Parte da Verona il nostro Speciale Estate 2023 dedicato agli eventi d’arte da vedere nei prossimi mesi. Qui, infatti, Studio La Città propone un interessante trittico di mostre che sarà visitabile fino al 23 settembre. Jacob Hashimoto, con la personale Noise, presenta per la prima volta un’intera raccolta di 34 opere su tela. Non saranno aquiloni monocromi a invadere lo spazio, né opere a parete con aquiloni colorati da collages multiformi. Questa volta Hashimoto lavora sulla tela, il suo lavoro è pura pittura. Una mostra innovativa da guardare con occhi attenti.
Affreschi e collezioni botaniche è, invece il titolo della personale di Vincenzo Castella dove l’artista si muove con lo stesso rigore tra gli affreschi rinascimentali e le collezioni botaniche: per il suo occhio e l’obiettivo fotografico infatti i due ambiti sono assolutamente paritetici. Infine, A Requiem in Progress di Lucas Reiner, artista che dipinge alberi da 23 anni perché ha trovato in loro un soggetto di grande versatilità, il cui studio riesce ad esprimere un’infinita varietà di sensazioni. In mostra un ciclo di lavori ispirato dalla perdita di un caro amico nella primavera del 2019: l’artista Lawrence Carroll.
Da Verona a Venezia, dove Marignana Arte propone, fino alla fin di luglio, Metamorfosi. Percorsi oltre la forma: un nuovo progetto allestito nello spazio principale della galleria che mette in relazione i lavori di quattro artisti rappresentati (fuse*, Yojiro Imasaka, Silvia Infranco, Giulio Malinverni) che si confrontano sul tema della metamorfosi.
Mentre Yojiro Imasaka cerca di fissare l’immagine di una natura ancora preservata dalle violente trasformazioni indotte dalla tecnica umana, i fuse* pongono la tecnica come strumento d’analisi e di espressione estetica delle continue trasformazioni della realtà.
Il problema della tecnica in relazione alla metamorfosi è anche al centro della ricerca di Giulio Malinverni, che riflettendo sulla relazione tra luce e materia nel fare pittorico, mostra la dimensione onirica del divenire, un tipo di trasformazione che dalla realtà dei sensi si rivolge alle infinite possibilità dell’immaginazione.
I lavori di Silvia Infranco, nei quali l’uso della cera “travalica il tempo” o “sospende e preserva” una superficie dal proprio vissuto, si situano esattamente tra i due poli del discorso, mostrando al tempo stesso l’ineluttabile movimento che trasforma il reale e lo sforzo artistico di fissare e proteggere l’elemento materiale dal suo divenire.
A Milano, invece, Vistamare presenta Faux, la prima mostra personale in Italia di Maria Loboda. La mostra prende spunto dall’interesse dell’artista per il “falso” inteso nella forma di eleganti finte finiture e dell’imitazione. Loboda ha realizzato sette nuove sculture e una serie di pitture murali correlate, con cui esplora il concetto di imitazione. Loboda trasforma lo spazio, creando un giardino contorto e pieno di ambiguità, fatto di sculture e pitture murali. In questo giardino non si distingue quello che è reale da quello che è finto, quello che è pericoloso da quello che è allettante.
Sempre a Milano, Renata Fabbri presenta, fino al 16 settembre, due mostre curate da Giovanna Manzotti. Negli spazi della galleria, al piano terra, la mostra Grappling with Gestures, the Gaze Wanders espone il lavoro di due artisti: Gizela Mickiewicz (Złotów, Polonia, 1984) e Alessandro Teoldi (Milano, 1987). Il progetto riunisce una selezione di opere preesistenti e di nuove produzioni, nell’intenzione di mettere a confronto per la prima volta le pratiche dei due artisti i quali, attraverso l’uso di linguaggi e vocabolari visivi eterogenei, indagano i concetti di intimità, memoria, ricordo e tensione corporea, scivolando tra approcci figurativi e astratti.
