chi ritiene che meno si capisce di un’opera e più essa assume un valore artistico, cerchiamo anche di offrire ai collezionisti e agli appassionati un confronto con gli artisti per avvicinare più persone possibili ai concetti dell’arte contemporanea stessa».
N.M.: Un’altra barriera che separa l’arte contemporanea dal suo possibile acquirente è, molto spesso, il prezzo. Che politica adottate su questo fronte?
U.H.: «Per quanto riguarda i nostri giovani artisti cerchiamo di mantenere i prezzi ad un livello tale, almeno inizialmente, che consenta l’avvicinarsi alle opere anche a nuovi potenziali collezionisti. Purtroppo la situazione economica del nostro paese fa sì che i prezzi delle opere di tanti validissimi artisti italiani non siano assolutamente allineati a quelli del mercato internazionale».
N.M.: Montoro12, tra le altre cose, può vantare una vera e propria collezione permanente d’arte contemporanea. Come è nata e a quale scopo?
U.H.: «E’ più che altro la galleria che è nata dalla passione del mio compagno e mia per l’arte contemporanea, io sono anche storica dell’arte contemporanea, siamo nati collezionisti e poi ci siamo evoluti (o forse involuti?)».
N.M.: Nella vostra galleria proponete sia importanti artisti nazionali ed internazionali che giovani talenti. Volendo trovare un trait d’union tra di loro, quali caratteristiche li legano?
U.H.: «La passione che vediamo nei giovani artisti, la ricerca di nuovi linguaggi, tutte cose che si sono sempre potute notare negli artisti, nazionali ed internazionali, che prima o poi hanno lasciato un segno nella storia dell’arte».
N.M.: Tra gli artisti che seguite ce ne sono anche tre, italiani, molto giovani. In che rapporto vi ponete con il loro processo creativo e la loro crescita artistica e professionale?
U.H.: «Questa è una bella domanda. Fin dall’inizio abbiamo pensato che valesse la pena di investire su alcuni giovani artisti, altrimenti avremmo assunto la figura di mercanti, che proprio non ci piace. Pensiamo che, offrendo a questi giovani una visibilità data dalle mostre personali, dai cataloghi, dalle fiere alle quali partecipiamo, ci sia la possibilità di farli crescere sia sotto il profilo artistico che sotto quello economico».
N.M.: Il 2014 si avvicina. Che progetti avete per il futuro?
U.H.: «Tanti, forse troppi, non sarà forse possibile realizzarli tutti. Inizieremo l’anno nuovo con ArteFiera a Bologna, poi ci sarà un ciclo di mostre curate da Guglielmo Gigliotti dal titolo Mont’oro, che vedranno tra gli altri Gregorio Botta, Bruna Esposito e Pietro Fortuna, infine stiamo pensando di aprire una sede anche all’estero, dove i nostri artisti, siano essi giovani o già conosciuti, devono assolutamente affermarsi».
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