In attesa che prenda il via l’edizione 2022 di ArtCity Bologna, diamo uno sguardo alle proposte più interessanti dei palinsesti delle gallerie d’arte italiane. Iniziamo da Milano, dove la Galleria 10 A.M. ART ospita, fino al 27 maggio, la bellissima personale di Esther Stocker: Ritorno alla razionalità.
Una mostra, quella curata da Angel Moya Garcia, che vede l’artista interrogarsi sulla necessità di ritornare a una certa forma di razionalità che può emergere, scevra da evasioni forzate o strumentalizzate, solo da una comunità di persone che ragionano e che individuano i reciproci errori, come sostiene lo psicologo cognitivo Steven Pinker, attraverso una ricerca costante e un impegno cospicuo verso l’obiettività, la neutralità e la verità.
In quest’ottica, la mostra presentata negli spazi della Galleria 10 A.M. ART si configura attraverso un’installazione ambientale al piano principale e una serie di dipinti e sculture nel piano inferiore in cui una successione di elementi di disturbo e interferenze sfidano e interrogano i limiti dell’ordine, della regolarità percettiva e della responsabilità di ogni singolo individuo all’interno di una
collettività.
Sempre a Milano, la Galleria Asian Art di Renzo Freschi a fine mese (25 maggio) inaugurerà la nuova personale di Teresa Maresca: Il Kimono d’Oro dell’Imperatore. La mostra, volutamente allestita presso un importante spazio d’arte orientale, deve il suo titolo al piccolo libro d’artista realizzato dalla Maresca che fa da filo conduttore e da trait-d’union tra questa nuova fase creativa dell’artista e la galleria in cui oggi espone. Al centro dell’indagine rimane la riflessione sul rapporto Uomo e Natura, che questa volta si concentra su una poetica più intima e riservata, ispirata al mondo orientale, ai suoi materiali, alla sua narrativa evocativa e cangiante.
A Castelfranco Veneto, invece, nella bellissima dimora settecentesca Ca’Amata, la Galleria Allegra Ravizza, in collaborazione con la Galleria Gio’ Marconi, ha allestito la mostra Louise Nevelson – Black Secret Wall che percorre un tragitto verso la comprensione della poetica della Nevelson con una preziosa selezione di collage dagli anni Cinquanta fino agli anni Ottanta e una grande opera – Black Secret Wall appunto – che porta con sé la storia di chi l’ha creata, di chi l’ha venduta e di chi poi l’ha accolta per quasi mezzo secolo.
In un’altra dimora storica, il Castello di Montanaro a San Giorgio Piacentino, in provincia di Piacenza è possibile visitare La dimora del Cielo, personale dell’artista giapponese Kaori Miyayama. In mostra circa una trentina di opere che accendono lo spazio del maniero connettendo l’interno con l’esterno; lo spazio architettonico un tempo abitato con il respiro della natura attigua. Miyayama conduce il cielo, le nuvole, le radici e le fronde degli alberi tra queste antiche mura in procinto di rinascere per dare forma al vuoto, esplorando quel territorio ambiguo in cui gli opposti si incontrano nell’invisibile.
A Pistoia la Galleria ME Vannucci presenta, invece, l’interessante collettiva Due (s)oggetti non possono occupare il medesimo spazio, che ricorre ai linguaggi della scultura, della pittura e della fotografia intendendo dimostrare come, a prescindere da tutto, l’opera d’arte sia sempre un oggetto fisico. Le opere dei sette artisti coinvolti in questa mostra – Aron Demetz, Igor Eskinja, Paolo Grassino, Giorgio Griffa, Jacopo Mazzonelli, Giovanni Termini e Marco Tirelli – occupano così, di peso e con forza, lo spazio espositivo della galleria partendo dall’assunto che, come scriveva Stanislas Fumet, «In arte, l’oggetto è tutto, è vero, ma non si oppone per nulla al soggetto; più spesso, al contrario, lo provoca. […] L’oggetto è lo scopo autentico che l’artista persegue. È l’oggetto che, con il suo essere elevato o infimo, determina, di conseguenza, il livello dell’opera».
Ancora in Toscana, ma questa volta a Pietrasanta, la Galleria Giovanni Bonelli presenta, fino al 22 maggio, Anàstasi. Turbamenti, immersioni, attese, rinascite, mostra premio di Arteam Cup 2020 che vede protagoniste quattro artiste individuate dalla Giuria come Menzioni Speciali: Armida Gandini, Silvia Inselvini, Camilla Marinoni, Miriam Montani.
L’esposizione, a cura di Marina Dacci, Matteo Galbiati, Leonardo Regano, Livia Savorelli, Nadia Stefanel e Raffaele Quattrone, si configura come un dialogo a quattro voci – basato su concetti quali memoria, traccia, reiterazione, relazione, ferita – sviluppato in quattro stadi/passaggi, comuni alle rispettive ricerche, sviluppato a partire da un’interpretazione aconfessionale del termine Anàstasi, intesa come individuale resurrezione umana.
Spostandoci ora a San Gimignano, in provincia di Siena, la Galleria Continua propone, invece, Body Space Time, una nuova personale dell’artista inglese di fama internazionale Antony Gormley. Questa mostra a San Gimignano rappresenta un nuovo tassello nell’indagine di una vita di Gormley sul corpo come luogo e sulla strutturazione dello spazio. Pur basandosi sull’esperienza soggettiva dell’artista, le opere in mostra chiamano in causa i corpi degli spettatori e i loro movimenti all’interno della galleria.
In concomitanza con la personale di Gormley, la Galleria ospita anche Distancia interna una mostra dell’artista cubano Alejandro Campins – che raccoglie un gruppo di dipinti e disegni risultato di un viaggio compiuto dall’artista attraverso alcune regioni del Tibet al fine di documentare i monasteri distrutti dalla Rivoluzione Culturale Cinese – e Tectonic Shift, Spostamento Tettonico, dell’artista egiziano Moataz Nasr il quale presenta sia opere iconiche che nuove produzioni..
A Napoli, infine, la Shazar Gallery presenta, fino al 4 giugno prossimo, 76 52 22 90 Le forme dei sogni tornano a mare, la prima personale in galleria di Anna Raimondo. L’evento, a cura di Andrea Anastasio, mette in mostra sei sculture sonore presentate in anteprima all’Hangar Bicocca di Milano e in attesa di proseguire il proprio tour a Shangai nel mese di luglio e a Seul a novembre.
Dopo aver raccolto diversi sogni legati al mare, tratti da racconti di persone di orizzonti culturali e geografici molto diversi, l’artista ha chiesto d’interpretarne i possibili e molteplici significati allo psicologo Emanuele Ferrigno e alla sensitiva napoletana Gina Piscitelli, esperta nella numerologia tradizionale napoletana della Smorfia, che associa un numero ad ogni oggetto o valore sognato.
Accettando d’intraprendere una deriva speculativa di senso, le loro voci, registrate in luoghi e tempi diversi, s’incontrano in un’alternanza di registri, linguaggi e codici, che ricostruiscono ogni sogno in un universo organico. Ai loro contributi sonori, Anna Raimondo associa la realizzazione di un amuleto che intreccia, in un segno, la magia del mondo onirico, l’immensità e la polivalenza simbolica e semantica del mare e l’incontro di universi, con l’approccio psicoanalitico e la veggenza. Parallelamente l’artista, una volta giocati al Lotto i numeri evocati dalla veggente, usa le schedine ed interviene sulle stesse. Attraverso questo gesto lo spazio onirico e quello pubblico confluiscono nel contesto espositivo.