Nella project room, al piano interrato, viene invece presentata la prima mostra in Italia dell’artista tedesca Sarah Fripon (Zeitz, 1989), Fine, Thank You: una serie di nuovi dipinti sono messi in dialogo con elementi scultorei che l’artista ha realizzato confrontandosi con le peculiarità del contesto espositivo. Attingendo ad un archivio di immagini digitali, screenshot, foto stock, narrazioni pubblicitarie ed immaginari iconici che vengono citati, combinati e rielaborati secondo libere “catene di associazioni visive”, la pratica pittorica di Fripon restituisce i paradossi di una contemporaneità in crisi.
A Cernobbio, sul Lago di Como, la Piero Atchugarry Gallery presenta la mostra Unveiled: Cutting Wrapping Carving Straining, con circa 20 opere firmate Lucio Fontana, Christo e Jeanne-Claude, Pablo Atchugarry e Arcangelo Sassolino. Tutti artisti legati da una simile fascinazione per la materialità dei mezzi scelti e quanto essi offrono per esplorare la forma, lo spazio e la percezione. Grandi artisti diversi tra loro di cui la mostra di Cernobbio racconta affinità e intersezioni che si connettono nel tempo e nello spazio.
La Galleria Cardelli&Fontana di Sarzana ospita, invece, Febbre, la nuova personale di Beatrice Meoni in cui l’artista presenta la sua recente produzione; un corpus di lavori che hanno come filo conduttore il fenomeno del tarantismo, che nell’intersezionalità dei suoi significati le dà la possibilità di sfiorare e percorrere una trama intricata di legami con la natura, con gli insetti, con i corpi, con la magia, con i riti collettivi, con le tradizioni popolari e con la danza. Si tratta di opere che segnano in modo più netto quella graduale evoluzione che sta investendo la sua pratica.
Passando per Roma, merita una sosta mezzo staccato (romantic gestures), la prima mostra personale di Ian Waelder nella Project Room della galleria Rolando Anselmi. La storia autobiografica e le vicende famigliari sono immaginari da cui l’artista attinge ripetutamente nella propria pratica. The Pianist, ad esempio, ruota attorno alla storia di suo nonno, pianista di famiglia ebrea, che nel 1939 fu costretto a scappare dalla Germania. Attraverso la tecnica della serigrafia, sulla tela sono rappresentate immagini estrapolate dal manuale d’uso dell’Opel Olympia, l’auto che ha aiutato Federico Waelder ad attraversare il confine.
I riferimenti all’Opel Olympia sono frequenti nell’opera di Ian Waelder e in questo ciclo di lavori, specificamente concepito per lo spazio di galleria, è stato stampato l’ingrandimento dei ritagli delle mani che nel manuale originale indicavano come riparare o preservare la macchina. I loro movimenti riecheggiano quelli di un pianista: l’astrazione dei gesti e l’introduzione di macchie complicano la comprensione della scena, così come a volte i ricordi arrivano appena sfocati e frutto di una memoria travagliata.
Spostandoci a Sud, la Galleria Tiziana Di Caro di Napoli ospita, nel periodo estivo, la mostra collettiva intitolata La tecnica del pensiero, con opere di Vincenzo Agnetti, Carl Andre, Tomaso Binga, Henry Chopin, Betty Danon, Maria Adele Del Vecchio, Amelia Etlinger, Teresa Gargiulo e Maurizio Nannucci.
La mostra indaga una certa produzione artistica relativa all’utilizzo di supporti meccanici e tecnologici, al fine di rappresentare assunti poetici, con particolare attenzione alla produzione con la macchina da scrivere. Questa idea che fa riferimento al medium, è comunque indissolubilmente legata alla sperimentazione sul linguaggio che è presente in diversi ambiti ancora prima che si teorizzassero le coordinate della “poesia concreta” e della “poesia visiva”.
Passando, adesso, dalle mostre in galleria a quelle all’aperto, ci offre l’opportunità di un stupendo giro d’Italia la nuova edizione di Una Boccata d’Arte, il progetto d’arte contemporanea promosso da Fondazione Elpis in collaborazione con Galleria Continua e con la partecipazione di Threes che si svolge, fino al 24 settembre, in 20 borghi di tutta Italia, uno per ogni regione, che accolgono 20 artiste e artisti italiani e internazionali di età, formazione e pratiche differenti.
