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#farvivere: a un passo da Rembrandt. L’operazione Night Watch e l’arte di conservare

del

Se si dovesse proprio trovare una qualche nota positiva ai lockdown attraversati durante la pandemia da COVID-19, nel breve elenco potremmo segnare un titoletto con su scritto: “vera e propria implementazione creativa dell’uso del digitale nei musei”.

Pochissime sono, infatti, le istituzioni culturali che ne sono rimaste fuori. Abbiamo assistito dal divano di casa a tour virtuali di mostre, collezioni ed eventi culturali in ogni parte del mondo con un click.

Se per qualche istituto culturale è stata una prima timida sperimentazione, espressione del desiderio di rimanere in contatto con il pubblico, per altri è stato un navigare in acque conosciute. (Leggi anche -> Sistema dell’arte  e svolta digitale:  non si vive di solo “engagement”)

L’esigenza di trovare una strategia comunicativa al fine di condividere le proprie collezioni al di fuori delle collezioni stesse, renderle accessibili alla maggior parte delle persone attraverso contenuti e programmi differenziati, non è una novità.

Un museo che approfondisce da anni le strategie di comunicazione offerte dal digitale è l’olandese Rijksmuseum di Amsterdam.

Numeri a spanne parlano che sia riuscito a raggiungere centinaia di migliaia di persone nel momento in cui erano chiusi o parzialmente aperti a differenza dei circa 3 milioni del 2019.

«Stiamo per sconvolgere il mondo della conservazione dei dipinti e per fare cose che non sono mai state tentate prima nel mondo della scienza della conservazione dei beni culturali», dichiarò in una intervista Robert van Langh, conservatore al Rijksmuseum. Era l’8 luglio 2019 e l’operazione Night Watch entrava nel vivo. La loro è un’esperienza che viene da lontano.

Già dal 2017 con Snapguide, un sito web o applicazione per dispositivi mobili che offre 9 video tour del museo girati da famosi artisti e influencer olandesi (rapper, YouTuber, comici), troviamo il Rijksmuseum sui social media.

Nel 2018 con canali come RijksTube e RijksCreative cavalcano la popolarità e l’immediatezza del canale YouTube per intrattenere e educare.

Seguono i nuovi Rijksmuseum from Home, una serie di contributi di esperti lanciato proprio nel momento in cui i musei chiudevano i battenti; Rijksmuseum Unlocked dove venivano condivise varie storie della collezione dall’interno del museo; i tour Masterpieces Up Close che mette il pubblico faccia a faccia con alcune opere più popolari; i tour personalizzati, quelli dal vivo su TikTok ed anche ed infine le cacce al tesoro.

I nuovi modi di comunicare con i visitatori sono innegabilmente al centro del lavoro di ricerca e marketing del Rijksmuseum da un po’. Tra le loro priorità i collegamenti e le connessioni convincenti tra le collezioni e le vite dei loro visitatori. Siano essi reali o virtuali al Rijksmuseum non fa troppa differenza.

Un lavoro che tradizionalmente si esplica in tour, laboratori creativi, segnaletica, pubblicazioni, oggi viene tradotto attraverso le connessioni nella sfera digitale senza ingombranti app dedicate ma tendenzialmente attraverso la navigazione da smartphone direttamente sul sito del museo e sui social media.

Un esserci come risorsa, sempre e per tutti. Un desiderio di estendere la consapevolezza del patrimonio culturale in modo universale che coinvolge ed educa tramite ottimi contenuti, veicolati da una rilevante strategia di social media marketing.

Ma Rijksmuseum è stato soprattutto il protagonista di una delle operazioni di conservazione più importanti degli ultimi anni. L’operazione Night Watch, appunto. Iniziata nel 2018 con una campagna di comunicazione che intendeva sensibilizzare il pubblico intorno allo stato conservativo di una delle opere d’arte più importanti, iconiche del Rijksmuseum e che appassionano maggiormente il pubblico olandese e non: la Ronda di Notte di Rembrandt.

L’obiettivo dell’operazione Night Watch era, ed è tutt’ora, la conservazione a lungo termine del dipinto. Quindi non un’operazione tradizionale di esposizione post restauro bensì un iter ben programmato di azioni virtuose capaci di catturare interesse, rendere accessibili i contenuti, coinvolgere trasversalmente una vasta platea di esperti (e in ricaduta utenti) provenienti da diversi settori, condividere risorse, fidelizzare il pubblico e ovviamente restaurare nel migliore dei modi il dipinto senza però privare le collezioni dell’opera di maggior richiamo del museo.

Alla campagna di comunicazione viene affiancata una raccolta fondi tutt’ora aperta e nel luglio del 2019 l’avvio definitivo dell’operazione.

Night Watch ha permesso l’utilizzo delle più recenti e avanzate tecniche di ricerca, scienza, digital imaging, informatica e intelligenza artificiale al fine di comprendere lo stato conservativo del dipinto.

Il risultato della ricerca è un piano di trattamento che costituisce la base per il restauro del dipinto e per la sua futura conservazione.

Il tutto, svolto in una camera di vetro appositamente progettata in modo che il pubblico in visita e a casa potesse comunque osservare l’opera e seguire le varie fasi dell’operazione Night Watch da vicino.

Interventi di vari esperti hanno reso l’impresa un racconto coinvolgente e plurale. Un’operazione conservativa che raccoglie oggi ottimi risultati, ma che mette anche le basi ad un modus operandi da osservare, studiare e replicare e ad una consapevolezza che negli anni genera interesse, valore, condivisione e tutela del patrimonio. L’arte della conservazione è costruzione d’identità.

«Un museo pieno di sorprese. Ammira i capolavori olandesi del passato per creare una nuova visione del presente», troviamo scritto in apertura del sito del museo. Lunga vita alla Ronda di Notte di Rembrandt Harmenszoon van Rijn.

Qualche dettaglio tecnico: il dipinto senza cornice e posizionato su un cavalletto appositamente progettato permane in visita in una camera di vetro ultra-trasparente progettata dall’architetto francese Jean Michel Wilmotte in sala.

Due piattaforme elevatrici permetteranno di studiare l’intera tela, che misura 379,5 cm di altezza e 454,5 cm di larghezza. Scansioni a fluorescenza a raggi X macro (macro-XRF) e imaging iperspettrale vengono utilizzate per determinare con precisione la condizione del dipinto, esaminare le crepe e le fessure, mentre i pigmenti sono esaminati a livello nanometrico utilizzando laser hi-tech. 12.500 fotografie scattate in risoluzione di 5.430 dpi. Un gruppo di ricerca composto da più di 20 scienziati, conservatori, curatori e fotografi del Rijksmuseum.

Alice Lombardelli
Alice Lombardelli
Laureata in Storia dell'arte al Corso di Conservazione dei beni culturali dell'Università di Urbino, specializzata in didattica e divulgazione dei beni culturali, esperta in politiche culturali, lavora nel campo della valorizzazione.
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