Rivedere la Direttiva Iva (2006/112/CE), finalizzata all’applicazione di aliquote Iva ridotte anche al commercio di opere d’arte, per dare ossigeno alla ripresa economica di un settore gravemente colpito dalla pandemia. E’ questa la proposta del ministro della Cultura tedesco Monika Grütters che il 18 maggio scorso è stata presentata per la prima volta all’ordine del giorno del Consiglio dell’Unione europea.
Proposta salutata con gioia dall’Associazione Nazionale Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea (ANGAMC) che adesso chiede al ministro Dario Franceschini di sostenerla in sede europea.
«Come ANGAMC – ha sottolineato, infatti, il presidente Mauro Stefanini nella lettera inviata al ministro Franceschini lo scorso 20 maggio – riteniamo che la concretizzazione della proposta tedesca costituirebbe finalmente un supporto tangibile al settore culturale e creativo, più volte annunciato a livello europeo».
«L’applicazione di aliquote Iva ridotte per il commercio dell’arte – si legge ancora nella missiva di Stefanini al Ministro della Cultura – sarebbe infatti uno strumento di supporto utile per tutti gli attori del mondo dell’arte, in tutti gli Stati Membri. Finalmente, l’Unione Europea compierebbe uno sforzo per rafforzare il proprio mercato dell’arte, che attualmente è schiacciato tra quello statunitense e cinese, che guidano il settore con rispettivamente il 42% e il 28% della quota di mercato (l’Italia è sotto l’1%!)».
«Inoltre – conclude il Presidente dell’ANGAMC – la riduzione dell’Iva sarebbe un utile strumento di politica culturale, che anche in passato ha contribuito a dare fiato all’ingegno e alla creatività del mondo della cultura e a rendere accessibile l’arte a un vasto pubblico».
Un’aliquota Iva ridotta comporterebbe, infatti, vantaggi per tutta la filiera dell’arte: artisti e creativi, intermediari, agenzie, editori e gallerie. Ne beneficerebbero i privati, che spesso si assumono grandi rischi economici per supportare un artista, così come evidenti sarebbero i benefici per i galleristi e i musei, che potrebbero ampliare le loro collezioni e contribuire alla pubblica fruizione dell’arte, presente e futura.
Con la riduzione dell’aliquota Iva, le gallerie d’arte potrebbero porre parziale rimedio alle difficoltà che stanno vivendo. Nei prossimi anni, infatti, si stima che il 45% delle gallerie italiane possa essere costretto a chiudere o andare all’estero, soffocate dal fisco, dalla burocrazia e dalla concorrenza impari dei competitor stranieri.
«Per ogni galleria d’arte che chiude, scrive in una nota il consiglio direttivo dell’ANGAMC, facendosi portavoce delle oltre 200 gallerie d’arte associate, si toglie una possibilità di crescita per gli artisti italiani, che vedono a rischio il proprio sostentamento e la propria professione. Sono infatti le gallerie a scoprire gli artisti e a investire nel loro posizionamento sul mercato, e sono le gallerie a resistere all’Amazon-izzazione del commercio dell’arte, e a valorizzare l’arte, anziché consumarla».