Per l’intera estate è possibile scoprire mostre, progetti e installazioni site specific in luoghi inaspettati, realizzati da artiste e artisti affermati ed emergenti provenienti, oltre che dall’Italia, da Brasile, Cipro, Costa d’Avorio, Germania, Iran, Israele, Lettonia, Palestina, Regno Unito. Ciascun artista, entrando in relazione con la storia del borgo e con i suoi abitanti, convogliando le peculiarità del luogo e la propria ricerca personale, realizza un intervento inedito, composto talvolta da più opere diffuse.
Per la quarta edizione, gli artisti invitati sono:
NORD ITALIA – Stefanie Egedy a Fénis (AO) in Valle d’Aosta, a cura di Threes; Invernomuto a Vermogno – frazione di Zubiena (BI) in Piemonte, a cura di Threes; Leonardo Meoni a Castelvecchio di Rocca Barbena (SV) in Liguria; Jacopo Benassi a Gardone Riviera (BS) in Lombardia, a cura di Threes; Benjamin Jones a Pieve Tesino (TN) in Trentino-Alto Adige; Diego Perrone a Costozza – frazione di Longare (VI) in Veneto; Judith Hopf a Aquileia in Friuli-Venezia Giulia; Raghad Saqfalhait a Travo (PC) in Emilia-Romagna.
CENTRO ITALIA – Theodoulos Polyviou a Fosdinovo (MS) in Toscana; Mattia Pajè a Toscolano – frazione di Avigliano Umbro (TR) in Umbria; Margherita Raso a Petritoli (FM) nelle Marche; Laetitia KY a Rocca Sinibalda (RI) nel Lazio.
SUD ITALIA – Simone Carraro a Pietracamela (TE) in Abruzzo; Diego Miguel Mirabella ad Agnone (IS) in Molise; Serena Vestrucci a Cetara (SA) in Campania; Evita Vasiļjeva a Maruggio (TA) in Puglia; Arianna Pace a Rivello (PZ) in Basilicata; Mohsen Baghernejad Moghanjooghi a Santa Severina (KR) in Calabria; Ella Littwitz a Pollina (PA) in Sicilia; Raffaela Naldi Rossano a Belvì (NU) in Sardegna.
Giunge, infine, alla sua undicesima edizione Ragusa Foto Festival che dal 20 luglio al 27 agosto 2023 si tiene a Ibla, uno dei borghi più belli d’Italia. La manifestazione diretta da Stefania Paxhia, fondatrice e ideatrice del festival, e Claudio Composti, direttore artistico, ha il suo cuore pulsante nelle 9 mostre monografiche allestite nelle magnifiche sale di Palazzo Cosentini e dedicate a Federica Belli, Ruben Brulat, Alessandra Calò, Mari Katayama, Davide Monteleone, Lisa Sorgini, Andrea Camiolo, Giulia Gatti e Sara Grimaldi.
Mostra a cielo aperto, invece, per Julia Krahn che espone all’esterno di San Vincenzo Ferreri nel Giardino Ibleo tre gigantografie dedicate alle donne “magiche”, tra sacro e profano, della serie “3MM”. Torna poi per la terza edizione uno dei progetti più cari al Ragusa Foto Festival, il racconto fotografico dei Presidi di Caritas Italiana.
Protagonista di quest’anno è il Presidio di Foggia con un’iniziativa sperimentale, realizzata in collaborazione con la Caritas diocesana di Foggia, il supporto di Perimetro, piattaforma internazionale di fotografia, di New Old Camera di Milano e grazie all’impegno di due fotografi professionisti Arianna Arcara e Alessandro Zuek Simonetti che hanno diretto il workshop offrendo nuove competenze ai giovani lavoratori selezionati.
Infine, completa il programma del Ragusa Foto Festival un fitto programma di appuntamenti – letture portfolio, talk, workshop –, alla presenza di numerosi ospiti di spicco del mondo della fotografia, della cultura e della società civile, provenienti dall’Italia e dal mondo.